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“Sedersi sugli allori”, il vero rischio per Bagnoli

17.11.2015, La rubrica di Giovanni Nigro (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2015, Anno IX, n. 6)

C’è chi dice …

 GIovanni-Nigro… che in un paesino così piccolo l’evento così grande non va bene, non si può ospitare tutta questa gente, ha ragione chi critica. Senza sapere che la Sagra della Castagna e del Tartufo di Bagnoli Irpino, oggi denominata “Il Nero di Bagnoli” è il più grande evento di sponsorizzazione territoriale ed enogastronomico che ha la Regione Campania e il Sud Italia. L’evento, con le eventuali critiche che ci sono, sposta turisti da ogni parte d’Italia in un paesino di 3mila anime che accolgono il quadruplo della loro popolazione. Mettendo in campo il quadruplo delle proprie forze.

Adesso è logica la critica alla viabilità, logica, ma non comprensibile. Non comprensibile perché il sistema adottato e variato durante gli anni per quanto riguarda l’afflusso di vetture è stato sempre gestito solo dalla popolazione bagnolese. Un evento di questa caratura deve essere preso in considerazione dai paesi limitrofi con le loro forze dell’ordine. Una problematica che ha scioccato i visitatori, nervosi per il traffico e per la mancanza di parcheggi, che durante gli anni dovrà portare a decisioni importanti il popolo bagnolese e gli enti di salvaguardia del territorio.

Qualcuno addirittura ha pernottato a Grottaminarda per venire alla Sagra di Bagnoli, a Montella, Lioni, il capoluogo Avellino, tutti ne giovano di questo evento, non si può pensare ancora alla gestione locale come se fosse la festa del patrono. Le critiche alla viabilità sono arrivate ed hanno fatto male al paese, non si è parlato della bellezza di questo evento, ma solo della sua scarsa viabilità, della sua scarsa accoglienza; cosa non troppo chiara anche perché chi poi riusciva ad arrivare ci restava e con piacere. Il problema viene affrontato tutti gli anni, ma quest’anno il paese ne ha risentito. L’evento ne ha risentito.

Alla critica alla viabilità si potrebbe aggiungere anche che, con una visione futura, sicuramente pessimistica e critica, Il Nero di Bagnoli vada a terminare. Vada a terminare perché oggi sta viaggiando grazie ad una spinta molto più che lunga degli anni passati. Sta viaggiando per inerzia e non c’è nemmeno il bisogno di pubblicizzarla più. Questa è un po’ la malattia del posto, una malattia che più comunemente si chiama “sedersi sugli allori”. Un sedersi, accomodarsi, non capendo il perché della fine di un evento, non capendo il perché della fine di un mito irpino, campano.

Quasi come il Laceno, l’unico vero e proprio polo turistico della Campania sia d’inverno che d’estate, che negli anni del boom economico, compreso tra gli anni cinquanta e anni settanta del XX secolo, triplicava giorno dopo giorno le visite. Il Laceno era il primo in tutto, aveva assorbito quello sviluppo del miracolo economico italiano in tutta la sua forma. Sia per quanto riguarda lo sport come lo sci e sia per quanto riguarda l’enogastronomia. Sempre contando sui primi soldi e sulle prime innovazioni. Era insomma come è la Sagra di Bagnoli oggi, aveva una forza vitale che la critica alla viabilità era niente a confronto della portata di turisti settimanali. C’era però sempre questa malattia del “sedersi sugli allori”, una malattia che è come un tumore che quando meno te lo aspetti si immette nel tuo corpo e poi è troppo tardi. Quindi, il turismo sul Laceno ha iniziato a vacillare negli anni novanta, anni in cui qualcosa poteva essere fatta, poi è iniziata una discesa con poche speranze.

Questa è la situazione in cui potrebbe versare Il Nero di Bagnoli. Nessuno se lo augura, ma nessuno nemmeno riesce a risistemare una situazione che come allora, giovava all’Irpinia e alla Campania tutta. Non si può arrivare ad un passo dal baratro e non fare qualcosa. Non si può intraprendere una discesa sapendo che i freni sono rotti. Non si può salire la montagna con la seggiovia e poi avere paura di cadere. Si, paura di cadere.

La Sagra oggi va bene, anche con le migliaia di critiche e con Luca Abete che si fa la foto con il provolone impiccato con il tartufo, ma mica ci si può aspettare sempre la stessa inerzia?Non si può aspettare ogni anno la stessa spinta degli anni prima perché la spinta ha una sua durata e vicino al baratro c’è la possibilità di cadere?

                                                                                                       

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