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A mio fratello ….

27.11.2016, Il ricordo (di Mimmo Nigro)

tonino-nigro-2016Dietro quella maschera di (apparente) austerità c’era una persona dal cuore immenso, un vero gentleman, un uomo di grande umanità e sensibilità, sempre pronto ad ascoltare e aiutare il prossimo. La sua casa a Viterbo l’avevamo scherzosamente definita la casa del Buon Gesù.

Chi era Tonino?

Tonino è stato un militare. Ha intrapreso quel percorso professionale che era poco più che un ragazzino. Anni duri quelli iniziali con la formazione all’Accademia di Modena. E poi, con le stellette cucite sulle spalle, a girovagare per l’Italia, da Roma a Cervignano del Friuli, da Viterbo a Bracciano, e di nuovo a Roma e di nuovo a Viterbo dove nel frattempo aveva fissato dimora per dare stabilità (anche) alla sua famiglia.

Diverse le missioni di pace all’estero sotto l’egida dell’ONU a cui ha partecipato: dal Libano alla Somalia all’Albania, tanto per citare le più importanti.

Ha scalato tutti i gradini previsti dalla carriera militare, fino ad arrivare al grado di Colonnello, ricoprendo diversi ruoli di comando e di grande responsabilità. Un susseguirsi di successi e riconoscimenti. Mai ostentati (Era la sua cifra!).  Fra un mese, il 30 dicembre, sarebbe dovuto andare in pensione.

Viterbo è stata la sua città di adozione. E scelta migliore non poteva fare, visto gli onori che quella città ha saputo tributargli nel giorno del suo funerale: presenti tutte le maggiori autorità militari e civili e, soprattutto, tantissima gente comune che aveva avuto il piacere di conoscerlo e apprezzarne le qualità umane.

Chi era Tonino?

Tonino è stato soprattutto mio fratello, «nostro FRATELLO», il più grande di età, il punto di riferimento più alto della famiglia, colui al quale ci siamo sempre costantemente rapportati, anche nelle situazioni più difficili e complicate. E lui, a suo modo, riusciva sempre a indicarci una strada, un percorso, una soluzione. Finanche quando «comunicava» con quei lunghi silenzi, che forse oggi ciascun di noi può comprenderne ancor di più la profondità. Un vero FRATELLO MAGGIORE, un “Comandante in carica” anche e soprattutto in famiglia, facendo da chioccia e da scudo a tutti noi, senza mai trascurare nessuno.

La famiglia, prima ancora della divisa e della carriera militare, era per lui l’istituzione più importante, il luogo lo spazio e il tempo al quale dedicare gran parte delle sue energie. Ha contribuito in modo determinante, assieme al paziente ed amorevole “lavoro” dei nostri genitori, alla costruzione della “NOSTRA CASA”.  Una struttura solida, sicura e accogliente che la tragica notizia della sua improvvisa scomparsa ha fatto sì fortemente vacillare, piegare fino all’inverosimile, ma non crollare. E di questo va dato merito soprattutto alla sua tenace e paziente azione di puntellatura delle fondamenta.

Ci piace immaginare che anche la sua morte non sia stata casuale, ma l’ultimo gesto d’amore verso la famiglia. Come quando organizzavamo le scampagnate in montagna, dove uno di noi, quasi sempre papà, andava a Laceno ad individuare il luogo dove allocarci per passare in armonia una giornata insieme. Così adesso Tonino ha voluto anticipare tutti noi: come un agnello sacrificale si è voluto “immolare” e raggiungere per primo il regno dei cieli dove, in avanscoperta, ricercare uno spazio, un angolino nel quale (prima o poi) accoglierci e abbracciarci.

Ci è sembrato non casuale nemmeno il modo in cui ci ha lasciato. Ha «regalato» gli ultimi suoi momenti di vita terrena al FIGLIO MAGGIORE Vittorio, senza troppo rumore e clamore, con discrezione come solo lui sapeva fare. Un passaggio di testimone importante da saper raccogliere con responsabilità, in condivisione con il fratello Roberto, onorando al meglio la sua memoria e i valori a cui lui tanto teneva.

Un abbraccio, infine, a nostra cognata Wilma, sua moglie, la sua dolce metà, il suo grande amore sbocciato in età adolescenziale e mantenuto ardentemente vivo fino (e sicuramente oltre) all’ultimo respiro. Una donna eccezionale, di una dolcezza e generosità non comune, che dovrà avere la forza, non facile, di scuotersi, provare a non lascarsi “andare” nel solo ricordo di Tonino, ma di sprigionare verso i figli e, chissà, i nipoti che questi in futuro potranno/vorranno regalargli, tutto quell’infinto serbatoio di amore che ancora ha nel suo cuore.

Con la sua scomparsa, quella di Tonino, si apre un vuoto incolmabile nelle nostre vite, un dolore profondo, lancinante, difficilmente rimarginabile. Siamo tutti più vulnerabili e per la prima volta da soli «IN TRINCEA», senza più nemmeno la protezione ancestrale dei nostri genitori (anziani, ammalati e consumati, ahinoi, dal dolore innaturale di dover piangere la morte di un figlio), dove dobbiamo imparare a starci con onore come lui ci ha indicato, insegnando ai nostri figli i suoi valori, i nostri valori, che poi sono i valori cardini di una società più libera, più giusta, più solidale e più evoluta.

“O Capitano, mio Capitano” (*) ….

_____________

(*) è una poesia scritta dal poeta e scrittore statunitense Walt Whitman nel 1865, riguardante la morte del presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln. Essa è una dei riferimenti principali sui cui si basa il film di Peter Weir “L’attimo fuggente”, del 1989, con attore protagonista Robin Williams.

                                                                                                       

1 Commento »

  • redazione scrive:

    Email di Tonino Di Mauro:

    Ovunque è seppellito un Bagnolese lì è Bagnoli!

    La morte di Tonino è stata l’ennesimo evento funesto di un anno tremendo che ha visto l’improvvisa e prematura scomparsa di tanta brava gente.

    L’ultima volta che l’ho visto in vita era appunto alla messa funebre del caro Pierino. Siamo usciti insieme dalla Chiesa: accompagnava il padre mentre io ero insieme a mia moglie. Uno sguardo e un sorriso sono stati sufficienti per manifestare, nonostante la triste occasione, la gioia di rivederci e testimoniarci che il nostro vecchio legame di amicizia non si era mai assopito.

    Stavamo per lasciare quella Chiesa che, ci aveva visto per anni servire, insieme, messe e partecipare a tante funzioni. Erano gli anni per noi della nostra adolescenza, per Bagnoli anni di fermento e di speranza. Erano gli anni che l’Hotel Belvedere muoveva i primi passi e per noi era l’occasione di fare nuove conoscenze e amicizie fra i tanti suoi avventori. Poi gli anni le scelte della vita ci hanno diviso: L’Accademia e la vita Miliare per lui, l’Università per me.

    Ci siamo visti in questi anni non molte volte ma quando ci incontravamo, era sempre una festa. La cosa che apprezzavo in lui era la sua semplicità. Nonostante collezionasse una promozione dietro l’altra fino a raggiungere i più alti gradi della gerarchia militare era rimasto il ragazzo di sempre: mai impettito, ma sempre schivo, discreto, di poche parole. Penso che le parole risparmiate da Tonino le abbia utilizzate tutte Nello (lo dico affettuosamente, per stemperare un po’ la tensione emotiva).

    Lui era così! Preferiva comunicare più con gli occhi e con il sorriso. Forte della consapevolezza che l’essere è più forte dell’apparire, utilizzava poche parole chiare e dirette condite sempre con un sorriso.

    Questa sua semplicità e disponibilità hanno lasciato traccia in tanti che l’hanno conosciuto, ecco perché ho visto tanta gente a Viterbo al suo funerale. Un Duomo pieno di gente comune, di sportivi e, naturalmente, di militari in servizio e in pensione. Una gradinata piena di gente che faceva da corona al feretro di Tonino. Mi sono sentito orgoglioso come Amico ma soprattutto mi son sentito orgoglio come Bagnolese.

    Da oggi guarderò a Viterbo con affetto e amicizia perché custodisce il corpo di un Bagnolese che ha saputo onorare con il suo impegno e lavoro Se, la sua Famiglia e il suo Paese.

    Ovunque è seppellito un Bagnolese lì è Bagnoli!

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