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Settembre 1943 : Le 4 giornate di Napoli e …. di Bagnoli?

17.01.2015, Il documento storico (a cura di Nello Memoli)

le-4-giornate-di-napoli-e-bagnoli-irpinoNapoli settembre 1943: una città sotto assedio, bersaglio dichiarato di tutti gli eserciti, degli alleati come dei nazisti. Questa è Napoli nei suoi giorni più difficili, dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43. La città vive ore drammatiche in attesa di una liberazione che non sembra arrivare mai mentre si susseguono distruzioni su vasta scala, rastrellamenti e deportazioni di civili da parte tedesca.

E così, dal 28 settembre al 1 ottobre 1943, i napoletani decidono di impugnare le armi e di combattere strada per strada, vicolo per vicolo contro gli ex alleati divenuti a tutti gli effetti occupanti. Alla fine, in più di trecento pagheranno questa scelta con la vita. Anche qui, come nelle altre città, all’8 settembre le autorità militari non presero alcuna iniziativa per preparare un’efficace resistenza alle truppe tedesche, si rifiutarono di consegnare le armi ai napoletani (ma anche agli avellinesi ai bagnolesi ecc. ) che a mezzo dei rappresentanti dei partiti antifascisti le chiedevano per organizzare la difesa, né seppero dare a quei comandi subalterni che le cercavano, delle direttive serie. Incredibile la risposta data dal Comandante la difesa territoriale di Napoli, generale Del Tetto al colonnello Barberini comandante del 2° reggimento artiglieria acquartierato nella caserma Scandigliano:

“Cercate di tergiversare, non irritate i tedeschi e trattate bene gli inglesi che stanno per arrivare”.

Malgrado quest’insipienza che rasentava il tradimento, da parte degli alti comandi, l’occupazione tedesca della città di Napoli non avvenne pacificamente. Il 10 e 1’11 settembre soldati e ufficiali italiani assieme a popolani resistettero tenacemente in alcuni fortilizi, costringendo il nemico a conquistare con le armi alcune caserme e la centrale telefonica. Fino al 27 settembre iniziarono tutta una serie di episodi di resistenza che coinvolsero non solo la città di Napoli.

Benedetto Croce, Adolfo Omodeo, Arturo Labriola, Roberto Bracco, Roberto Marvasi, Emilio Scaglione ed altri, sia pure in modo diverso e non sempre conseguente, erano rimasti durante il periodo della dittatura, antifascisti, non si erano piegati né alle lusinghe, né alle minacce, mentre l’opposizione comunista non era rimasta in “attesa che la bufera passasse”, ma aveva sviluppato attivamente la lotta nelle fabbriche e tra i lavoratori per opera soprattutto di Emilio Sereni, Giorgio Amendola, Manlio Rossi Doria, Eugenio Reale, Ciro Picardi, Salvatore Cacciapuoti, Valentino Ventura e molti altri.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ordine “per il servizio obbligatorio al lavoro nazionale” emanato dal prefetto Soprano in esecuzione della decisione di Kesserling di deportare i lavoratori in Germania. I primi contingenti di giovani avrebbero dovuto presentarsi il 25, ma i posti di raccolta restarono deserti. Il Comando tedesco inferocito fece affiggere sui muri della città e pubblicare sul giornale un avviso col quale apertamente si minacciava l’immediata fucilazione di coloro che non si fossero immediatamente presentati. Già nella sera del 27 settembre 1943 è partita l’insurrezione ricordata come “Le 4 giornate di Napoli” .

La rivolta contro il potere nazifascita in Irpinia conta diversi episodi tra cui anche alcuni a Bagnoli. In allegato è riportato uno stralcio del corposo processo penale a cui furono sottoposti cittadini di Bagnoli Irpino che già in data 26 settembre 1943 (un giorno prima di Napoli) si ribellarono al potere fascista. Lo stralcio riporta il rapporto del maresciallo capo dei carabinieri Valoroso Nunziante che diviene il maggiore documento per il processo contro i nostri concittadini .Ne do divulgazione senza alcun fine con il convincimento di parlare oramai di storia.

pdfpdfVERBALE DEL PROCESSO PENALE A CARICO DEI BAGNOLESI

                                                                                                       

1 Commento »

  • ernesto scrive:

    Straordinario documento. Dell’evento ne avevo sentito parlare da mio zio Michele, in quanto uno dei sedicenti facinorosi era per l’appunto mio nonno, Nigro Antonio.Questo verbale integrale dell’allora comandante, ci chiarisce non solo la dinamica degli eventi, ma anche come,all’ombra di un ingenuo impeto di riscatto di alcuni, si celassero fini reconditi di altri.Puro e semplice rigore storico.
    Per citare un nostro concittadino :”La storia del mondo non tramonta mai”.

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