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Il Laceno ieri, oggi e domani: quello che le nostre montagne potrebbero darci

30.10.2015, Articolo di Lara Tomasetta (dal sito www.orticalab.it)

Poco più di trenta anni fa, la zona del Laceno contava 5 alberghi per 600 posti letto, 130 villette con ricettività privata di 900 posti, 250 miniappartamenti, 8 ristoranti, 8 bar, 2 negozi di alimentari. Numeri che oggi non ci sono più, numeri che avrebbero potuto fare del Laceno un importante trampolino di lancio per lo sviluppo turistico dell’Irpinia intera.

LacenoDiversificare: lo si diceva qualche mese fa, lo si ripete oggi, forti di un’annata certamente più incoraggiante rispetto a quella del 2014.

Si parla di annata per i flussi turistici del Laceno che, per il 2015, da quanto ci racconta il Presidente del Consorzio Turistico Bagnoli-Laceno, Gerardo Stabile, sembra aver avuto un andamento positivo, favorito anche delle condizioni meteo che hanno incentivato in qualche modo le prenotazioni nell’area del complesso montano.

Ma perché diversificare?

«Il Laceno – conferma Stabile – ha un incredibile potenziale che però è ancora troppo legato al turismo “mordi e fuggi”. Stiamo cercando di lavorare per trasformare questi flussi in un turismo stanziale. Certamente non è un’operazione facile, ci stiamo muovendo nell’ottica di incentivare gli appassionati del turismo naturalistico implementando itinerari per bike e per gli amanti della speleologia; giusto qualche settimana fa è stata completata la messa in sicurezza del percorso che conduce alle Grotte del Caliendo. Riuscire ad incrementare il numero di visitatori grazie ad un turismo alternativo significherebbe, di fatto, non essere necessariamente legati ai flussi attirati dalla stagione sciistica e dalle tipiche festività previste dal calendario».

Significherebbe, per dirla con altri esempi, fare in modo che anche il corposo numero di visitatori interessati a manifestazioni del calibro della Sagra della Castagna e del Tartufo o della Sagra di Montella, così come quelli provenienti dalla notte dei Falò di Nusco, si trasformasse in vero business ed opportunità di sviluppo, superando la logica dell’andata e ritorno in giornata.

Poco più di trenta anni fa, la zona del Laceno contava 5 alberghi per 600 posti letto, 130 villette con ricettività privata di 900 posti, 250 miniappartamenti, 8 ristoranti, 8 bar, 2 negozi di alimentari. Numeri che oggi non ci sono più, numeri che avrebbero potuto fare del Laceno un importante trampolino di lancio per lo sviluppo turistico dell’Irpinia intera.

Parliamo di un territorio che, parlando esclusivamente dal punto di vista naturalistico, possiede un bacino di possibilità enormi e che ancora oggi rimangono completamente inevase.

Gli albergatori e le associazioni fanno quel che possono ma è evidente che la partita va giocata su tavoli più importanti.

Perché ancora oggi non si riesce a concepire un buon piano di comunicazione che coinvolga queste zone e rappresenti degnamente le innumerevoli attrattive naturalistiche che possono essere offerte ad un turista?

Abbiamo provato ad elencare e sottoporre al turista gli itinerari a sfondo sportivo, enogastronomico, religioso ed artistico sotto forma di prodotto confezionato e finito?

Ma ancor prima di questo passaggio, si è mai provato a ragionare in termini di valore economico per le varie attività considerate singolarmente e poi inserite in un sistema complesso?

Quali sono gli elementi sui quali discutere per ipotizzare un piano di investimenti che parta, in modo congiunto, dal settore pubblico e da quello privato?

Banalmente parlando, non c’è solo l’aria fresca per l’estate e qualche pista sciistica per l’inverno. Il Laceno offre molto di più: dal turismo equestre, al trekking, alle ciaspolate, agli itinerari alla scoperta delle tartufaie passando per la grande varietà della ristorazione con i prodotti caseari, i salumi, le carni e i frutti del bosco.

C’è un’intera impalcatura ancora da costruire che può avvalersi di solide fondamenta se provassimo a guardare con attenzione gli elementi che il semplice territorio offre. Questo al netto, dunque, dell’offerta in ambito ricettivo sulla quale ancora molto c’è da fare ma che, evidentemente, potrebbe progressivamente rigenerarsi proprio in ragione di una moltiplicazione dei flussi.

Lo spiraglio di discussione aperto sul complesso montano del Laceno è valido nella stessa misura per le altre montagne dell’Irpinia che restano territori praticamente vergini: il Terminio, Montevergine, il monte Tuoro, il Partenio.

Montagne che abbracciano interi paesi e che potrebbero essere la base di appoggio naturale per la scoperta di borghi e siti di grande artistico e storico. Montagne che per posizione, biodiversità e fascino offrono numerosissime e concrete opportunità per un turismo sostenuto e di qualità che in altre zone d’Italia ha già trovato il suo naturale flusso.

Ora tocca a noi studiare ed interrogarci sui “pesi” che ancora ci portiamo dietro e sui prossimi passi da compiere.

                                                                                                       

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