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In cinquant’anni Avellino e Benevento potrebbero scomparire

15.03.2017, Ottopagine.it 

I dati drammatici dello spopolamento: popolazione sempre più anziana, figli zero ed emigrazione.

Spopolamento-Irpinia-SannioVent’anni. A essere generosi trenta. In questo orizzonte temporale pezzi di Sannio e di Irpinia scompariranno. In cinquant’anni invece potrebbero scomparire in toto entrambe le province. Il quadro dipinto dall’Istat, con il bilancio demografico annuale è nero, e testimonia che la tendenza alla desertificazione, avviata ormai già da qualche anno è inarrestabile, e anzi, si rafforza.

Non nascono bambini, gli anziani, ovviamente, muoiono, i giovani vanno via e la popolazione è sempre più anziana. Non c’è un solo elemento che fa ben sperare in pratica. I numeri d’altronde sono impietosi: la provincia di Benevento perde circa 2000 abitanti all’anno. Nel 2015 sul territorio erano presenti 282mila e 300 abitanti, nel 2016 si è passati a 280mila.

Tra questi, ben 120mila hanno più di 50 anni. Drammatico il bilancio tra nati e morti: sono nati fino a settembre dello scorso anno 1300 bebè, mentre sono morte 2075 persone. Il saldo naturale è negativo, e lo è anche quello migratorio: sono molte di più le persone che abbandonano il Sannio, rispetto a quelle che vengono a viverci. E nel totale della provincia ci sono casi emblematici, come quello del Fortore: paesi come Baselice perdono, tra morti e migrazioni, 10 persone al mese, mentre il trend è di un bimbo nato per ogni mese e mezzo. Di questo passo, in quindici anni, il paese sarà un paese fantasma.

Neppure il numero di stranieri, per quanto si voglia strepitare, cresce: 6800 residenti stranieri c’erano nel 2015, 7500 ce ne sono nel 2016. Si mantiene stabile solo Benevento città, attorno ai 60mila residenti, ma con una natalità sotto lo zero, e con la soglia dei 60mila mantenuta solo grazie al saldo migratorio interno.

Tiene meglio l’Irpinia, che perde “solo” 1500 abitanti all’anno, sebbene anche qui il saldo naturale sia ampiamente negativo. In un anno sono nati 2366 bambini, mentre i morti sono stati più di 3400. Il capoluogo si mantiene stabile attorno alle 54mila unità.

Ma in generale la Campania e tutto il sud hanno una tendenza simile, nascite inferiori al numero delle morti, popolazione che invecchia sempre più rapidamente, sebbene la tendenza nella regione sia attenuata da Napoli, dove la natalità è superiore alla mortalità.

Sulle aree interne tuttavia è importantissima, e quantomai urgente una riflessione: duemila abitanti in meno all’anno, e una popolazione sempre meno giovane, vorrà dire inevitabilmente che il saldo negativo sarà superiore nei prossimi anni. Specie nei paesini delle aree più remote, in Irpinia e nel Sannio: perdere 100 persone all’anno, per paesi di 2000 abitanti, vuol dire che la dead line è fissata tra vent’anni. Di questo passo, il rischio di paesi fantasma, anzi, di intere aree fantasma si fa sempre più concreto… e avanza, magari mentre si è impegnati in manifestazioni anti migranti. 

di Cristiano Vella

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15.03.2017, Ottopagine.it

Un nato ogni cinque morti: Fortore e Alta Irpinia scompaiono

Da Ginestra a Cairano: la mappa e i numeri dello spopolamento.

Un bimbo che nasce, dieci anziani che muoiono. Un immigrato, due o tre emigranti. Un ragazzo di vent’anni, tre ultrasessantenni.

Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i numeri demografici di Sannio e Irpinia, evidenziando come, in generale, la crina intrapresa sia preoccupante e come in trenta o quarant’anni le aree interne potrebbero essere luoghi fantasma. (Cfr articolo http://www.ottopagine.it/bn/economia/117519/in-cinquant-anni-avellino-e-benevento-potrebbero-scomparire.shtml)

Naturalmente ci sono dei distinguo da fare, perché esistono le aree interne delle aree interne, quelli che ad oggi, non solo rischiano di scomparire in meno anni rispetto alle aree interne ma rischiano di diventare, nel frattempo dei veri e propri non luoghi.

Viaggiano a ritmi demografici preoccupanti i paesi del Fortore e dell’Alta Irpinia, e a guardare i numeri, consci di trovare una tendenza negativa, si resta ugualmente basiti.

Ad esempio, guardando Castelvetere in Valfortore: 1400 abitanti nel 2012, 1200 nel 2016. Gli ultrasessantenni sono 620, i giovani dai 18 ai 35 202. Sono nati due bimbi lo scorso anno…sono morte 21 persone. Sedici hanno scelto di emigrare. Di questo passo la dead line potrebbe essere fissata a vent’anni considerando solo ed esclusivamente il dato numerico, ma attenzione. La popolazione è vecchia, e dunque, automaticamente, va considerato decrescente il numero dei nati, crescente quello dei morti.

Altro caso emblematico: Ginestra degli Schiavoni, ormai a 470 abitanti, di questi 200 sono ultrasessantenni, solo 85 i giovani. Nessun bambino nato nell’ultimo anno, contro 8 morti.

Trend identico per gli altri paesi del Fortore, il più grande, San Bartolomeo in Galdo, è sceso in quattro anni sotto la soglia dei 5mila abitanti, di cui quasi 2000 over sessanta, 800 under 35. Sono nati, sì, 21 bimbi, per contro, sono morte 61 persone. Sessantasei persone si sono trasferite altrove. A Montefalcone 3 bimbi nati contro 24 morti, a Baselice 8 bimbi nati contro 27 morti.

Per l‘Alta Irpinia il discorso è identico, con alcuni paesi che forse sono già in una fase accelerativa del processo: Monteverde, passato da 830 a 780 abitanti, Cairano, vicino a scendere sotto soglia 300 abitanti, con un bimbo nato contro 7 anziani morti…e poi Conza, Teora, Calabritto, Trevico: insieme neppure 10 bimbi nati, contro 50 morti.

D’altronde, andando in queste comunità l’andamento è presto spiegato. Luoghi che smettono di essere luoghi, di avere una funzione di luogo, non certo per scelta delle comunità locali, ma per tendenze, per decisioni prese altrove.

Il Fortore, ad esempio, è alle prese con i propri sindaci con una battaglia campale su una questione che tuttavia appare anacronistica: la viabilità. Le strade sono assolutamente impraticabili, chi le percorre rischia, al meglio, di rimetterci un auto, al peggio la vita. Strade indegne di un paese civile, che naturalmente contribuiscono a dare lo status di non luogo, a svuotare case, piazze, vie. Tempi biblici per raggiungere un ospedale, tempi biblici per raggiungere le città ed andare al lavoro, usufruire dei servizi. Restano gli anziani, i giovani cercano lavoro, cercano i servizi…e vanno via.

Un nato, ogni cinque morti dunque…musei a cielo aperto loro malgrado che tra qualche anno ospiteranno fotografi e visitatori…ma non abitanti, non più. 

Cristiano Vella

                                                                                                       

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