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Ferrovia Irpina: il futuro nel passato

03.05.2014, Rubrica InfoIrpinia, di Francesco Celli (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2014, Anno VIII, n.2)

Diceva Montanelli che “chi non conosce il proprio passato, non saprà mai nulla del proprio presente”. Allo stesso modo, se ti trovi solo nel deserto e non consideri la posizione del sole per orientare il tuo cammino, non avrai nessuna possibilità di salvarti: sarai destinato a girare a vuoto fino a morire.

Bisogna partire da queste due considerazioni che tanto sembrano lontane dal discorso dei trasporti, tanto sono incredibilmente vicine. Parallele come i binari, tanto per restare in tema.

L’Avellino-Rocchetta, promossa da un Irpino chiamato Francesco De Sanctis, all’epoca già più lungimirante dei miseri politici di oggi, ha rappresentato per noi Irpini la possibilità di viaggiare, di scoprire, di crescere: di diventare protagonisti della nostra storia e della storia d’Italia. Inaugurata il 27 ottobre 1895, è una tratta ferroviaria di 119 km, stesso numero dei comuni della nostra provincia, che attraversa tutta l’Irpinia e che in passato ci collegava alla Basilicata, alla Puglia, a Roma, a Milano. Oggi non c’è più niente su quei binari, oltre a erba, rovi, alberi e rimpianti.

Questo scempio accade perché l’assessore regionale ai trasporti, dal 12/12/2010, ha deciso di “sospenderla”. Ennesima beffa anche nel termine usato: se si sospende la nutrizione di un uomo, questo morirà e non rimarrà miracolosamente in vita fin quando la stessa “sospensione” avrà fine. Vale lo stesso, purtroppo, per una tratta ferroviaria (con tanto di sepoltura già avviata).

Torniamo alla citazione iniziale: se si conosce la storia (e la geografia) dell’Irpinia non è possibile pensare di eliminare una tratta (l’unica che avevamo) che tanto sacrificio è costato ai nostri padri, nonni e bisnonni. Se si viene a sapere che sono più di 40 anni che non si investe sul ferro, avendo deciso di spostare tutti i soldi sulla gomma (dove ci sono speculazioni e clientele da mantenere), non viene più da dire “Vabbè ma il treno non lo prendeva più nessuno”: quel treno oggi poteva essere un mezzo di trasporto all’avanguardia, invece si è preferito farlo morire. Se si calcola che il costo per tenere aperta la nostra tratta è irrisorio a livello regionale (soli 80 mila euro, a fronte dei numerosi milioni che vanno ai pullman), non ci si fa più abbindolare da chi ci dice: “Costava troppo”. Se si considera il territorio Irpino, dove spesso nevica, sarebbe da rivalutare un mezzo di trasporto pubblico che viaggerebbe comunque, evitando le paralisi (vedi febbraio 2012). Se si pensa al successo turistico che questo treno avrebbe potuto riscuotere, transitando infatti per tantissimi borghi Irpini e valorizzando così i nostri paesaggi, la nostra cultura, i nostri prodotti, viene da piangere. Senza considerare che il treno poteva essere elettrificato; che si sarebbe potuto creare un trasporto combinato ferro/gomma; che le merci è meglio spostarle su ferro, invece di finanziare la camorra su gomma; che dall’Alta Irpinia al capoluogo non ci sono collegamenti pubblici già da dopo pranzo; inoltre che sono state istallati km e km di fibre ottiche (investimento milionario) e che adesso stanno marcendo.

Ora ripensiamo al secondo esempio citato all’inizio. Se si sa dove andare e quindi che idea di futuro inseguire, non si dirottano tutti i fondi pubblici su un mezzo di trasporto come l’autobus che: inquina molto di più, è più pericoloso, impiega molto più tempo di percorrenza, è più soggetto a ritardi (traffico, strada ghiacciata, strade tortuose), costa e consuma molto di più.

Se qualche politico in Regione avesse letto la nostra storia, visitato il nostro territorio, ma soprattutto avesse avuto le mani slegate da interessi, oggi avremmo avuto un treno più moderno, più veloce, più economico rispetto ai pullman, magari elettrificato, che ci collegava meglio ad Avellino, Salerno, Napoli, Benevento ed all’Italia intera. Avremmo avuto più turismo, più soluzioni di viaggio, più libertà e più poesia. Ma questo a chi vuoi dirlo? A chi è la causa di ciò?

                                                                                                       

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