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Il passaggio di San Guglielmo sul Laceno

06.01.2011, di Amalia Trillo (articolo tratto da “Fuori dalla Rete”, anno IV n.1)

Intorno all’anno 1000 alcuni ecclesiastici cominciarono a costituire delle comunità monastiche con regole di vita semplici e laboriose, per reagire ad un rilassamento di costumi. In Europa nel 1098 si espandeva l’ ordine cistercense. Ventuni monaci lasciano il monastero benedettino di Molesme, legato a Cluny, guidati dal loro abate Roberto, e fondano, a 20km da Digione, un nuovo monastero Citeaux Cistercium, nome latino del luogo.

Nascono così monaci cistercensi.Molti monastery benedettini chiedevano l’incorporazione all’ordine cistercense. I monaci esercitavano una vasta e capillare azione pastorale tra il popolo.Grande importanza fu dei monaci, che prima con una vita eremitica poi cenobitica, servivano per dare regole di vita semplice ed austere.

Abbiamo già ricordato la vita di S.Guglielmo, ora vogliamo sottolineare il suo passaggio sul Laceno. La bellezza del posto – denominata Domus Deorum da Giano Anisio- ha sicuramente incantato San Guglielmo. Faceva vita contemplativa priva di ogni conforto umano. Poi verso la fine 1131 si diresse alla volta del Goleto. Questo suo passaggio sul Laceno è stato esaltato da Ambrogio Salvi e da Michele Lenzi che, con il suo bellissimo affresco su maiolica, aveva reso immortale il passaggio del Santo.

Michele Lenzi, sindaco di Bagnoli Irpino tra il 1875 ed il 1881 fece costruire sulla grotta una piccola cappella.Trecento lire gli vennero offerte daVittorio Emanuele II, come testimonia la lapide che ancora esiste nell’androne. Immaginiamo quindi questa cappella sul lago e sulla grotta di S GUGLIELMO. Esistono ancora gli affreschi eseguiti dal Martelli, artista calabrese coetaneo del Lenzi.

Facciamo lavorare la fantasia, rimettendo al centro il bellissimo affresco su maiolica eseguito dal Lenzi.

La prospettiva della pittura è quella dell ingresso della grotta; infatti, al lato destro si gode del panorama del lago.

L’affresco raffigura l’apparizione del Cristo a San Guglielmo e a San Giovanni.

Grazie all‘intraprendenza di Angelo Chieffo, il dipinto fu salvato dalle macerie del terremoto del 1980, ed ora è sotto la custodia del parroco.

L’antica cappella che prese il nome del SS. SAlvatore fu tale fino al 1955. Belisario Bucci la cita scrivendo che col concorso dello Stato della Provincia e del comune, l’artista Michele Lenzi, sindaco e solerte patrono dell opera, la riedificò nell’anno 1878.

Il Lenzi donò anche il quadro in ceramica di m180x77 su dodici mattonelle incastrate nel muro al di sopra dell altare della Cappella , mentre il suo collega Achille Martelli dipingeva ai due lati le immagini di San Lorenzo di San Onorio, patroni di Bagnoli.

Sull’altare è riprodotta la frase detta dal Salvatore a Guglielmo “ne stes in loco isto” da cui il popolo ricavò Nesta e quindi Santa Nesta.

Nel 1928 venne sopra elevato un piano sull eremitaggio a sinistra della Cappella, per dare ai turisti un comodo alloggio.

L’antica cappella fu tale fino al 1955.

Dopo, lo sconvolgimento!Si è avuta la brillante idea di costruire un albergo minimizzando affreschi. Costruendo una chiesetta di fronte si è eliminato l’aspetto mistico trasformando l’eremo, un luogo storico, una traccia dei nostri antenati, in un albergo.

Purtroppo il terremoto del 1980 ha reso tutto fatiscente ed ora si insiste ancora nell idea, ripresentando il progetto per un nuovo albergo.

Ora un appello accorato agli amministratori: al vecchio scempio non ne aggiungiamo un altro. Il posto non ha bisogno di un albergo ,che diventerebbe l’ennesimo scempio architetonnico sulla piana del Laceno, come ad esempio il centro polifunzionale alle spalle della Lucciola, che sta cadendo a pezzi.

Laceno ha piuttosto bisogno di questo eremo, che possa ricordare il passaggio del Santo. Sarebbe cosi compiuto il cammino di San Guglielmo, il suo passaggio per Montevergine, per il Laceno, Goleto. Potrebbe dare alla nostra generazione indegnamente eredi di un Salvio, un Di Capua, un Anisio, un pò di luce.

La grotta e l’ex cappella dovrebbero essere al centro del restauro. Riutilizzando così il bellissimo affresco del Lenzi,restaurando quelli de Martelli e lo scritto dal quale ha origine la festa di Santa NESTA. Tutto questo farebbe risaltare un luogo semplice ma tanto caro e significativo per noi bagnolesi.Come un faro potrebbe porsi in antitesi alla baraonda ed al consumismo.

                                                                                                       

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