Articoli

Raccolta di articoli, opinioni, commenti, denunce, aneddoti e racconti, rilevati da diverse fonti informative.

Avvisi e Notizie

Calendario degli avvenimenti; agenda delle attività; episodi di cronaca, notizie ed informazioni varie.

Galleria

Scatti “amatoriali” per ricordare gli eventi più significativi. In risalto volti, paesaggi, panorami e monumenti.

Iniziative

Le attività in campo sociale, culturale e ricreativo ideate e realizzate dal Circolo “Palazzo Tenta 39” (e non solo).

Rubrica Meteo

Previsioni del tempo, ultim’ora meteo, articoli di curiosità ed approfondimento (a cura di Michele Gatta)

Home » A me (non) piace - L'opinione ..., Articoli

Sofisti, salse tartufate, nobili e baristi

26.11.2017, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2017, Anno XI, n.5)

Sofisti-salse-tartufate-nobili-baristiLa vita che scorre abulica dietro gli schermi, provoca spesso un contemporaneo impigrire di giudizio e di analisi, il ragionar si intorpidisce, lasciando spazi vuoti che la ricerca del compiacimento altrui andrà ad occupare. Lo constato dalle banalità che leggo sui social, dal tentativo triste di venderci agli altri come merce appetibile proprio come farebbe una buona pubblicità.

Allora cerco il sonno, un posto sereno, senza affanni competitivi di bellezza, intelligenza, talento o successo, privo di ogni tentativo di sopraffazione dell’altro. Il risveglio, in un lunedì di novembre finalmente piovoso, mi restituisce, in maniera più prevedibile dell’attesa pioggia, una istantanea della mia nazione alquanto raccapricciante, mentre assisto rassegnato al testa a testa politico in Sicilia tra il ritorno di Berlusconi e dei fascisti e, dall’altra parte, all’avanzata del ridicolo che si materializza, di questo Movimento5Stelle che cerca, in ogni maniera, di far regredire il paese innescando processi di imbarbarimento, ribaltamento e svalutazione della realtà, della verità, della scienza, del sapere.

E’ autunno, la stagione dei colori mi sorride, questa pioggia poi, e penso che per stare bene non dovrei affannarmi a capire la società, e poi magari scriverne. Penso anche che, purtroppo, l’uomo è un animale sociale, e che in qualche modo devo andare anche incontro a ciò che bene proprio non mi fa stare, ossia alla considerazione del momento storico che la società sta attraversando.

E cos’è allora il nostro tempo, tra la perdizione nel web e questi movimenti politici irrazionali, se non il ritorno dei sofisti? E’ il ritorno all’epoca sofistica, al dominio dell’opinione, all’abbandono della ricerca della verità. Non conta più la verità dei fatti, i modelli di esistenza vengono imposti da creatori (web) di opinioni che non hanno nessuna competenza per stabilire la verità, è il caso dei creatori delle fake news, è il caso degli “odiatori” di professione. Sono i nuovi sofisti, teorizzano il relativismo e lo scetticismo nella conoscenza, rigettano logica e verità, sovvertono tutte le conquiste e scoperte millenarie dell’uomo, dalla scienza medica all’astronomia, dalla filosofia alla storia, dal senso comune alla razionalità, decretando la fine del criterio oggettivo di valutazione della realtà. Studiare, per questi e in questo tempo, serve quasi a nulla. Esce un tipo poco raccomandabile, dice qualcosa, questo qualcosa deve piacere alla gente, non conta che sia vero o meno, deve suscitare qualcosa: è il modus operandi del navigatore web e della politica dei nuovi movimenti, in definitiva dei nuovi sofisti.

Sì, va bene, i sofisti… Che me ne frega, vivo in un paesino fuori dal mondo, e durante la nostra amata sagra noi ci vogliamo tanto bene, ma tanto di quel bene che ci sosteniamo l’un l’altro come in una comunità idealizzata che farebbe impallidire pure gli auspicanti propositi di Papa Francesco.

Leggo di gente che sui social plaude alla riuscita dell’evento, di articoli laudativi sui quotidiani provinciali. Cos’è la sagra? Non è altro che la somma degli interessi economici e privati dei singoli cittadini. Ora vi scrivo da standista, da testimone e colpevole: è la sagra degli interessi egoistici dei singoli, e ogni numero di stand non è altro che un paese, una realtà, una comunità, il paese Bagnoli Irpino che tanto elogiate non esiste, è un ideale, è il risultato di questi interessi egoistici sommati, esistono cento paesi. Il mio paese aveva il numero 4, e il 3 o il 5 erano i miei concorrenti, i miei rivali.

La sagra è un numero, è composto da numeri freddi e non da caldi sentimenti di unione, collaborazione o fratellanza, alla faccia del vostro romanticismo ruffiano celebrativo. Così lo scorso anno, la salsa tartufata nobile e medievale di un mio compaesano, piuttosto tronfio e borioso senza alcun apparente motivo, in un momento di necessità, mi fu rifiutata nell’atto della sua compravendita con l’accusa di “acquisto di vasetti della suddetta presso altri esercizi commerciali” (dove si offriva un vantaggio economico maggiore). Tocco i miei nemici con la penna, e non con la spada, invitando così i miei compaesani ad avere un punto di vista sulle persone e sulla sagra più cinico e, appunto, meno romantico e ingenuo.

Beh, la sagra degli stand in realtà assomiglia più ad un Risiko che ad una celebrazione sinergica di una comunità, si lotta per gli spazi, per conquistare territori, sconfiggere i nemici. Così qualche barista prova a far saltare il banco di uno stand, perché nel suo bar il caffè non lo prendi da anni. Uno stand prova a conquistare lo spazio di quell’altro, uno stand vieta ad un altro, attraverso pressioni, di somministrare un determinato concorrenziale prodotto, uno stand si triplica e conquista quasi un quartiere, e chi se ne frega di quelli piccoli che finiranno in un angolo remoto e buio, vince chi offre di più, e alla fine chi guadagna di più (non vince un prodotto, non vince il paese).

Ma ho letto, giorni precedenti a questo uggioso e piovigginoso di novembre, che la gente è orgogliosa della sua gente, del bagnolese. Sì, l’adulazione porta sempre qualche beneficio, il bagnolese lo sa bene questo. Il nobile proprietario terriero di castagneti, ad ottobre raccoglitore di castagne, scorazzava con la sua auto su e giù con ansia e impeto, pur di sottrarre castagne a ragazzini meno abbienti intenti a raccogliere per strada (o poco più in là) qualche chilo, o per il timore della sottrazione da parte della fauna divoratrice (cinghiali, roditori, vacche).

Il problema è che, dopo aver messo in cassa altri cumuli su cumuli di danaro, durante già la sagra e poi per tutto il resto dell’anno, questo nobile bagnolese tornerà e continuerà a vivere come un poveraccio, portando al riparo da ogni forma di scambio le proprie monete, vivrà come sempre nella miseria, come è misero il suo animo, per nulla nobile. Non investe, non spende, non dona.

Allora io stamattina, scorrendo un po’ i social, seguendo le notizie in tv, pensando all’ipocrisia che serpeggia fuori dalla mia porta in paese, io stamattina, quasi quasi, mi rimetterei a dormire.

Buona notte.

                                                                                                       

Lascia un commento!

Devi essere logged in per lasciare un commento.