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L’enogastronomia al centro del progetto turismo 2.0 del Laceno

16.03.2016, La rubrica di Giovanni Nigro (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)

C’è chi dice …

cucina-tipica-laceno-1… che non abbiamo niente da offrire al turista che arriva, anche se non in massa come tanti anni fa, sul Laceno e a Bagnoli. Forse perché il turista oggi è molto più esigente degli anni in cui il Laceno era al centro della Campania, non solo geograficamente, ma anche al centro del turismo, forse perché, come detto più di un mese fa, la spinta propulsiva non ha più benzina nel motore e quindi il turismo ha bisogno di una mano.

Forse perché la questione seggiovie è complicata e non fa ben sperare date le parole uscite dai giornali locali e pensare che siamo l’unico polo turistico invernale della Regione Campania. La querelle innescata porta alla luce sono alcuni punti salienti che danno speranza alla questione, il resto è molto più che inutile e serve solo a far parlare terze persone.

Il Laceno però non offre solo seggiovie panoramiche, lo sappiamo tutti, che il paesaggio è unico nel suo genere e ha tanto da offrire a chi arriva a Laceno e Bagnoli. Oltre al paesaggio sono anche altre le questioni da mettere in primo piano per il futuro del turismo irpino. Si può parlare di natura, di paesaggio, di sport invernali e estivi, di aria pulita, ma tocca parlare anche di gastronomia.

La gastronomia è un punto a nostro favore e deve essere preso in considerazione, non si può prescindere da questo spunto per nuove innovazioni per il turismo enogastronomico. Tant’è vero che nella lista uscita pochi mesi fa dei 15 migliori ristoranti avellinesi secondo TripAdvisor il Laceno è presente al decimo posto con il ristorante-pizzeria “Il Fauno”. La lista è ben fornita e la provincia di Avellino rimane unica nel suo genere, offre la possibilità di scegliere e chissà se non si sceglie Laceno come meta di degustazione.

Ma il dato non è così roseo come sembra, anche perché un polo turistico come il Laceno doveva avere nella top ten almeno altre tre realtà, per promuovere il territorio, per portarlo indietro di 30 anni e per renderlo unico, non solo per gli eventi passati come quel bellissimo video di Sereno Variabile che ci mostrava il turismo puro e genuino. L’esportazione funziona e durante gli anni con sacrificio e dedizione ha portato qualche risultato al sentimento comune della buona riuscita del turismo invernale e estivo.

cucina-tipica-lacenoA prescindere, quindi, dalle seggiovie e dallo sci qualche altro buon motivo per rimboccarsi le maniche e cercare di riportare agli arbori del tempo il Laceno e il turismo in Irpinia, in Campania e perché no in Italia. L’Italia è stato detto che deve puntare sul turismo e sull’esportazione dei prodotti tipici, anche se non sono Dop e Doc. Il dovere è quello di incentrare il denaro, il fondo, il pensiero sul turismo e l’enogastronomia potrebbe essere il fulcro del turismo 2.0 del Laceno. Anche perché il turismo invernale ha i suoi pro e i suoi contro, ma potrebbe quindi prescindere dalle seggiovie e portare agli occhi degli esterni un posto paradisiaco, anche senza un palato sopraffino. La piaga che atterra ed ha atterrato in modo fuorilegge il turismo è il “mordi e fuggi” che non ha portato più turisti di quelli visti una domenica al mese che alle cinque del pomeriggio si spegne con la speranza di riaprire il giorno dopo o la domenica successiva.

È vero anche che se non si offre niente di più del mangiare è difficile trattenere un week end il turista, ma si potrebbe ragionare sul perché e questo non può restare un’idea. L’enogastronomia e l’eccellenza irpina era presente anche all’Expo e questo non è un dato da tralasciare, era presente nei primi giorni solo il padiglione Irpinia e non quello dell’intera Regione Campania. Era l’esposizione mondiale della cultura alimentare e quindi non la cultura “internos”, che fa rimanere l’Irpinia come una setta segreta della cucina. Il classico senso di appartenenza che a volte fa bene e a volte rende tutto meno conosciuto.

Forse lo sbaglio è quello di pensare al Laceno come una macchina di soldi e non come un sistema produttivo a lungo termine che porterà i suoi frutti e quindi anche i suoi denari nel futuro, in quel 2.0 che la gente del posto capisce poco e cerca di campare alla giornata.

La domanda sorge spontanea: Quello che dice che non abbiamo niente da offrire e quindi non vede nemmeno il problema seggiovie è così scaltro da pensare ai fatti suoi o è un chiacchierone di piazza che a lungo andare vedrà sempre meno scorrere le stagioni del soldo?

                                                                                                       

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