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La crisi dell’associazionismo politico

20.05.2015, Articolo di Ernesto Di Mauro ’94 (da Fuori dalla Rete – Maggio 2015, Anno IX, n.3)

Sempre meno sono le associazioni, sempre minore è il ricambio generazionale di esse. Questa crisi ha travolto tutti i settori, ma soprattutto il politico ed il culturale. Così le sezioni di partito chiudono le saracinesche, alle elezioni la partecipazione è in continua decrescenza, la gente non si confronta e resta culturalmente nei meandri dell’individualismo.

Svariate sono le origini della questione che ormai ha impiantato le radici nel nostro Paese da una trentina d’anni. Sopra tutte, c’è quello che oggi è diventata la politica: nata per essere serva del popolo, morta per essere serva dei capitalisti. È morta, si. Perché fare politica significa risolvere i problemi dei tanti, non dei pochi e dei propri.

Siamo ogni giorno spettatori di scempi. Politici corrotti e mafiosi, salti di poltrona, vallette alle alte cariche dello stato. Sono solo un lontano ricordo i protagonisti di una volta. Mazzini, Gramsci, Pertini, Almirante, Moro e Berlinguer, aldilá della loro bandiera politica, si contraddistinguevano per serietà, passione e devozione al proprio lavoro. Ai loro funerali fiumi e fiumi di gente piangevano e gli portavano onore.

Tutto il contrario di oggi. Infatti la politica é diventato un mezzo per far fruttare i propri interessi, o con qualche mazzetta o con qualche poltrona. A partire dai piccoli comuni, dove professionisti si nascondono dietro un’innata passione politica per il fine di accaparrarsi incarichi, fino ad arrivare a Montecitorio, dove le più grandi opere pubbliche diventando opere di bene per i signori del palazzo. Questa indegna, incivile politica egoista allontana i vecchi, abituati ad alt(r)e lotte, non attira i giovani, se non gli arrivisti… e allo stesso tempo soffia nelle vele dei populismi. Ma come arginare questa deriva?

La non-partecipazione, a mio avviso, è solo complicità per questo sistema. Gli onesti sono gli unici a poter controllare i disonesti. Quindi la partecipazione è l’unico mezzo per mettere ai margini i corrotti. Dobbiamo smuovere le nostre coscienze. Dobbiamo far capire a tutti che i veri principi di società onesta e democratica non sono quelli attuali, dove i furbi sono intelligenti e gli onesti sono dei coglioni.

Dobbiamo rivoluzionare i nostri chiusi modi di pensare ed aprirci sempre di più al confronto. Dobbiamo tutti insieme, giovani e vecchi, risvegliare quei sentimenti di partecipazione e fratellanza, ormai da troppo tempo dormienti.

                                                                                                       

2 Commenti »

  • michele.gatta scrive:

    Condivido le considerazioni di Ernesto Di Mauro ’94 che in maniera lineare e concreta ha evidenziato le ormai disperse ideologie che ci accompagnano da un lontano passato. Il sempre crescente egoismo individuale, a mio parere, legato al mancato senso di trasparenza e obiettività, che è radicato nel nostro “io”, non può che evidenziare un DNA “italico” autolesionista che purtroppo viene trasportato sistematicamente da tanti secoli.

    Il popolo italiano, diventato ormai inaffidabile e tale riconosciuto in tutto il mondo, non riuscirà mai a diventare un popolo “per”. Resterà sistematicamente sempre gente orientata al “contro”.

    I tanti personaggi che pure nei secoli scorsi hanno combattuto per unire la nostra nazione, restano, purtroppo, delle oasi in un desolante deserto! Governare il popolo italiano appare sempre più “inutile”. E questo in passato veniva denunciata da più … parti.

    Purtroppo su questa tema non mi trovo d’accordo con l’irriducibile ottimismo di Matteo Renzi sul popolo italiano. Nemmeno lui riuscirà a intaccare un “muro” che reggerà perennemente nella maggior parte del popolo italiano.

    …Siamo italiani e tali resteremo!!!…

  • Peppe Caputo scrive:

    Condivido pienamente con l’analisi fatta da Ernesto, credo non paragonerebbe l’attuale “CARO LEADER” e i suoi scagnozzi ai protagonisti del secolo passato da lui menzionati. Ernesto ci ricorda che i politici di una volta,aldilà della loro bandiera politica, si contraddistinguevano per serietà, passione e devozione al proprio lavoro.
    L’attuale classe dirigente non è al servizio del popolo,come giurano sulla costituzione, ma al sevizio del potere finanziario.
    Il nostro “CARO LEADER” tramite la fondazione Bing Bang e poi Open, fondazioni gestite da finanzieri come Carrai e Bianchi, ha avuto a disposizione oltre quatto milioni di euro (quelli rendicontati) per affrontare le primarie e la conseguente ascesa al potere.

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