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Intervista a Gerardo Stabile presidente del Consorzio Bagnoli-Laceno

17.07.2013, di Federico Lenzi (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2013, Anno VII, n.3)

Laceno: il punto  di vista di chi ci lavora.

Parlando del Laceno non potevamo non ascoltare anche la voce di chi ci lavora e di chi vive quotidianamente la sua realtà. Per questo motivo abbiamo deciso d’intervistare il presidente del “Consorzio Laceno” che riunisce i vari operatori del settore turistico. Il turismo già da lavoro a queste famiglie, ma se valorizzato al meglio Laceno può realmente dare lavoro a tanta altra gente.

Per il rilancio oltre al lavoro delle istituzioni c’è bisogno anche di una stretta cooperazione tra i vari operatori turistici. Anche se avessimo tutti gli attrattori turistici previsti dal progetto PIST (lago, nuove piste, grotte) senza una buona organizzazione tra il Comune e i privati non si andrebbe da nessuna parte! In fondo anche i piccoli e grandi eventi uniti alle escursioni portano molti visitatori sull’altopiano, come ad esempio: il Giro d’Italia. Mi permetto di difendere questo evento che è costato soltanto alcune migliaia di euro grazie agli sponsor e ai fondi europei, regionali e provinciali e ha fatto una gran pubblicità alla località oltre a regalare un’indimenticabile giornata ai noi bagnolesi; tuttavia c’è chi si ostina a dire che sia stato pagato unicamente con fondi comunali che potevano essere spesi in un altro modo. Stranamente a Bagnoli ci si lamenta sia quando non si fa nulla per il rilancio dell’altopiano e sia quando si organizza un grande evento come questo…

Come e perché è nato il consorzio?

Era giusto che una località del genere avesse un consorzio per riunire i vari operatori. L’iniziativa è partita circa venti anni fa in previsione di bandi futuri con l’aiuto di Tommaso Aulisa e dell’ingegner Giannoni. L’unione ci permette di fare marketing e promozione. Mediante l’ufficio turistico siamo in contatto a trecentosessanta gradi con l’intera comunità:dal comune ai produttori.

Cosa fate e cosa avete fatto finora?

Con la fusione di tre o quattro anni fa ci siamo uniti al “Centro Commerciale Naturale”, ovvero alle piccole attività commerciali in paese. Collaboriamo con l’assessorato al turismo alla promozione del luogo e all’organizzazione degli eventi, partecipiamo alle borse e promuoviamo vari corsi. All’ultimo in collaborazione con “Irpinia Trekking” hanno partecipato ben otto bagnolesi. Padre Agnello a un incontro con sei comuni ci ha ringraziato pubblicamente in quanto solo noi potremmo far turismo al complesso di S:Francesco e nell’intero comprensorio.

Quali sono i problemi e le difficoltà che avvertite lavorando in questa zona? Cosa manca alla località?

Più che alla località, dobbiamo parlare di che manca alle persone: la cultura turistica. Già c’è tanto dobbiamo solo organizzare tutto al meglio. Il consorzio vuol confrontarsi con l’intera comunità. Siamo molto lenti, ma potremmo migliorare se ognuno ci mettesse più pazienza e più partecipazione. Solitamente quando organizziamo un evento arriviamo sempre in ritardo: dovremmo già fare e pubblicare il programma invernale 2013/2014, ma dobbiamo ancora fare il “Laceno Estate 2013”. Manca un efficace comunicazione degli eventi! Serve un consorzio sempre più forte, in modo che sia in grado d’imporsi e farsi rispettare dalle amministrazioni locali. Sono venti anni che chiediamo sempre le stesse cose. Chi governa non può temporeggiare,ciò danneggia il commercio e le nostre attività. La critica se costruttiva è buona: ci aiuta a crescere. Noi,tutti insieme,dobbiamo fare tanta comunicazione. Se non c’è cooperazione e non ci sono obbiettivi fissi da raggiungere non si va da nessuna parte. Bagnoli aveva tanto:ora è crollata la produzione castanicola e i cinghiali danneggiano quella del tartufo, ma il turismo può ancora dare tanto lavoro al paese, crediamoci! Facciamo un pullman e andiamo tutti a Roccaraso a vedere ciò che ci manca e ciò che abbiamo, dopodichè diamoci da fare tutti insieme.

Come sono andate le ultime stagioni invernali ed estive?

Non male, essendo anche il presidente di “federalberghi provinciale”. Il nostro periodo invernale non teme il confronto con quello della penisola sorrentina in quanto ad affluenza,specialmente nei week-end. Non avendo una programmazione siamo molto limitati, ma essendoci l’effetto boomerang molti turisti a causa della crisi invece di salire al Nord preferiscono fare la settimana bianca da noi. I pugliesi sono molto oculati nelle spese e a Laceno ne arrivano veramente tanti, ci preferiscono alle altre località a loro più vicine.

Al giorno d’oggi gran parte delle prenotazioni sono online, perché su questo a Laceno siamo molto indietro?

Abbiamo dei collaboratori che ci hanno aiutato per il sito dove diamo informazioni, ma per poter programmare le prenotazioni (ad esempio su booking.com) dovremmo garantire l’apertura tutto l’anno. Essere sempre aperti ci risulta impossibile a causa degli alti costi di gestione, riusciamo ad aprire nei week-end e nei periodi in cui la scuola è chiusa. Col tempo possiamo mettere sul sito del consorzio le prenotazioni ondine, ma è molto difficile.

Inoltre, in molte famose località sciistiche vengono offerti economici pacchetti tutto incluso (soggiorno, ski-pass, attrezzatura, navetta) ed è presente uno staff d’animazione (un tempo alcuni hotel sul Laceno l’avevano), come mai attualmente tutto ciò manca?

Il pacchetto in alcune occasioni c’è stato, come nell’evento UISP, non è difficile. Il problema è sempre la cultura turistica, è difficile far capire che questo è un servizio semplificativo. Io potrei anche concretizzarlo da solo un pacchetto volendo, ma far capire, concretizzare, mettere sul tavolo la questione è una cosa molto difficile. Al territorio serve formazione. Ad esempio in questi giorni ho firmato cinque bandi enogastronomici importanti che sono orientati alla formazione. Dovremmo ritornare tutti a scuola per imparare come si fa turismo oggi.

Come giustificate la pessima reputazione di alcune delle strutture alberghiere più blasonate della piana su “Trip Advisor”?

Allora non è legge ciò che dicono loro, a noi interesserebbe un marchio di qualità per garantire un target minimo in tutte le strutture del complesso. Il comprensorio è nato negli anni settanta, è semplice parlare in piazza bisogna andare oltre, andare in banca e vedere quale sia il rischio per un albergatore per investire nel turismo. Si è fatta una campagna elettorale basata sui problemi del Laceno,  abbiamo anche proposto un nostro documento ai due candidati. Il nostro turismo è ambientale, artistico e enogastronomico; ciò ci collega ai produttori e a trecentosessanta gradi all’intero paese. Chi deve ammodernare le strutture ora sta con un piede fuori e uno dentro. Nel 2008 ho investito un milione, ma ora non investirei neanche un centesimo. Se grazie all’amministrazione si riesce a creare l’equilibrio, il rispetto tra le parti, la formazione e il rilancio della zona (noi lo chiediamo da sempre) saremmo pronti a reinvestire. Al momento non ci sarà sviluppo per il Laceno.

Molti si chiedono perché non uniate le forze per organizzare eventi onde attrarre turisti, addirittura si dice che la forte concorrenza sia un vostro punto debole. Cosa risponde?

I nostri concorrenti sono Campitello Matese, Roccaraso, il Terminillo e la Sila. Gli eventi sono belli, ma devono essere compatibili con il territorio: non possiamo fare a Laceno trenta concerti a causa dell’effetto eco nella piana che produce inquinamento ambientale. Certo una volta o due si può fare, ma noi dobbiamo puntare sull’escursionismo. I costi di gestione che ci affossano sono gli invernali, sul periodo estivo possiamo fare moltissimo di più. Diciamo che su questo punto per qualche anno ci siamo fermati. A Laceno si può fare tanto con i cavalli: climaticamente è il posto ideale per loro.  L’ippoterapia è nata da noi, ma non l’abbiamo saputa valorizzare. Stessa cosa dicasi per il parco avventura che avevamo al Covone quindici anni fa, questa cosa ora si fa ovunque. Si dice che la Bit di Milano sia inutile, invece è una grande pubblicità come il “Giro d’Italia”. Tra qualche giorno aprirà il borgo di Castelvetere, eppure la nostra Giudecca non ha nulla di meno! Almeno le escursioni dopo vari finanziamenti da quest’anno saranno autonome.

Nessuno gradisce gli escrementi dei bovini davanti ad alcuni ristoranti o lungo il circuito, com’è il vostro rapporto di convivenza con gli allevatori?

Buono, anzi ottimo e se non era così era un problema serio. Almeno da quindici anni dialogo con loro, ma non è facile. Loro giustamente dicono che avevano degli spazi che ora non hanno più, perché noi ce ne siamo appropriati a causa delle nostre esigenze imprenditoriali. Dobbiamo riequilibrare la situazione: se a loro serve qualcosa noi siamo disponibili a dargliela e altrettanto loro nei nostri confronti. Questo lo dimostra il fatto che gli incontri avvengono spesso negli alberghi e spesso anche loro ci hanno ospitato sotto qualche albero. Bisogna tornare sulle problematiche di entrambi, poi potremmo anche collaborare grazie al turismo enogastronomico. I prodotti caseari di origine  bovina e ovina sono una nostra eccellenza. Ricordo che da bambino si accompagnavano le persone all’”Acernese” a far vedere come si faceva il latte, si potrebbe rifare.

Molti si lamentano dei prezzi decisamente alti in gran parte delle strutture e preferiscono recarsi in altre località più economiche (Campitello Matese).

C’è un gran ventaglio di menù turistici, si parte da qualcosa al di sotto dei dieci euro. Mi preoccupo di alzare non i prezzi, ma la qualità. Noi vendiamo la pensione completa dai trentacinque euro al giorno ai settanta (cento a capodanno) e penso che non sia costoso. Invito spesso i colleghi albergatori nell’accontentare le richieste dei visitatori,nel seguire i gruppi: è questa la nostra logica. Per stabilire i prezzi ci confrontiamo con i tariffari dei nostri concorrenti, ma dobbiamo anche tener conto della programmazione e della fascia. Più che abbassare i prezzi credo sia meglio dare qualcosa in più.

                                                                                                       

1 Commento »

  • Lucarchitec scrive:

    Vi prego non prendete ad esempio Roccaraso o Campitello Matese.

    Roccaraso è una località squallida dove il cemento fa da padrone, una località che di montano non ha assolutamente nulla, ma se vai in un ristorante oltre a fregarti la 100€ ti servono carne e prodotti ipercongelati e su questo Bagnoli/Laceno non ha proprio nulla da imparare. L’unico punto a suo favore (a parte la nomea che ormai ha sviluppato che le è bastevole al richiamo turistico) è il comprensorio sciistico, che con un buon sviluppo e collaborazione con il comune, non ci vuole tanto a fare nemmeno qui.

    Campitello Matese è una località morta, in cui gli impianti quest’anno sono stati più chiusi che aperti, ricevendo anche parecchie querele per skipass pagati ma impianti chiusi. Quindi non si pone nemmeno il problema. La società di gestione è anche in fallimento se volete saperlo.

    L’esempio da dover imitare è il Trentino, il Veneto, il Piemonte che offrono comprensori turistici degni di questo nome e non per forza incentrati sullo sci.

    Per quanto riguarda le attività ricettive meglio stendere un velo pietoso. Gli alberghi sono vecchi, sia in stile che in gestione (Poche sono le eccezioni). Camere che andavano bene nel dopoguerra, bagni obsoleti e cura per i particolari ZERO. E’ vero la cucina è buona ma non si vive di solo quello.

    Gli alberghi di montagna dovrebbero avere servizi dedicati, tavernetta, sauna, piscina coperta, palestra…volendo alcune di queste cose possono essere fatte con un piccolo investimento, invece di “sfruttare la vacca finchè è grassa”.

    Ho sentito di gente che non ha trovato il copriwater nel bagno della camera d’albergo o ha trovato i riscaldamenti spenti a gennaio in hotel….ma dove vogliamo andare? ma secondo voi questa gente ritorna?

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