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Dramma castanicoltura in Irpinia

26.08.2013, Il Corriere

La situazione è molto grave, anzi drammatica. Il settore castanicolo è piegato dal cinipide che lo ha devastato, riducendo il raccolto al minimo. I castagneti di Volturara, come di altri paesi, del resto, sono stremati dalla mosca cinese ma anche dalle condizioni climatiche.

Il sindaco di Volturara Irpina Marino Sarno è molto preoccupato. Parla di dramma, quando pensa poi che gli interventi fatti finora non siano serviti a molto. Il Comune ha speso seimila euro per i lanci dell’insetto antagonista, «ma è una goccia nel mare, anche se per un Comune dissestato come il nostro quella cifra è tanto. So anche che qui a Volturara si sta organizzando un comitato di cittadini con lo scopo di raccogliere altri fondi per fare altri lanci.

Ma mi chiedo: rispetto ad un dramma di questa portata, la Regione continua ad essere latitante? Ognuno deve assumersi le sue responsabilità.

Ci sono situazioni che hanno la priorità. Neanche un milione hanno appostato per questo problema, che riguarda non solo l’Irpinia, ma tutta la regione esclusa Napoli. E’ una offesa mettere meno di un milione di euro. Se consideriamo la sola Volturara la produzione è quasi a zero. E i cittadini devono fare pure la colletta. E’ una cosa indegna: noi cercheremo di fare la nostra parte, accanto al comitato. Ma – incalza il sindaco- servono più lanci, esperti al tuo fianco, investimenti. E’ un avvilimento vedere che un problema così grande non si avverte, e che vieni lasciato da solo».

Il sindaco sottolinea ancora: «L’economia della castagna è il fondamento stesso delle famiglie, di tante famiglie che con queste entrate ci vivono, non vanno certo in vacanza. Dover costituire un comitato è la spia di un disagio, significa solitudine. La situazione è drammatica, insisto, e si va a collegare con il divieto di bruciare le foglie. Un altro dramma. Ti impongono di acquistare un macchinario per smaltire le foglie a cui non si può dare fuoco. Ma l’attrezzo non lo acquisti, i fondi non li vai a pulire, date le condizioni, con la concreta prospettiva che i territori vengano abbandonati. Senza più manutenzione, è facile prevedere cosa accade su un terreno a forte rischio idrogeologico come il nostro. Cosa aggiungere di più?».

                                                                                                       

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