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Leonardo Di Capua (1617-2017) – Atti del Convegno di Napoli, 1995 III parte

23.07.2017, A cura di Aniello Russo

Per il quattrocentesimo anniversario della nascita di Leonardo Di Capua (1617-2017)

Leonardo_di_CapuaA questo punto prende la parola il prof. Mario Coltorti  (Docente presso la Facoltà di Medicina, Università Federico II), il quale rivela alcuni altri meriti di Leonardo Di Capua:

  1. l’intuizione che la donna possiede doti intellettive non inferiori all’uomo, tali da poter affrontare lo studio sia della medicina sia della filosofia;
  2. l’esigenza che un medico conosca la composizione del medicinale che prescrive;
  3. la concezione unitaria delle attività del corpo e della mente nella conoscenza medica;
  4. la condanna dei medici avidi e disonesti, che “trattano i poveri come animali”;
  5. la caparbietà nel difendere le sue idee, che gli procurarono l’accusa di ateismo.

Ma ecco l’intervento del prof. Coltorti:

“L’amore che io ho sempre nutrito per gli studi filosofici, mi ha fatto subito innamorare di Leonardo di Capua, uno degli uomini di cultura originari della provincia, un grande personaggio in campo medico. E non solo. Leggendo quanto Di Capua ha scritto e su di lui hanno scritto gli altri, penso che si possa affermare che egli incarni il passaggio dallo sperimentalismo cartesiano all’epoca nuova.

Usando un termine caro ai filosofi della scienza, si può dire che il ‘600 fu un secolo in cui dominò lo spirito conformista e controriformista, cui si contrapponevano i primi vagiti di una visione rinnovata del cosmo, della natura e della vita, ispirata all’approccio scientifico di Galilei e al razionalismo di Cartesio. Di Capua ha conosciuto e profondamente studiato l’opera di questi due.

Per quanto riguarda gli aspetti socio-politici, si potrebbe fare un lungo discorso. Basta ricordare quanto Di Capua ha messo in atto nella sua Bagnoli Irpino, dopo i moti di Masaniello; nel suo paese fu animatore di rivolte contro i feudatari del posto (il duca Fernando Mayorga e sua figlia Eleonora). Impegno che successivamente si è espresso a Napoli nelle polemiche con i rappresentanti  del ceto conservatore ecclesiastico, tanto che fu ingiustamente accusato di ateismo. E ancora nella sua posizione in difesa delle capacità intellettuali delle donne, quando in opposizione ai pregiudizi dei medici del suo tempo, egli afferma: “Lo intendimento (l’intelletto) di alcune donne conosco valevole a virilmente imprendere i più alti studi… e si osservi ancora come a queste donne più volte la natura offra animo e impegno alla libertà filosofica acconci” (Parere, ragionamento I).

Di Capua non si risparmia nel biasimare la cupidigia dei medici del suo tempo, di cui non è immune la classe medica anche di oggi: “Ma chi recherà alla memoria tutti gli infelici avvenimenti, legati all’avarizia e alla malvagità dei medici? Eglino sono molto somiglianti a scellerati, tutti avari e ambiziosi: lasciata da parte la pietà, solo ai ricchi sono attenti, mentre i poveri sono abbandonati, dopo averli spolpati.

Grazie alla fondazione della sua Accademia degli Investiganti, diventa più vivo il confronto di idee e più evidente si fa lo sviluppo nel campo scientifico. Già i titoli delle opere del Di Capua testimoniano una volontà di disquisizione e di ricerca: Parere, Ragionamenti, titoli che sottolineano soprattutto l’adozione della ragione come mezzo di conoscenza, e insieme l’incertezza dei medicamenti. Molte pagine delle sue opere sono dedicate a acute osservazioni e considerazioni sui meccanismi e sulla fisiologia della respirazione, della circolazione, della digestione. La lettura delle opere  del Di Capua rivela l’interesse ancora attuale del suo pensiero. Anzitutto egli traccia il profilo etico-scientifico del medico, il quale deve avere o sentire:

– un’adeguata conoscenza nel campo anatomico e farmacologico. Dice il nostro scienziato: “Come può un medico prescrivere un medicinale a un ammalato senza conoscere natura e proprietà delle parti che lo compongono?” 

– l’opportunità che riconosca i propri limiti;

– la necessità che sia depositario della verità, della giustizia e dell’onestà;

– l’esigenza d’un approccio empirico sì, ma pure concettuale e filosofico nel campo della medicina.

E potremmo commentare: medicina non solo come disciplina naturale, ma anche come scienza umana. Di Capua dice: “Come il medico può con valevoli medicamenti sanare gli ammalati, se in prima le malattie dell’animo loro non toglie?”      

Insomma, il Di Capua avvertì la necessità di uno stretto collegamento tra teoria e pratica. Infine, contro le false certezze pseudo-scientifiche Leonardo Di Capua afferma: “Io sono andato più di una volta ravvolgendo nella mente, onde sia, che la medicina per se stessa cotanto incerta e fallace, a mantener si venga tuttavia in stima di certa e di veritiera (Ragionamenti intorno alle incertezze dei medicamenti, I)

Ma, ahimè, noi oggi purtroppo abbiamo una visione che ha modificato in maniera drammatica la nostra posizione di scienziati e di  medici. E’ un momento in cui noi medici dobbiamo impostare in una maniera aperta il nostro lavoro, senza soluzioni precostituite, tenendo conto delle biforcazioni che di volta in volta si aprono dinanzi a noi, cercando di ridurre l’incertezza, ma sapendo sempre che il dubbio esiste.

                                                                                                       

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