Montella: le opportunità perdute
24.07.2017, Articolo di Daniele Marano (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)
Chissà quante volte nelle mia passeggiata quotidiana, ritorno a casa con un senso di rammarico su ciò che la mia Montella “avrebbe potuto essere” e su “ciò che realmente è”.
Il paese più bello della provincia di Avellino, ridotto a un deserto arido senza futuro con miriadi di attività commerciali che aprono e chiudono e altre che avrebbero portato lavoro e beneficio sono state fatte emigrare altrove, nemmeno tanto distanti. Strade dissestate, rotonde e tanto randagismo.
Certo la natura non ce la può toccare nessuno: vuoi mettere un picnic sull’Altopiano di Verteglia o ancora l’ascesa di fede sul Santuario del SS. Salvatore, da fare obbligatoriamente se si è veramente montellese purosangue o ancora un itinerario da favola comprendente aria pura, cascate e bellezze naturali??
Oppure le tradizioni quelle si che sono intatte: le millenarie processioni del SS. Salvatore e della Madonna delle Grazie con rispettive stupende feste civili; S .Francesco a Folloni e il suo respirare storia, oppure l’avere un numero di chiese superiori a quasi tutti i paesi dell’Irpinia; la sagra della castagna meta di migliaia di turisti ogni anno.
Vivere male nel presente, e vabbè, uno dice ci si crogiola sul passato…. invece no: Giovanni Palatucci, l’ammiraglio Salvatore Pelosi, Filippo Bonavitacola sono nomi presenti solo sullo stradario montellese ma mai fino in fondo ricordati a dovere.
Insomma sono le opportunità perdute che fanno male. Ogni luogo della bella Montella dovrebbe avere una guida, le aziende agroalimentari e non dovrebbero fiorire e essere incentivate. Invece nulla di tutto questo.
Due squadre che danno lustro al paese: l’Acca Montella ma costretta a giocare a Cassano perché un paese di quasi 9mila abitanti non ha una palestra idonea e la Felice Scandone (che ha cambiato già 4 allenatori ed è tutto dire).
Quello il rammarico più grande: Montella amministrata come i paesi vicini Montemarano e Cassano, ad esempio, rappresenterebbe la “capitale dell’Alta Irpinia”.
Quello che resta sono gioventù bruciate (aumenta sempre di più il tunnel della droga) e persone senza futuro costrette a cercarselo altrove un avvenire.
Ma la speranza è l’ultima a morire. Montella tornerà ai fasti di un tempo? Ci dobbiamo ancora credere tutti, perché il carattere temprato del montellese pazienza non ha, ma guai a toccare il proprio paese! Emigranti o meno, essere montellesi è una fede. Che nessun avvenimento potrà mai attenuare.