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Via l’amianto dal futuro dei nostri figli!

29.11.2014, Articolo di Antonio Cella (da “Il Fatto Quotidiano” del 28.11.2014)

In Campania, secondo i dati forniti recentemente dall’INAIL, nel solo anno 2013 si sono verificati 34 decessi per inalazione di polveri d’amianto e 368 casi di ammalati gravi, in fase terminale. E non tutti i casi si sono verificati nel Napoletano e nel suo immediato interland, laddove insisteva uno stabilimento della Eternit nel Comune di Bagnoli, e dove, ovviamente, come rilevato in Lombardia, in Piemonte, in Toscana, nel Veneto, in Friuli V.G. e in tante altre Province italiane, il numero dei decessi è stato più copioso, ma anche in località dove l’amianto non veniva prodotto, lavorato, le imprese edili lo hanno utilizzato in deroga alle disposizioni imposte dalla Legge 27 marzo 1992, n°257.

Nella nostra Provincia, la zona dove si è verificato un alto numero di ammalati e di decessi è ubicata nei pressi della stazione ferrovia di Avellino dove, da diversi anni, sono in atto gli smantellamenti sistematici di carrozze ferroviarie in disuso, imbottite del famigerato Kyller. Zona considerata, una volta, estrema periferia della città. Ora, invece, enorme quartiere popolare dalla densità abitativa elevatissima grazie all’urbanizzazione selvaggia di natura popolare voluta nell’ultimo scorcio del secolo scorso dall’IACP, Istituto Autonomo Case Popolari, e di natura privata, beneficiaria delle agevolazioni della Legge 167 dell’8 aprile 1962.

Il male, però, non sempre insorge nei punti ove si accentra una maggiore quantità della sostanza maligna (portatrice, tra l’altro, di asbestosi, di mesotelioma e varie derivanze e, infine, di cancro) ma, in misura minore, anche nei luoghi lontani dai centri di accumulo, dove comunque ci sia presenza di amianto sotto forma di lavorati quali: tubazioni, canali di scolo, canne fumarie e coperture ondulate o meno di capannoni e solai.

Nella maggior parte delle case ricostruite dopo il terremoto del 1980, è stato fatto ampio uso del materiale sopra menzionato. Le morti da amianto, si sa, hanno una latenza di più decenni. E inorridisco al pensiero che i nostri figli, i nostri nipoti, al calore di una vampata di faggio, respirino nelle nostre abitazioni non solo le ceneri innocue, (smosse da un probabile refolo di vento) di cui le nonne, in tempi assai lontani, si servivano per fare il bucato: la famosa “cennerata”, ma anche e soprattutto i miasmi malefici, mortali, voluti da imprenditori d’assalto, rapaci, e da funzionari comunali conniventi che nel collaudare le opere avrebbero dovuto far rilevare l’inosservanza della legge citata in epigrafe e intimare agli imprenditori medesimi la rimozione del materiale tossico, onde evitare il ricorso alle autorità competenti.

Credo che, accodandosi alle iniziative che il Governo Centrale sta per intraprendere a seguito della sentenza della Corte di Cassazione di assoluzione per intervenuta prescrizione del reato riconducibile al “caso” Eternit, tutti i Comuni dell’Alta Irpinia, capeggiati dal Comune di Bagnoli, debbano scendere autonomamente in campo e adottare indagini che conducano all’individuazione delle abitazioni e degli edifici pubblici ricostruiti dopo il terremoto dell’80, per accertare in essi l’eventuale presenza  di materiale edile tossico, del tipo Eternit, e procedere alla rimozione dello stesso con imputazione delle spese a carico dell’esecutore dell’opera.

“Nessuno chiede colpevoli per forza, ma neppure innocenti per debolezza”

E’ giunto il momento che i nostri governanti facciano sentire la loro forza.

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LE FOTO

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(Abitazione in Via Ronca,48 – Comune di Bagnoli Irpino – Proprietà eredi Rogata- Lavori ultimati 1994)

                                                                                                       

1 Commento »

  • chicca scrive:

    Spero che questo messaggio arrivi a chi di competenza…
    Siamo stufi,stanchi di essere sempre noi a pagare le conseguenze.
    Viviamo in un mondo corrotto,ormai. Ma spero che tutti noi ci svegliamo da quest’incubo che dura da troppo tempo.
    Grazie

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