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Castanicoltura in Irpinia: intervista a Salvatore Malerba

22.11.2017, A cura di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2017, Anno XI, n.5)

Salvatore-Malerba-imprenditoreIn questo numero di “Fuori dalla Rete” vi proponiamo un interessante intervista all’imprenditore Salvatore Malerba, titolare dell’azienda castanicola “Castagne Malerba”, presidente della GIE Castanicoltura-Frutta a Guscio, coordinatore regionale della Confederazione Italiana Agricoltori e componente del tavolo ministeriale per la castanicoltura.

L’imprenditore irpino è da sempre in prima linea nella battaglia per la lotta al cinipide con prodotti biologici, già utilizzati in agricoltura, ed è convinto che prodotti come il Piretro applicati per la protezione dei castagneti garantirebbe eccellenti risultati.

Per Malerba la modifica della legge 11 del 1996 che classifica i castagneti come frutteti e non più come boschi è solo il primo passo per poter intervenire con misure adeguate e riuscire a contrastare definitivamente il cinipide. Nell’incontro avvenuto presso la sua azienda Salvatore Malerba ci illustra quanti e quali passi avanti sono stati fatti nella lotta al cinipide e cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro.

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Il consiglio Regionale ha varato la modifica della legge 11 del 1996. In pratica i castagneti non verranno più classificati come boschi ma come frutteti. Con questa modifica cosa cambia per il comparto della castanicoltura?

Castagne-2017Finalmente la Regione Campania ha approvato questa modifica, inserita anche nel patto di stabilità 2017, che classifica i castagneti come frutteti e non più come boschi. Questo però è solo l’inizio per poter poi intervenire con misure adeguate, salvaguardando: ambiente, produzione, occupazione e soprattutto l’economia del territorio ed evitare innanzitutto lo spopolamento del nostro comprensorio e di mantenere il presidio delle montagne. Adesso la Regione deve fare altri due passaggi: la mappatura del territorio, che vuol dire stabilire in modo chiaro a quale altitudine ed entro quali confini delle zone pianeggianti e collinari e in prossimità delle montagne un castagneto può considerarsi tale. Il secondo è la l’autorizzazione dell’utilizzo di prodotto biologici  sui castagneti: questo aiuterebbe il settore e l’indotto.

Classificando i castagneti come frutteti i castanicoltori saranno autorizzati a trattare maggiormente i propri castagneti con prpdptti biologici. Non si corre il rischio di sostituire la lotta biologica al cinipide con quella chimica?

Per quanto riguarda la lotta al cinipide sono perfettamente compatibili le due strategie sia l’antagonista naturale il Torymus sinensis sia un eventuale intervento con prodotti biologici, questo perché il torymus sfarfalla due mesi prima del cinipide, ragion per cui qualsiasi intervento si va ad effettuare con prodotti “di contatto” e con prodotti biologici non l’intacca assolutamente, proprio perché in quel momento mentre il cinipide sfarfalla il torymus è al sicuro all’interno della galla. Il messaggio che è stato fatto passare in questi anni che con un intervento con prodotti ad estrazione naturale potessero incidere negativamente sull’antagonista naturale è assolutamente privo di fondamento e studi scientifici effettuati dalle organizzazioni che rappresentano i castanicoltori lo dimostrano.

Qual è la posizione delle associazioni di categoria in merito alla lotta al cinipide?

La Confederazione Italiana Agricoltori ad esempio è stata una delle prime associazioni di categoria favorevole ad un doppio intervento sia dell’antagonista naturale che con prodotti biologici ed in questi anni si è battuta per una modifica della legge 11 del 1996 che classificava i castagneti come boschi mentre oggi finalmente sono classificati come frutteti.

Ad oggi qual è “lo stato di salute” della produzione castanicola locale?

Per quanto riguarda la produzione per il 2017 era presumibile che a livello regionale la produzione di castagne si sarebbe attestata intorno al 50%, questo perché nel 2016 dopo lo sfarfallamento del cinipide c’è stato un ricaccio vegetativo della pianta, ragion per cui la fioritura quest’anno è andata bene. Purtroppo però un po’ a causa della lunga siccità, un po’ perché la pianta è ancora altamente debilitata (e questo ci fa capire che il cinipide ancora non è stato debellato), non è avvenuto e a raccolta conclusa possiamo dire con certezza che la produzione di castagne per questo 2017 si è attestata in Campania intorno ai 100/120 mila quintali ovvero il 30% della produzione. Il messaggio che sta passando invece è che quest’anno c’ è stata nella nostra Regione una produzione di 270mila quintali, ovvero il 90% della produzione pre-cinipide. Così facendo passa un messaggio sbagliato sia nei confronti del consumatore che dei produttori. Questo crea infatti due effetti negativi: il primo è che il consumatore si aspetta un prezzo nettamente più basso essendo recuperata completamente la produzione, il secondo è che i produttori si aspettano un prezzo adeguato alla reale produzione di castagne, creando così due fronti discostanti completamente dalla realtà.

Come vede il futuro. Ci sarà una ripresa della produzione di castagne oppure l’abbandono completo del territorio?

Non posso risponderti obbiettivamente perché sono di parte in questa vicenda. Nella mia famiglia appartengo alla quinta generazione che lavora nel comparto castanicolo, è una questione di cuore, di tradizioni familiari, per cui non ci rinuncio a questa battaglia. Sfortunatamente però il cinipide, come dicevo prima, non è stato debellato completamente e lo vedremo nel 2018 quando avremo una produzione inferiore rispetto a quella attuale.

Il cinipide è arrivato in Piemonte agli inizi degli anni 2000 e in Campania nel 2008 oggi a distanza di quasi venti anni non è stato debellato mettendo in ginocchio l’economia di tutto il comprensorio altirpino. La domanda è: non si poteva prevenire?

Dovevano pensarci prima quando hanno portato gli “astoni” in Italia. Il cinipide è comparso per la prima volta in Piemonte nel 1998 ma è stato reso pubblico solo nel 2002. Le cause principali che hanno permesso la diffusione del cinipide sono state: la mancanza di adeguate garanzie al prodotto in ingresso, la carenza di controlli e la scarsa tutela nei confronti delle aziende italiane. La questione cinipide dura da 18 anni e un azienda non può resistere tutto questo tempo senza materie prime e di conseguenza produzioni e utili. C’è bisogno di tutti: della politica, degli imprenditori e delle associazioni di categoria per vincere questa battaglia.

 Un ultima curiosità. L’offerta mondiale di castagne è aumentata mentre la domanda è diminuita come si spiega?

Esatto, l’offerta è aumenta e la domanda è diminuita. Il rischio in questo caso è di non riuscire a tutelare il nostro prodotto che è un prodotto di alta qualità.  Occorre salvaguardare i castagneti e tutelare il nostro prodotto, solo così possiamo riprenderci i mercati.

                                                                                                       

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