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Nuovo Ordine

17.02.2018, Articolo di Ernesto Dell’Angelo ’66

Ernesto-Dell-Angelo-66Paventando ricorsi e lamentando quanta poca gratitudine gli venisse riconosciuta per il proficuo attivismo nel difendere il suolo patrio, tal dei tali se n’è andato quel pomeriggio sbattendo la porta dell’ufficio. Venerdì scorso nell’ambito delle mie attribuzioni di ufficiale giudiziario, di concerto con il cancelliere della Corte di Appello  di Potenza  nel procedere alla notificazione dei pareri di legittimità  della commissione elettorale delle liste  presentate per il Senato, mi è toccato di  notificare l’esclusione di una di esse, il cui rappresentante si è prodotto nella rappresentazione di cui sopra.  

“Ordine Nuovo l’Italia agli italiani”: questa la lista. Sicuramente suggestiva come denominazione, che si percepisce come un incedere quasi marziale se ripetuta ad alta voce con tono solenne. Movimento di estrema destra, attivo sin dagli anni sessanta, Ordine Nuovo, una fronda che si era venuta a creare al  Movimento Sociale di allora, rispolverando vecchi refusi  dell’ iconografia e della retorica fascista, accusava il M.S.I. di aver preso posizioni moderate definite troppo “borghesi”. Considerato fuori dall’alveo costituzionale per il richiamo esplicito alle ideologie fasciste, fece proprie le teorie negazioniste dell’olocausto dello pseudo storico inglese David Irving, asserendo che i campi di sterminio altro non erano che “una messinscena” artatamente allestita dagli alleati e dai russi. Accusato del reato di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista, fu, con decreto dell’allora ministro degli interni on. Taviani ufficialmente sciolto. Ecco cos’era il movimento Ordine Nuovo, al quale la lista in questione faceva esplicito riferimento.” L’Italia agli italiani” poi lasciava ben intendere quale fosse il cardine del programma politico.

Quando la politica non riesce a dare risposte serie alle questioni contingenti, lasciando che il fuoco  delle paure sia alimentato dal vento del becero populismo, spunta qualche nostalgico  ad augurarsi l’avvento del Superuomo. Basta andare su Facebook e rendersi conto di quanto i vecchi luoghi comuni della propaganda fascista siano ritornati in voga. L’istituzione della previdenza sociale, la bonifica dell’Agro Pontino, per citarne alcuni fino ad arrivare all’apoteosi dell’efficienza: i treni che arrivavano in perfetto orario (al che viene spontanea la battuta del grande Troisi: “non c’era bisogno di fare Mussolini capo del governo, bastava farlo capostazione”).

Una regione come la Lucania ove la sinistra alle elezioni raggiungeva maggioranze bulgare con il 70%-80% , oggi deve fare i conti con la grave crisi di identità di essa. L’autoreferenzialità con la quale in questi anni ha governato, ha creato una casta di privilegiati che quasi per diritto dinastico ha tramandato a parenti ed amici il potere politico, istituzionale, dirigenze di enti pubblici, di  partecipate ecc. ecc. Quando un movimento politico di massa e per la massa finisce con il crearsi nicchie di potere in tutte le istituzioni politiche, sociali e produttive, finisce con il creare una massa di scontenti, che sentendosi defraudati sono pronti a presentare il conto. La crisi di questo sistema alla quale la sinistra a contribuito ha scoperchiato un pentolone dal quale tutti sono pronti a prendere il loro boccone. Gli affamati commensali, dai 5 stelle ai movimenti di estrema destra passando per la lega di Salvini, altro non fanno che dare ricette  e soluzioni populistiche ai problemi che proprio quella sinistra, intenta a correre dietro le beghe di Berlusconi, non ha mai affrontato. Vent’anni di  interminabili interpellanze parlamentari sul conflitto d’interessi, sulle rogatorie, sulla prescrizione breve, sulla riforma della magistratura, sulla separazione delle carriere, mentre l’immigrazione, il lavoro, la pressione fiscale, la povertà sociale, tutti temi cari agli italiani, a cui la sinistra in primis per la sua vocazione era chiamata a dare strategie di ampio respiro e credibili nuovi modelli di sviluppo, sono  diventati  invece i cavalli di battaglia dei vari Salvini, Di Maio ecc.ecc.      

Anch’io come il prof. Arciuolo mi sento un apolide di sinistra. Forse è anche vero che noi, il popolo della sinistra, abbiamo avuto sempre la presunzione di aver preteso  una sinistra a nostro uso e consumo: ancorata ai nobili valori della tradizione e quindi  laica intransigente ed anticapitalista, moderna socialdemocrazia che contempera le necessità delle libertà economica e di impresa con un stato sociale degno di questo nome, che attinge dalla tradizione cattolica sociale di dossettiana memoria, ecc. Tutte queste anime della sinistra però sono sempre state alimentate, per dirla come Arciuolo, da una idea utopistica di società: insomma uno slancio ideologico dal quale trarre linfa vitale per battaglie necessarie contro la povertà, la disoccupazione,  per l’integrazione, per una giustizia sociale, per i diritti della persona di autodeterminarsi. “Un amministratore di condominio, a questo si è ridotta la sinistra”: questa  rappresentazione esprime in maniera efficace il ruolo che essa ha svolto negli ultimi anni,  che esulta trionfante per aver strappato alla destra conservatrice una mezza legge sulla legalizzazione delle coppie di fatto, mentre in altri paesi europei il matrimonio tra omosessuali, la morte assistita, la fecondazione eterologa assistita, sono ormai diritti e libertà acquisiti. Va da se che, in questo vuoto lasciato nel momento in cui ha rinunciato a proporre un modello di società sostenibile alternativa,  anche un tal dei tali si sente legittimato a proporre un  Nuovo Ordine sociale.

                                                                                                       

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