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Trattamento acque reflue, Bagnoli è tra i 22 comuni irpini non in regola

18.04.2015, Ottopagine e IlCiriaco.it

L’Europa sanziona l’Italia. Nonostante le proroghe concesse, ben 878 comuni non si sono messi in regola. Le sanzioni dell’Europa ricadranno inevitabilmente sui cittadini per la mancanza di volontà degli amministratori locali.

E’ notizia di pochi giorni fa che la Commissione Europea Commissariato Generale in data 26.03.2015 ha formulato parere motivato indirizzato alla Repubblica Italiana, ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, sulla procedura di infrazione n. 2014/2059 per la violazione degli articoli 3, 4, 5 e 10 della Direttiva del Consiglio 91/271/CEE, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane.

“L’articolato parere motivato fa seguito alla lettera di messa in mora del 31.03.2014, con la quale la Commissione ha considerato che l’Italia fosse venuta meno agli obblighi ad essa incombenti derivanti dalla citata direttiva, concernente il trattamento delle acque reflue urbane, in 878 agglomerati con più di 2.000 abitanti equivalenti. Le autorità Italiane hanno presentato informazioni su tutti gli agglomerati coperti dalla lettera di messa in mora ed è emerso che, nella provincia di Avellino, il triste primato di non conformità risulta assegnato, ai Comunali di: Altavilla Irpina, Bagnoli Irpino, Bonito, Caposele, Flumeri, Fontanarosa, Gesualdo, Grottaminarda, Lapio, Lioni, Mirabella Eclano, Montecalvo, Montefalcione, Montemiletto Pietradefusi, Roccabascerana, S. Angelo dei Lombardi, Taurasi, Venticano e, last but not least, Vallata” a comunicarlo è il Presidente del Comitato Voria di Vallata Vito Nicola Cicchetti. “In particolare per quanto concerne il Comune di Vallata – continua Cicchetti – nel parere viene espressamente indicato, testuale, che “…L’agglomerato non è conforme agli articoli 3 e 4, come confermato dalle Autorità Italiane…“. Tale evenienza, preoccupa per le conseguenze connesse, in relazione alle sanzioni molto elevate che verranno imposte allo Stato Italiano, e quindi riversate sulle collettività interessate dalla procedura di infrazione. A nulla è servita la circostanza che con nota del 15.04.2014 (INF(2014)108536 datata 6/05/2014), l’Autorità Italiana avesse richiesto proroga di due mesi per dare maggior tempo alle Amministrazioni coinvolte di controdedurre con oggettive argomentazioni alle contestazioni formulate con la lettera di messa in mora. La Commissione Europea ha concesso la proroga richiesta, fino al 31.07.2014 (nota Ares(2014)1477592 del 8/05/2014) ma, tale proroga, non è stata sufficiente affinché le Amministrazioni interessate fornissero gli adeguati e concreti riscontri alle contestazioni formulate, tanto da costringere la stessa Autorità Italiana, prima ancora della Commissione Europea, ad accertare la non conformità”.

Inerzia? Superficialità? Assoluta ignoranza della questione? Carenze strutturali endemiche? Chi scrive – continua il presidente del comitato Voria – non sa dare una risposta precisa, però sarebbe oggettivamente auspicabile poter pensare che tutti i cittadini, abbiano il buon senso di ritenere di primaria importanza la questione posta in evidenza. Se ciò non fosse il rischio che corriamo tutti, oltre quello di dover sostenere attraverso tassazioni aggiuntive un onere economico elevato, anche quello di essere ricordati e bollati all’interno dell’intera Comunità Europea, come quelli che all’alba del 2015 scaricano ancora i loro reflui a cielo aperto come nei paesi che noi stessi, spocchiosamente, definiamo terzo mondo.

Crediamo in un modo nuovo di governare ambiente e istituzioni”.

                                                                                                       

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