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“FATE TARDI”… ventitrè novembre duemilaquattordici

26.11.2014, Articolo di Federico Lenzi

Fate tardi, fate tardi ad arrivare ai problemi che intanto Dio è morto… certo ci han detto che tra tre giorni risorge… ma vai a vedere tu che il governo non ci ha messo anche Dio in busta paga? Eh già, scusate, ma con i post-sisma che corrono succede l’indicibile in quel d’Irpinia! Tranquilli fate tardi, andate con comodo che ormai è già troppo tardi. “Fate presto” così titolava il “Mattino” la mattina del 26/11/1980 per sollecitare l’invio dei soccorsi in Irpinia. Oggi a distanza di trentaquattro anni verrebbe da dire “fate tardi”, perché stiamo soltanto perdendo tempo e in questa terra è emigrata anche la speranza. Secondo la più consolidata abitudine ogni anno vanno in onda sui media e sui social-network le stesse immagini, le stesse frasi fatte, la stessa retorica e la stessa indignazione di cera. Cosa è diventato ormai quest’anniversario? Una farsa istituzionale dove si pronunciano due parole per l’occasione e si presenzia alle pubbliche cerimonie tanto per salvare l’apparenza. Tutto questo avrebbe un significato se tutti gli importanti e scottanti temi, trattati nella giornata del ventitré novembre, non vedrebbero la luce e la morte nell’arco di quelle sole ventiquattro ore. Le tematiche e le problematiche legate a questo funesto anniversario vengono ad essere la causa delle attuali problematiche provinciali. Ci sono state infiltrazioni mafiose nel post-sisma, ma nel dettaglio come si sono strutturate e qual è ora la presenza e l’impatto (economico/ambientale/politico) delle mafie sul territorio avellinese? La ricostruzione non sempre ha seguito i giusti criteri e talune zone sono soggette a dissesto idrogeologico o non sono anti-sismiche, come si pensa d’intervenire passata la giornata delle commemorazioni? I poli industriali sono per lo più falliti o dismessi e spesso hanno creato ingenti danni ambientali. Quali fattori hanno portato a queste conseguenze e cosa manca per attirare investimenti duraturi in Irpinia?

Deposta la corona di fiori alle vittime, negli altri 364 giorni l’anno nessun politicante si pone queste questioni ed instaura tavoli per giungerne ad una conclusione. Ecco quindi che ogni anno va in onda lo stesso refrain e le stesse problematiche che si aggravano col peso degli anni. Abbiamo ricostruito le case, ma da molti anni aspetta di essere consolidato e in taluni casi costruito un sistema economico e sociale in Irpinia. Terra che vive alla giornata detenendo il più alto tasso di suicidi a livello nazionale. E allora qual è il senso di queste commemorazioni se quelle parole non hanno seguito? E se in Irpinia si continua a morire? Non tutti i buchi si chiudono col cemento…

Bisogna però ammettere che il problema non è soltanto locale, ma anche nazionale. Possiamo chiamare ancora Repubblica una nazione con tassi d’affluenza alle urne così bassi? Viviamo in una fase di stasi dove il presente, il passato e il futuro diventano una lunga agonia cullata dall’indifferenza generale. Stiamo tutti col capo chino nel nostro orto e diciamo:” fate tardi, ma fate voi!”. Indifferenza partorita dal consumismo e dalle sue mode. Questi fattori hanno asfissiato e ucciso le ideologie. Le ideologie non vanno confuse con gli estremismi: da un’ideologia di libertà è stato rovesciato l’”ancient regime” in Europa. Le ideologie hanno spesso cambiato il mondo. Un popolo che non pensa, che non reagisce e che si astiene quotidianamente diviene un popolo facile da dominare. Siamo arrivati a questi minimi termini quando la borghesia ha iniziato a essere la brutta copia dell’alta borghesia e quando il proletariato si è illuso di poter essere borghesia grazie all’apparenza. Questo meccanismo l’aveva intuito a suo tempo un visionario come Pasolini e aveva provato a descriverlo nelle bozze delle visioni del “Merda” in “Petrolio”.

Nel contempo quelli che erano stati i comunisti sono diventati un qualcuno che era comunista: hanno iniziato a piegarsi alle mode secolari divenendo una sbiadita e secondaria immagine, che si riconosce nei fasti del passato attraverso insalutari abitudini e consunte icone. Hanno abbandonato la lotta e la difesa degli ultimi per diventare immagini del passato che fu in un mondo d’immagini. Ognuno si crea la sua immagine nel mondo digitale come nel mondo reale e guai ad uscirne. Viviamo in un mondo d’immagini e sfortunatamente le immagini non hanno la fluidità che solo un video può avere.

Il premier Renzi venerdì sarà all’”Ema” di Morra De Sanctis a venderci le solite chiacchiere, alla fine tutti sanno quale sia, statistiche alla mano,  la genesi delle grandi fabbriche irpine. Dal “Pd” a “Forza Italia” i grandi partiti ci chiedono di tesserarci, ma tesserarsi a cosa? A partiti che non sono più per la gente, con la gente e tra la gente. Partiti che sono entità astratte dirette dall’alto verso il basso per gestire capillarmente la vita politica ed economica della nazione in ogni sua singola sfaccettatura. Ormai al partito di “1984” gli fanno un baffo! L’ultima istituzione degna di stima in questa nazione è la magistratura più produttiva d’Europa! Eppure sono gli ultimi bagliori di una stella che si sta spegnendo pensionamento dopo pensionamento, mentre le parole “condono” e “prescrizione” fanno rabbrividire chi ancora crede nei valori della Costituzione più bella del mondo.

L’attuale politica incita all’astensione e al trionfo di formazioni come “Anonymous”; formazioni che mettono quotidianamente alla berlina i siti dei nostri ministeri. Mentre la passività diventa il nostro pane quotidiano, l’anarchia alza la voce e i fascisti mettono i poveri contro i più poveri. Dei grandi pensatori e intellettuali del passato ci sono rimaste solo parole al vento e piccoli uomini. Siamo ancora in una Repubblica? E’ l’ordine reale possibile? Non importa, è più facile star tutti a pensare col senno di poi al ventitré novembre; ma passato il ventitré novembre negli altri 364 giorni chi ci pensa al futuro? La politica irpina e la politica nazionale sono un grande fallimento. Fate presto! C’è ancora un popolo vivo sotto le macerie degli sfasci del passato!

                                                                                                       

1 Commento »

  • chicca scrive:

    caro Federico, hai perfettamente ragione. E’ pur vero che siamo ancora capaci di pensare,ma non siamo capaci di agire e di ribellarci.Siamo un popolo che non sa reagire e quindi ci facciamo dominare.E la colpa di chi è?E’ la nostra.Siamo stanchi di tutto..anche della politica, che ormai da anni è così sporca, e che non possiamo dire di vivere in una Repubblica.Eravamo la più bella nazione ma non lo siamo più.Penso purtroppo solo ed esclusivamente ai miei figli e se non si vedranno cambiamenti sarà una delusione generale.Come diceva il nostro ex presidente della repubblica Sandro Pertini:”Vi sono state mancanze gravi non vi è dubbio.E quindi chi ha mancato deve essere colpito.E se vi è qualcuno che ha speculato,io vi chiedo:dov’è costui?E in carcere come dovrebbe essere?”
    A chi dobbiamo dire grazie per come viviamo e come stiamo?
    Grazie
    Domenica

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