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Un progetto per salvare il lupo Alberto – Gli allevatori non denunciano …

20.04.2011, Il Mattino (di Virginiano Spiniello)

Gli attacchi agli animali da pascolo. Troisi: rimborsi lunghi, gli allevatori si fanno giustizia da soli.

Alberto non ha bisogno di parlare. I suoi occhi descrivono bene il suo stato d’animo. Non sa, però, di essere un lupo molto fortunato. Ancora oggi, se incontra l’uomo il lupo trova l’arsenico o il piombo delle pallottole. Circa un mese fa il Centro recupero fauna selvatica di Montella è riuscito a salvarlo, grazie al pronto intervento del Corpo Forestale di Olevano sul Tusciano che lo ha recuperato a valle, in fin di vita, per una rovinosa caduta. Oggi è a Montella, zoppicante e salvo, ma non ci sono i fondi per mantenerlo, sarà ospitato nel Parco del Cilento che ne sta pagando la degenza.

Sabatino Troisi (nella foto in basso), il veterinario che l’ha operato, nonché presidente dell’associazione Produttori di caciocavallo dei Picentini, conosce bene la montagna, gli allevatori e gli animali che la abitano. «Gli allevatori – afferma Troisi – non denunciano più i danni da lupo. Per più di un motivo. Ci vogliono anni per ottenere rimborsi nell’ordine del 40-50% del costo dell’animale e la procedura è complicatissima. Il danno va denunciato al Corpo Forestale o ai Carabinieri che, accertatolo, dovrebbero inoltrare la denuncia alla Provincia o all’ente Parco se in area protetta. Prima, però, un tecnico dovrà fare un sopralluogo e verificare se sia o meno un danno da fauna. Se si tratta di un cane il danno dovrebbe essere pagato dalla Provincia, anche nella zona Parco. Se è un cane randagio dovrebbe risarcirlo il Settore Veterinario. Se è un lupo, nel frattempo, l’allevatore è costretto a pagare di tasca propria lo smaltimento della carcassa, accollandosi i costi della ditta specializzata con l’aggravio del costo del recupero dell’animale, di solito in luoghi difficilissimi da raggiungere. Chiaramente l’allevatore rinuncia in partenza». Infatti, il Parco dei Picentini ha moltissime denunce di danno da cinghiale, ma da lupo nessuna.

Anche Daniela Lombardo, dirigente del Settore Caccia e Pesca della Regione, racconta di liquidare ogni anno diverse centinaia di migliaia di euro per i danni da cinghiale, ma, da almeno tre anni, non ci sono richieste per danni da lupo. C’è, è vero, una bozza di semplificazione della procedura, ma è in attesa che l’ottava Commissione si riunisca per deliberare. I tempi sono lunghi. In montagna, però, la lotta prosegue. «Chi porta gli animali al pascolo sull’Appennino campano – sottolinea Troisi – vive un ambiente difficile, non antropizzato, impervio. Si tratta di persone isolate, la cui cultura atavica porta a combattere contro una natura percepita come ostile. Se il lupo viene abbattuto durante una battuta di caccia il danno è semplice da stimare. I pastori, però, sanno che i lupi tornano più volte a cibarsi dell’animale, iniziando dagli intestini, e avvelenano la carcassa con la stricnina, o l’arsenico. Si crea un vero e proprio vuoto zoologico visto che si ciberanno dell’animale faine, volpi, corvi, ma anche necrofori occasionali come poiane, gheppi, barbagianni. Il residuo tossico entra nella catena alimentare e finché non si diluirà sarà un pericolo per tutti gli animali. Scoprire e recuperare queste carcasse nelle impenetrabili foreste dell’Accellica e del Polveracchio è difficilissimo». La Misura 216 del Piano di Sviluppo Regionale all’Azione E prevede un rimborso al 100% per la costruzione di recinzioni per danni da fauna. Si riaprirà fra un mese e, a detta del responsabile D’Antonio, avrà una copertura totale di circa 250mila euro. «Le reti acciaiose per i ricoveri e l’utilizzo di pastori abruzzesi invece dei meticci possono fare molto. – conclude Troisi – Manca, però, la pianificazione territoriale. Prima di assegnare i fondi bisogna analizzare le problematiche e programmare sulla base delle esigenze rilevate. Se non vengono denunciati danni da lupi non significa che non ve ne siano. Gli operatori di settore non trasferiscono queste esigenze a livello regionale. Gli organi competenti – Provincia, Regione, Parco – devono aprirsi, incontrarsi, rimuovere le difficoltà burocratiche e promuovere una informazione carente sotto molti punti di vista. I nostri pascoli sono strutture ambientali prioritarie, essenziali per il mantenimento della biodiversità. Devono essere salvaguardati».

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In un burrone dei Monti Picentini, salvato dall’uomo l’ultimo lupo

11.03.2011, Il Mattino (Virginiano Spiniello)

Sui monti Picentini, tra Salerno e Avellino vive ancora il lupo. È ufficiale. Un giovane maschio di trenta chili, due anni, probabilmente inseguendo la sua preda, è scivolato mercoledì in un burrone ferendosi gravemente. Questa volta, però, l’uomo non si è confermato come il suo peggior nemico, il suo concorrente più spietato. Mario Kalby, naturalista dell’Associazione Studi Naturalistici e responsabile del Centro di recupero e riabilitazione della fauna selvatica di Montella è stato prontamente allertato dal Comando Forestale di Acerno che ha recuperato il lupo a valle, presso Olevano del Tusciano in provincia di Salerno, su segnalazione di due boscaioli.

«È un evento eccezionale – conferma Kalby – per una serie di ragioni. Innanzitutto è un evento rarissimo recuperare un lupo adulto. Sono animali che percorrono anche cento chilometri in una notte e il ritrovamento ci conferma la sua presenza sull’Acellica. Adesso potremo prelevare un suo campione di dna e inviarlo alla Banca dati nazionali del Lupo dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale diretta da Ettore Randi. I boscaioli hanno subito segnalato l’avvistamento alla Forestale di Acerno che ha operato con abnegazione e in condizioni estreme imbracando il lupo su una lettiga e inviandolo al primo soccorso a Battipaglia. Avevamo già soccorso nel 1999 – e poi liberato dopo averlo riabilitato – un cucciolo di lupo a Montella, non sappiamo però, ancora, quale sarà il destino del nostro lupo dei Picentini».

Il veterinaio Sabatino Troisi, pioniere da oltre venti anni nella riabilitazione di fauna selvatica, spiega che «l’animale si va lentamente riprendendo anche se ci sono segni di una grave condizione di shock, la prognosi è riservata; c’è, poi, una importante frattura al gomito e si sta valutando di operarlo visto che sta recuperando». Il Centro di Montella fa capo all’Osservatorio della Biodiversità di Nusco. «In questo momento – conclude Kalby – stiamo lavorando a nostre spese. Siamo il deposito finale di tutti gli animali delle province di Avellino e Salerno e non so fino a quando avremo la forza di continuare»

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Dal corrieredelmezzogiorno.it – 10.03.2011

Lupo grigio ferito nei boschi di Olevano,localizzato e salvato del corpo forestale

Esemplare maschio, aveva una zampa fratturata e una spalla lussata. Operato al centro veterinario di Melito

Aveva una zampa fratturata il lupo ungherese salvato dagli uomini della forestale a Olevano sul Tusciano. L’esemplare maschio di circa due, tre anni vagava ferito tra i boschi di località Stagliata. Oltre a una frattura scomposta alla zampa anteriore sinistra, gli uomini del corpo forestale hanno riscontrato anche la lussazione della scapola omerale. e insieme al responsabile veterinario dell’Asl di Battipaglia, si sono adoperati per trasportarlo al locale centro veterinario dove gli sono state praticate le prime cure.

GLI ESAMI E L’INTERVENTO – I successivi esami radiografici, pur confermando le fratture precedentemente diagnosticate, hanno scongiurato ulteriori problemi. L’esemplare di lupo ungherese è stato trasportato presso il centro veterinario di Melito, nel Napoletano, per essere sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione della frattura alla zampa. Il mammifero di lupo, canis lupus lupus, comunemente noto come lupo ungherese, è in assoluto la sottospecie più diffusa del lupo grigio che vive in quasi tutti gli Stati europei. Si tratta di una specie protetta che gode del programma di salvaguardia internazionale.

                                                                                                       

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