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Popolo della Libertà … o Popolo della Dittatura

di  Domenico avv. Di Giovanni

(Articolo tratto da “Fuori dalla rete”, agosto 2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39″ di Bagnoli Irpino il 21.08.2010)

Assistiamo in questi giorni d’estate ad una forte diatriba politica che va avanti da tempo, ma che da ultimo ha raggiunto l’apice del dissapore, per poi sfociare addirittura nell’allontanamento dal partito di coloro che dissentono dalle posizioni di chi comanda. Il tutto in perfetto stile bulgaro, tanto per non sentire la nostalgia del passato. Avrete capito perfettamente che mi riferisco a quanto sta accadendo nel Popolo della Libertà.

Ebbene, mai come in questi giorni sono ritornato ad assaporare quell’orgoglio di essere di destra che per troppo tempo ho dovuto occultare in nome di una non meglio specificata strategia di coalizione. Ci dicevano… va bene avete ragione, ma bisogna votare altrimenti vincono gli altri… e con questa cantilena, ascoltata per anni, ci siamo ritrovati senza un partito e senza una identità. Oggi finalmente, Gianfranco Fini, dopo anni vissuti forse da qualche altra parte è ritornato tra di noi. Ciò nonostante, continua ad essere e sarà sempre il mio Presidente, colui che ci ha insegnato che la politica è passione e servizio ai cittadini, colui che ci ha insegnato i valori della legalità e del rispetto per le istituzioni. Insomma, in poche parole, colui nel quale il sottoscritto si rivede politicamente. Il popolo della Libertà è una innaturale commistione di uomini che sono diversi per storia e cultura politica, e come tale non potrà che essere un clamoroso fallimento.

Chi viene dalla cultura di destra, di Alleanza Nazionale o ancor prima dal Movimento Sociale Italiano, non può accettare di far parte di un partito nel quale esiste uno che comanda e mille altri che eseguono senza battere ciglio, altrimenti si viene messi alla porta, o peggio alla gogna mediatica per fatti che nulla hanno a che vedere con la vita politica di una persona. La destra e tutt’altro e chi ne ha fatto parte non può accettare certi sistemi. Insomma, altro che popolo della libertà sembra il popolo della dittatura. Gianfranco Fini, ad oggi è uno dei pochi politici, nonostante la sua quasi trentennale carriera di parlamentare, a non essere stato mai sfiorato da alcuna vicenda giudiziaria per fatti riguardanti il mandato conferitogli dai cittadini. Può sembrare poco, ma invece è tanto considerato che nel corso di questo trentennio abbiamo assistito a grandi scandali di male affare che hanno coinvolto la vita politica del paese. Insomma nulla a che vedere con chi esce da un Tribunale ed entra in un altro. Il Popolo della Libertà è esattamente la copia di Forza Italia, un partito dove più si era mediocri è più si aveva la possibilità di diventare dirigente o addirittura il Presidente. Basti pensare alla rappresentanza avuta per anni in questa Provincia, gli stessi che oggi rappresentano il PDL. Gente che a stento è capace di dire quattro parole correttamente in italiano. Non a caso queste persone, che oggi occupano posti di potere ai massimi livelli in questa Provincia, dopo essere stati per anni all’opposizione, pur riuscendo a diventare maggioranza sono rimasti ad essere governati dagli stessi che li amministravano quando erano opposizione. Questa volta senza neppure fare lo sforzo di candidarsi e quindi di essere eletti. Proprio l’opposto della democrazia. Insomma come disse il Buon Peppino De Filippo…. “e……ho detto tutto”.

Siamo finiti nelle mani di veri dilettanti allo sbaraglio. Se è vero come è vero che ogni mondo è paese anche Bagnoli non fa eccezione. Esiste un partito fantasma, dove dopo avere svolto delle libere elezioni, dalle quali scaturì un comitato direttivo, qualcuno che neanche era iscritto ritornò in loco dicendo che le stesse non erano valide e che tutto andava rifatto. Insomma anche qui si assiste allo stesso avvilente spettacolo del resto D’Italia, con la grande differenza che in questo piccolo borgo si sono anticipati i tempi di tali frizioni, atteso che già nel 2001 vi erano grandi difficoltà a far convivere i militanti di AN e FI. Mi verrebbe da dire che lungimiranza, avesse chiesto a qualcuno di noi, forse Fini non si sarebbe trovato in queste condizioni. A parte le battute, oggi finalmente riesco a capire come mai il centro destra da queste parti non riusciva mai a vincere.

Ebbene si, non era solo merito degli altri, ma soprattutto era demerito nostro per anni abbiamo accettato di essere rappresentati da gente che al massimo poteva ramazzare la sezione e che invece aveva posti di comando e di responsabilità, gente che spesso veniva da altri partiti, ove non gli era stato concesso nulla, mentre in mezzo a noi riusciva ad accedere facilmente a posti di prestigio. Tutto questo ha fatto si che ancora oggi siamo al guinzaglio di coloro che dicevano di essere alternativi alla destra e che mai nella loro vita avessero potuto riconoscersi nella politica di destra. Tutto ciò fà veramente specie, ma quello che fa ancora più specie e vedere amici e commilitoni, che con grande facilità rinnegano il passato, la loro appartenenza, giungendo addirittura ad inveire verbalmente contro chi difende la propria identità, e la propria coerenza politica. Quella stessa coerenza, che nell’ultima tornata amministrativa mi ha spinto senza indugio alcuno ad appoggiare con tutte le mie forze una compagine nella quale non mi rivedevo per storia e cultura politica, ma che era l’unica tra quelle in competizione, che potesse coltivare quella mia speranza di chiudere nettamente con un modo di fare politica che avevo sempre combattuto e che per un motivo o l’altro non ero riuscito a sconfiggere. Vorrei in ultima analisi rivolgermi a quanti ancora credono nella destra, in quella vera, intesa come insieme di valori in cui credere, affinchè si possa ricreare quella solidità e comunanza che ci ha contraddistinto per anni come unici oppositori ad un modo di fare politica che mai avremmo potuto accettare e che oggi ci viene riproposto in altra salsa, ma sempre con lo stesso sapore, quello della beffa per chi per anni ha creduto che qualcosa potesse essere diverso.

                                                                                                       

1 Commento »

  • Davide Passannanti scrive:

    Caro Domenico,
    il tuo ragionamento non fa una piega. Anch’io come te credo che sia necessario cambiar rotta.
    Le mie motivazione sono diverse e nascono da un’analisi di alcuni comportamenti. La LEGA NORD ha iniziato ad alzare la cresta, non ultima è l’affermazione di Bossi :”se uno prova a tagliare la provincia di Bergamo scoppia la guerra civile”. Oppure vogliamo dire della riqualificazione di alcuni finanziamenti per il sud destinati a sopperire le multe per il mancato rispetto delle quote latte? Sempre Lega Nord… per la serie sono tutti finocchi con il culo degli altri. Fatto sta che appena una voce fuori dal coro si fa sentire, se non ritorna subito nei ranghi sono cavoli amari! è cos’è questa una dittatura? Al di là degli accadimenti nazionali quello che crea in me un profondo disagio è che fino ad ora, da quando ho la possibilità di votare alla provincia e alla regione, non ho mai messo una x sul simbolo del PDL. E tanti come me non l’hanno fatto. Ricordo le prime riunioni di partito dove c’era tanta voglia di fare e tanto entusiasmo, spento poi da incomprensibili giochi di potere che hanno dato vita al solito sistema clientelare. L’accordo UCD -PDL delle elezioni provinciali ci ha spiazzato un pò tutti. Ma nonostante tutto siamo andati avanti. Poi però con le elezioni regionali c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Un nome per tutti, Nicola Cosentino. Su di lui pesano come macigni accuse quali concorso esterno in associazione mafiosa e associazionismo segreto i.e.P3. Gente della giunta Bassolino ora è nella giunta di Caldoro. L’orologio è sempre preciso quando è l’ora di calare le brache per una squallida poltrona!!!
    E ancora poi gli attacchi a Roberto Saviano,la manifestazione di Roma dove alcuni coglioni hanno usato l’immagine di Paolo Borsellino su una carta da poker. Sono tutti eventi che devono far riflettere. La vogliamo chiamare questione morale o dare un altro nome ma la realtà dei fatti è che alla fine nulla è cambiato. La squadra è la stessa, sono solo cambiate le magliette dei giocatori!!!

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