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Petrolio in Irpinia – Crepe nel ‘fronte del no’, Ofanto contro Picentini

06-12-2012, Ottopagine

MONTELLA E’ CON BAGNOLI. Pressing per deliberare l’opposizione

Dal sindaco di Montella, Ferruccio Capone, a quello di Bagnoli Aniello Chieffo, il no secco ad ogni ipotesi di sfruttamento di un eventuale giacimento petrolifero nel sottosuolo della provincia di Avellino è stato messo per iscritto nell’ultimo caso, sta per essere deliberato nel primo.

I massicci investimenti accordati a sostegno del turismo, che si accompagnano ai tanti progetti (finanziati o in attesa dei fondi) proposti dagli enti locali per queste zone rendono improponibile e improbabile un ‘baratto’ con l’industria del petrolio.

Per questi amministratori locali appare poco conveniente rischiare l’opportunità di uno sviluppo sostenibile a lungo termine (con previste ricadute locali a favore dei giovani e delle imprese del posto), per fare spazio al ‘downstream degli idrocarburi’, che invece proporrebbe una ricca impiantistica ‘impattante’, con scarso indotto occupazionale e produttivo, in una zona che non offre tecnici o manovalanza specializzata in questo settore.

Al momento possibilisti appaiono i rappresentanti istituzionali dei territori industriali ubicati lungo l’Ofantina (come Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi o Morra De Sanctis) . Costoro non chiudono le porte a possibili investimenti, almeno fino a quando non sarà stata accertata l’entità dei giacimenti presenti e i rischi connessi alle attività per estrarli (dal punto di vista ecologico, sismico e sanitario). Anche per questa ragione, la adunata organizzata dal Comitato per il 22 dicembre a Villamaina, dove sono attesi esperti universitari nel campo della sismica, della geologia e delle medicina, ma anche un rappresentante della società impegnata nelle ricerche, la Italmin Exploration, potrebbe rivelarsi il momento della ‘conta’.

BATTAGLIA SUL PIANO PASSERA.

Nel frattempo sale la tensione intorno al piano del ministro Corrado Passera, che punta a raddoppiare la produzione entro il 2030, trivellando numerosi nuovi pozzi e attingendo alle riserve stimate nel sottosuolo. Esaurita la fase di consultazione nazionale sulla ‘strategia energetica’, il governo potrebbe rendere esecutiva la politica energetica proposta dal ministro a tutti gli effetti di legge entro la fine dell’anno, centralizzando i poteri autorizzatori delle attività di ricerche, perforazioni esplorative e coltivazione degli idrocarburi, che oggi richiedono valutazioni di impatto e incidenza distinte e progressive, previa consultazione delle autonomie locali e delle strutture ministeriali decentrate di tutela. Contro questa prospettiva si è schierata ieri Legambiente, che ha attaccato la linea del ministro, descrivendola come ostile alla green economy e alla filiera delle rinnovabili. Legambiente chiede di bloccare il finanziamento delle fonti fossili (stimato in 9 miliardi di euro l’anno), sollecitando con un dossier lo spostamento di parte di queste risorse sugli incentivi per le fonti rinnovabili.

«È incredibile che nella Strategia energetica nazionale proposta dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera il tema dei sussidi alle fonti fossili sia completamente ignorato», spiegano. «Eppure un Paese importatore di petrolio, carbone e gas come l’Italia avrebbe tutto l’interesse a cambiare modello energetico riducendo consumi e importazioni». Al governo Monti Legambiente ha chiesto di «mutare direzione nelle politiche in materia di energia e cambiamenti climatici, cancellando i nuovi sussidi previsti per le vecchie centrali a olio combustibile, bloccando il via libera alle trivellazioni per petrolio e gas».

                                                                                                       

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