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L’Albergo al Lago, l’emblema del Laceno!

13.08.2012, Articolo di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2012 – Anno VI, n.3)

L’ostello costruito lassù, a strapiombo sul lago, su quel suolo un tempo sacro al popolo bagnolese, è l’emblema del Laceno. È stato il simbolo del progresso turistico a partire dagli anni ‘50, è oggi l’icona di una località alla ricerca di una propria identità.

Adesso che si profila un recupero dell’antica struttura, un tempo luogo di culto, il cui ripristino si attende da circa un trentennio, si spera coincida con un nuovo rilancio turistico del Laceno.

Costruito agli inizi degli anni  ‘50 su un’antica cappella dedicata al S.S. Salvatore, l’albergo scatenò roventi polemiche fra le varie forze politiche presenti all’interno del paese. Fu voluto fortemente da Tommaso  Aulisa sindaco del tempo e dalla sua giunta di sinistra, che intendeva cosi sviluppare la località per fini turistici.

A nulla valsero le istanze della minoranza che si opponeva alla realizzazione dell’opera, adducendo come motivazione la profanazione di un luogo sacro e la soppressione di un rifugio per i pastori.

Il risultato di quella contesa è ancora visibile, il progetto del grande albergo vide la luce e al contempo si risolsero i problemi ad esso collegati, dislocando la chiesa sull’altro versante del lago e destinando il casone a rifugio per i pastori. Il grande albergo sul lago fu soltanto il primo di una serie di interventi mirati allo sviluppo turistico dell’altopiano Laceno.

La sorte ha voluto però che l’edificio sia stato utilizzato come struttura ricettiva soltanto per circa un ventennio. Danneggiato infatti dal terremoto del 23 novembre 1980, fu in seguito abbandonato senza essere più ristrutturato e le varie amministrazioni che si sono susseguite nel tempo, ognuna a  modo suo, hanno provato a risolvere la questione con il risultato  di generare soltanto polemiche, le ultime in ordine di tempo quando l’attuale amministrazione ha tentato di dare seguito ad un progetto che prevedeva la completa ristrutturazione della struttura.

Le problematiche che hanno rallentato la ricostruzione dell’albergo comunque sono state tante nel tempo. Basti ricordare, per quanto raccontatoci da persone più anziane, che l’albergo al momento del terremoto del 1980 era in fitto a dei forestieri. Dopo il terremoto l’amministrazione del tempo, oberata dai tanti problemi post sisma, non si attivò subito per la ricostruzione per cui subentrarono gli affittuari. Questi presentarono, ed ebbero approvato e finanziato, un progetto di ricostruzione fuori sito che prevedeva quindi l’abbattimento dell’edificio e la sua ricostruzione di fronte alla “Lucciola” dall’altra parte della strada, dove furono realizzate anche le fondazioni (ancora esistenti e interrate). Solo che i titolari del contributo, incassato l’acconto, fallirono e l’albergo fu inserito erroneamente nei beni del fallimento per essere messo all’asta. Il Comune stava addirittura in quel periodo perdendo l’edificio che veniva considerato di proprietà dei titolari del contributo. Ce ne volle di tempo e di impegno, per problemi burocratici e giudiziari, per recuperare al Comune la proprietà dell’albergo e di queste problematiche si occupò agli inizi degli anni ‘90 l’amministrazione guidata all’epoca da  Tobia Chieffo.

Il progetto attuale, anche esso frutto di un elaborato delle precedenti amministrazioni, prevede il recupero della primitiva struttura e l’abbattimento di tutte le aggiunte apportate agli inizi degli anni ’50. Fra i tanti progetti realizzati è sicuramente il migliore in quanto prevede di riportare alla luce l’originaria struttura ottocentesca, eliminando tutte quei supplementi che in pratica  hanno trasformato un’accogliente rifugio montano in un ecomostro, il primo di una lunga serie costruiti sul Laceno, ma che a differenza dell’albergo al lago non hanno lo stesso impatto ambientale, perché costruiti sul piano e nella maggioranza dei casi nascosti fra i boschi di faggio.

Nell’attesa che quello che oggi è soltanto sulla carta diventi realtà e nella speranza che non si impieghino altri trent’anni, alcuni interrogativi però sorgono e riguardano non la realizzazione dell’opera in sé ma la destinazione d’uso che a lavori ultimati verrà data all’immobile.

Riportare alla luce l’antica cappella del S.S. Salvatore o destinare la struttura ai fini turistici?

C’è da premettere che la sottostante grotta di San Guglielmo ha una storia particolare che merita di essere recuperata, riportata alla luce e a conoscenza dei tanti turisti che affollano il Laceno. Un’alternativa sarebbe quella di riedificare la chiesetta sul poggio e di attrezzare tutta l’area circostante per l’utilizzo turistico-religioso, realizzando un polo, un’isola da inserire nel circuito religioso con Materdomini, Montevergine, Goleto e le strutture religiose del paese; in questo caso ci sarebbe l’anomalia di avere due chiese nel raggio di poche centinaia di metri. L’idea del polo con due chiese può per certi versi considerarsi impegnativa, anche se è di difficile attuazione, ma la realtà ci dimostra che l’attuale  chiesetta di santanesta, da sola, sull’altra sponda del lago oggi non attrae certo flussi turistici.

Oltretutto, in quanto al  ripristino dell’originaria cappella, ormai non si può tornare indietro, di quel luogo un tempo sacro resta davvero ben poco e ripristinarla sarebbe un inutile e brutto falso storico,   l’ultimo di una lunga serie presenti  a Bagnoli e non sembra opportuno  aggiungere un altro pezzo alla collezione.

L’attuale struttura non è inoltre nemmeno ideale per la costruzione di un albergo, figurarsi la nuova le cui dimensioni saranno ancora minori, praticamente si recupererebbe poco o niente.

Un’ alternativa molto suggestiva,  sarebbe quella di realizzare all’interno della struttura, una volta completati i lavori, un museo, un esposizione permanente  sulla storia del Laceno d’Oro e dei suoi protagonisti, ricordando in particolare Pier Paolo Pasolini , Camillo Marino e perché no anche Tommaso Aulisa, le vere anime del “successo” del Laceno. Attualmente però l’unica certezza che si ha al riguardo è che con la ristrutturazione del manufatto e le ridotte dimensioni del nuovo edificio non sarà possibile destinarlo a “ospitare” una struttura ricettiva, su quel poggio non rivedremo più l’albergo e sinceramente non ne sentiremo la mancanza.

                                                                                                       

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