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Intervista al prof. Aniello Russo, autore del libro “Irpinia Magica”

09.07.2013, di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2013, Anno VII, n.3)

Di solito prima di parlare dell’ opera, la prima domanda la dedico sempre  all’autore, chiedendogli in concreto  di raccontarsi ai lettori. La  risposta del prof. Aniello Russo è stata sorprendente: “Un docente di Latino e Greco in pensione, un narratore del realismo magico; uno che sognava di cambiare il mondo. Concretamente, un irpino di Bagnoli.” Sintetico, essenziale, in due parole è riuscito a raccontare la sua esistenza.

Per non essere da meno non vi tediamo con inutili presentazioni, il Prof Aniello Russo non né ha bisogno, la sua fama di scrittore è nota in tutta la provincia.  Vi lasciamo leggere questa interessante intervista e cogliamo l’occasione per ringraziarlo ancora della disponibilità.

Irpinia Magica è la sua ultima “fatica” letteraria, però prima di parlare del libro soffermiamoci un attimo sull’autore: chi è Aniello Russo?

“Un docente di Latino e Greco in pensione, un narratore del realismo magico; uno che sognava di cambiare il mondo. Concretamente, un irpino di Bagnoli.”

Dall’autore all’opera, Irpinia Magica è la sua ultima opera letteraria ci racconti un po’ il libro?

“Il libro narra la dimensione magica del vivere quotidiano dei nostri nonni. Esso copre l’arco di vita del tempo della civiltà rurale: dalla nascita alla fanciullezza, alla giovinezza, alla vecchiaia, alla morte; il racconto si avvale di testimonianze e credenze che hanno una connotazione magica.”

Irpinia Magica è solo l’ultima di una lunga serie di pubblicazioni, fra i tanti libri pubblicati ce n’é uno a cui è legato particolarmente?

“La dozzina di libri pubblicati costituisce la summa della cultura popolare degli Irpini, rappresentata dal patrimonio cantato e non cantato. Arduo indicare una preferenza; forse Fiabe e favole d’Irpinia perché documenta più compitamente la grande civiltà dei nostri antenati. Il più diffuso (consultato presso le Università di Napoli, di Padova e di Heidelberg in Germania) è Grammatica del dialetto irpino, che è alla III edizione. Il più ambizioso è Il seme del sole, edito da Simone (NA), che ha riscosso un discreto successo in Italia; con oltre cento racconti il libro documenta l’erotismo delle classi più umili, dove il comico nasce da situazioni che palesano l’ignoranza del sesso nel campagnolo e nel montanaro.”

Da circa trent’anni dedica parte del suo tempo allo studio della cultura popolare irpina, quando e come è nata questa passione?

“Forse dall’esame universitario di glottologia (Napoli, 1965); per il docente raccolsi 500 termini del dialetto di Bagnoli nel campo dell’agricoltura. E poi, la nostalgia per un mondo che finiva e che io non avevo compiutamente vissuto; forse perché a poco più di dieci anni fui strappato dalla strada per l’avventura degli studi lontano dal mio paese.”

Nel corso delle sue ricerche ha visitato tutta l’Irpinia e intervistato centinaia di persone. Com’ è l’Irpinia e la sua gente? Ha qualche aneddoto in particolare da raccontarci?

“Già da adolescente seguivo mio padre commerciante in paesi che mi apparivano assai diversi da Bagnoli, per i costumi e per la parlata; e ne riportavo le impressioni nei miei diari. La ricerca poi mi ha indotto a ritenere gli Irpini, tolte le differenze vernacolari, un unico popolo che più a lungo ha conservato, grazie alla posizione geografica, un patrimonio culturale straordinario.

Di aneddoti potrei raccontarne tanti. Ecco, mi viene a mente un’anziana di Quaglietta, zia Ermelinda. Quando mi disse che aveva 77 anni, io gliene augurai altri cento. Raggelante la sua risposta: “Noni, coru r’ zia, vogliu murì crai matina” Ritornato a Quaglietta di lì a poco, seppi che si era lasciata morire.

La fama di scrittore ormai si è estende a tutta la provincia, ma a Bagnoli quali riscontri ha avuto, i suoi concittadini apprezzano il suo lavoro?

“Io ho scritto perché non muoia per sempre il nostro patrimonio di trasmissione orale; pochi in verità mi hanno sostenuto, forse perché la cultura popolare è ritenuta di secondo ordine, quando invece è una cultura altra, parallela a quella ufficiale; dalla grande cultura orale hanno attinto a piene mani scrittori e poeti: da Dante a Boccaccio, a Basile, a Verga, tanto per citarne alcuni.

Consentimi una parentesi: Bagnoli ha conosciuto nel secolo scorso un risveglio culturale, grazie ad autori come T. Aulisa (storico e poeta in vernacolo) e F. Rogata (poeta in lingua); e più di recente per merito di L. Arciuolo, narratore e poeta della II generazione. Oggi c’è un nutrito gruppo di giovani (III generazione) che si cimenta nella poesia, nella prosa, nel giornalismo, consentendo di nutrire la speranza che si rinnovi la stagione del Rinascimento bagnolese tra Seicento e Settecento.

Che tipo di scrittore è Aniello Russo e in quali momenti in particolare preferisce scrivere?

La mia scrittura è una riproposta letteraria della cultura dell’oralità, senza discostarmi dal sentire popolare. Al lettore attento non può sfuggire tra le righe la mia presenza partecipata, i miei umori, le mie emozioni. Non ci sono momenti particolari per comporre. Spesso mi capita di svegliarmi in piena notte e di colpo mi si presenta la soluzione di un intreccio narrativo; mi alzo e corro al computer. Quando ho finito, mi ricorico e riprendo a dormire.

Passiamo dallo scrittore al lettore, Aniello Russo quali generi letterari preferisce? Quali sono i suoi autori preferiti?

Ho letto e rileggo tuttora i classici latini e greci, la narrativa italiana e straniera, il teatro (De Filippo, Pirandello), la poesia (Ungaretti, Quasimodo, Scotellaro; per la poesia dialettale: Belli, Di Giacomo, e tra gli irpini, Martiniello). Gli autori su cui mi sono formato sono soprattutto i narratori del neorealismo (Pavese, Pratolini, Silone, Pasolini ecc.).

Oggi la conosciamo come uno dei maggiori scrittori irpini  ma in passato oltre alla letteratura ha dedicato parte del suo tempo anche alla politica. Ci racconti un po’ quell’epoca , che ricordi ha di quel periodo?

Sono stato all’amministrazione comunale (1975-1988) due volte come assessore e una volta in minoranza. Ho ricoperto la carica di Consigliere Provinciale per due legislature (1980-1990). Ogni esperienza è valida, anche se non sempre gratificante. L’esperienza politica, come pure la mia attività di letterato impegnato, ha avuto una ricaduta positiva nel mio insegnamento di materie antiche, portando una ventata di nuovo e di vitale tra le ragnatele del passato.

Un ultima domanda, ritornando nel campo letterario ha progetti per il futuro? Ci può dare qualche anticipazione?

“Mentre portavo a termine Irpinia magica, ho messo in cantiere due altri lavori: una raccolta di poesie in dialetto; e un romanzo. Ma fino a quando mi sosterrà l’ottimismo di narrare?”

                                                                                                       

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