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Michela Palermo espone a Milano: l’Irpinia del postsisma del 1980 il tema della mostra fotografica

04.02.2011, Irpinianews

‘My broken world’, l’Irpinia del postsisma in ‘mostra’ a Milano

Alle 19.34 del 23 novembre 1980 la terra ha tremato per novanta secondi in Irpinia, Basilicata ed Alto Sele. Novanta secondi per togliere la vita a 2998 persone, strappare la casa ad altre 280mila, cambiare la geografia dei luoghi e produrre illusioni che sarebbero state velocemente deluse. L’area irpina, epicentro del sisma, vide bruscamente interrompersi il gia` faticoso processo di sviluppo del territorio, tra i più poveri dell’Italia meridionale: i circa 26 miliardi di euro investiti dal Governo per la ricostruzione, parzialmente dispersi in infiniti rivoli di corruzione e distrazione delle risorse, hanno stentato a tradursi, nei decenni successivi, in un reale progresso.

A trent’anni di distanza dall’evento che ha segnato un “prima” e un “dopo” nella storia del Sud Italia, due fotografe hanno incrociato i loro sguardi e le loro rotte in questa terra spezzata, per raccontare il susseguirsi delle stagioni, i colori che cambiano, la vita che si ostina, la fatica quotidiana di quelli per cui il terremoto non è mai finito.

‘My broken world’ – in esposizione alla Galleria OpenMind a Milano fino al 5 marzo – e` allora il racconto per immagini di un mondo andato in frantumi. Di una terra attraversata da crepe profonde, da strappi non ricuciti. Delle vite sospese di chi e` rimasto, incastrato in un tempo immobile. ‘My broken world’ e` uno sguardo sui frutti imprevisti di un sisma che ha scosso la terra come una rivoluzione: allargando orizzonti, liberando energie, creando nuove reti, mettendo in discussione le certezze. E` il mondo spezzato di Michela Palermo, nata a Bagnoli Irpino nell’anno del terremoto, e tornata nei luoghi della sua infanzia per documentarne il cambiamento. E` il mondo rotto di Ernestina Cristiano, 66 anni, che Francesca Cao ha messo al centro del suo obiettivo, testimoniando la vita sospesa di una donna che dal 1985 vive in un container di amianto nell’attesa – finita quest’anno grazie all’ausilio dell’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso – di poter entrare nella casa che lo Stato le ha promesso ma che non ha mai finito di costruire. Con due registri diversi, uno piu` onirico e evocativo, l’altro piu documentaristico, le due fotografe hanno scritto una storia comune: Michela Palermo, nel ritrarre i luoghi del sisma, le cicatrici del territorio, gli strani frutti della ricostruzione, ha documentato il proprio paesaggio interiore, e la sofferta disillusione di chi affonda le proprie radici in una terra dove l’eterno incompiuto non stupisce e non indigna piu` nessuno.

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Michela Palermo ha già esposto con successo nell’autunno 2010 a Roma

– “FotoLeggendo 2010” –

Nell’autunno 2010 la sesta edizione di FotoLeggendo, la manifestazione romana prodotta e organizzata dall’Associazione Culturale Officine Fotografiche dedicata alla lettura del Portfolio, che ogni anno propone un ricco programma di mostre, proiezioni, seminari e workshop.  Due mesi di inaugurazioni e appuntamenti, dal 30 settembre al 30 novembre 2010. In particolare dal 30 settembre fino al 15 ottobre sette vernissage hanno aperto a intervalli regolari un fitto calendario di mostre, 22 in programma. Protagonisti maestri dell’obbiettivo e giovani professionisti che con diversi linguaggi espressivi spazieranno dal reportage al multimediale.  A completare il programma una serie di workshop con grandi fotografi, photoeditor e curatori.

Mostra a cui ha partecipato Michela Palermo – Al termine delle due giornate di lettura la commissione selezionatrice composta da: Irene Alison, Claudio Corrivetti, Maurizio G. De Bonis, Tiziana Faraoni, Manuela Fugenzi, Maurizio Garofalo (Presidente), Sandro Iovine, Sara Munari, Marco Pinna, Stefano Ruffa, Maurizio Valdarnini, ha assegnato i riconoscimenti con le seguenti motivazioni:

3° PREMIO: a My Broken World di Michela Palermo di Bagnoli Irpino (AV). «Per aver saputo intrecciare contemporaneità, memoria storica e dimensione autobiografica, raccontando il territorio irpino a trent’anni dal terremoto con acuta sensibilità e compiutezza stilistica»

                                                                                                       

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