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“Lettera a un Giudice”, si presenta a Bagnoli il romanzo di Saggese

06.01.2016, Il libro

locandina-presentazione-libro-lettera-a-un-giudice-saggeseIl Circolo socio-culturale “Palazzo Tenta 39”, nell’ambito delle iniziative CAFFE’ LETTERARIO, presenta il romanzo del prof. Paolo Saggese “Lettera ad un Giudice”, un racconto fantastico sulla corruzione, un libro di grande interesse ed attualità che sta raccogliendo giudizi entusiasti sia tra i recensori che tra i lettori. L’appuntamento è per  venerdì 8 gennaio alle ore 18:00 presso il Bar Laceno a Bagnoli Irpino.

Saluta il presidente di Circolo PT39 Giulio Tammaro. Modera il prof. Raffaele Ficetola. Intervengono il Dirigente Scolastico prof. Luciano Arciuolo e la prof.ssa Maria Varricchio. Conclude l’autore il prof. Paolo Saggese.

Nel corso della serata i ragazzi della V ITIS leggeranno dei brani tratti dal libro.

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La mia “Lettera a un Giudice”:
ovvero la corruzione, che distrugge la civiltà

di Paolo Saggese (da “Fuori dalla Rete” – Natale 2015, Anno IX, n. 7)

Lettera-a-un-giudice-libro-di-Paolo-SaggeseIn età matura, ho scoperto la mia vena di scrittore. Infatti, sino ad ora la mia scrittura era stata quasi esclusivamente saggistica o giornalistica, avendo scritto o curato più di quarantacinque volumi, incentrati prevalentemente sulla storia della Letteratura latina e italiana, sulla storia irpina contemporanea e sul meridionalismo, o su questioni concernenti l’attualità politica. Inoltre, da più di quindici anni, notevole è stato il mio impegno in campo giornalistico, avendo firmato un migliaio di interventi su numerose riviste, e prevalentemente su quotidiani quali “Il Mattino”, “Ottopagine”, “Il Corriere dell’Irpinia”, “Il quotidiano del Sud”, edizioni lucana e irpina, con alcune puntate anche sul “Corriere del Mezzogiorno”.

Ed ecco, da luglio, ha visto la luce il mio primo romanzo breve (o racconto lungo) “Lettera a un Giudice. Racconto fantastico sulla corruzione” (Magenes Editoriale, Milano), una lunga lettera divisa in trentatré parti indirizzata ad un Magistrato, e che è facilmente reperibile presso Librerie on line oppure presso le Mondadori e le Feltrinelli dei centri maggiori, nonché nelle edicole di Montella.

È il protagonista a scrivere, a raccontare la sua vicenda, intrisa di ironia, di autoironia, di amarezza dolorosa, di rabbia e indignazione.

È la storia di un cittadino, che ho chiamato simbolicamente Candido, omaggiando così evidentemente Voltaire e Sciascia. Quest’uomo decide di partecipare ad un concorso pubblico per Dirigenti indetto dalla “Repubblica dei Pomodori” (RDP). Studia, si impegna, consegue una preparazione ottimale, ma è clamorosamente “bocciato”. Ha inizio così un calvario, una sorta di discesa agli inferi per Candido e per la sua famiglia.

Infatti, il protagonista ha coltivato sino ad allora la granitica convinzione di vivere nel “migliore dei mondi possibili”, seguace ormai fuori tempo di Pangloss e dell’ottimismo leibniziano. Perciò, una volta risvegliatosi alla cruda realtà, si interroga ossessivamente sul mondo in cui vive, su questo inesorabile mondo balordo e capovolto, in cui è condannato a vivere, che premia il demerito e la disonestà e penalizza il merito e l’osservanza delle leggi.

Nel libro compaiono continuamente tante domande, che non trovano tuttora risposta: il conflitto tra diritto e legalità, il ruolo dei partiti e dei sindacati nel sistema pervasivo della corruzione, la selezione delle classi dirigenti (sempre più “digerenti”, avrebbe detto Sciascia).

Candido non trova risposte nella società, trova piuttosto interrogativi e consolazioni nei suoi amati compagni di viaggio, i libri, un po’ come il triste protagonista di un capolavoro di Elias Canetti, e nella sua famiglia, negli amici solidali e partecipi, nella religione civile dell’onestà.

È un libro doloroso, ma anche carico di speranza. Chi arriverà alla fine del romanzo, comprenderà bene le mie parole.

È un libro dedicato ai padri e ai figli, ai primi, che dovrebbero battersi per un mondo migliore, ai secondi, che hanno patito il triste destino di avere in sorte un mondo corrotto e apparentemente privo di speranza.

Ed infatti, Candido si chiede: come potrebbe un giovane serio, educato, studioso, accettare di vivere in questa Repubblica dei Pomodori? Dovrà solo sperare di fuggire quanto prima, di trovare ricovero in una nazione civile, se esiste ancora.

Ma allora, è vero, si chiede Caroline, la moglie, seguendo Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile!”

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13.01.2016, Email di Paolo Saggese

Lettera all’Associazione Palazzo Tenta 39 e ai miei lettori

Bagnoli-Presentazione-libro-Lettera-a-un-Giudice-di-Paolo-Saggese-01 (1)La presentazione della mia “Lettera a un Giudice. Racconto fantastico sulla corruzione” (Magenes editoriale, Milano, 2015) a Bagnoli Irpino, l’8 gennaio scorso, presso il Bar Laceno, all’interno del Caffè Letterario organizzato dall’Associazione Palazzo Tenta 39, è stata un’esperienza particolarmente arricchente, per una serie di ragioni, che tenterò di illustrare.

Innanzitutto, le relazioni di Giulio Tammaro, Raffaele Ficetola, Luciano Arciuolo e Maria Varricchio mi hanno permesso di chiarire al pubblico di giovani e di adulti l’intento complessivo del mio romanzo, che ha un’alta funzione etica e politica. Si tratta, come Luciano Arciuolo ha sottolineato, di un libro rivoluzionario, perché, nella “Repubblica dei Pomodori”, avere un concorso regolare è un atto rivoluzionario. Maria Varricchio ha posto in evidenza le parole chiave del libro, tra cui spicca il termine innocenza: Candido, il protagonista dell’opera, è un uomo innocente più che ingenuo, è un uomo, cioè, che fa della sua innocenza una debolezza, che gli impedisce di vivere a suo agio tra Piedi Neri, Gazze Ladre, Pipistrelli volanti, Zecchinetta e Pococuranti. E tuttavia, quella innocenza è anche la sua grandezza. Raffaele Ficetola ha messo poi in evidenza la capacità del libro di raccontare e trasmettere sentimenti: è vero, per me la letteratura è stata anche educazione sentimentale.

E poi i tanti amici presenti, come Mimmo Nigro, Antonio Cella, Tonino Di Mauro, Tonino Di Capua, Gina Nicastro, Salvatore Gargano, e i tanti colleghi, tra cui Nello Parenti, Salvatore Vivolo, Teresa Vivolo, Giuseppe Dell’Angelo, con i loro interventi hanno impreziosito il dibattito. E i giovani di Bagnoli, con i loro occhi intelligenti e con lo sguardo attento e concentrato mi hanno emozionato …

Da quella serata ho tratto tanti insegnamenti, non ultimo l’idea che stiamo sulla strada giusta, che era giusto scrivere questo libro, che era giusto raccontare una storia di ordinaria corruzione.

Il romanzo, tra l’altro, sta diventando un caso letterario nazionale, anche grazie alla Casa editrice di Francesco Altieri, che ha promosso la “lettera” in tutta Italia, nelle migliori librerie, e grazie ai lettori, che hanno adottato questa mia fatica.

Vi chiedo, perciò, un ultimo sforzo: regalate questo libro, che è un atto di civiltà.

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LE FOTO DELLA SERATA (di GIovanni Nigro)

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LA LOCANDINA

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