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Memoria a lungo termine per il terremoto dell’80

23.11.2012, Articolo di Giovanni Nigro

Era il 1980: l’anno in cui Bill Gates inventa la Microsoft, inizia la costruzione del Personal Computer, la Fiat cerca di uscire dalla crisi del ’70 e mette in commercio la “Panda”. È l’anno che in televisione c’è il debutto ufficiale di Canale 5, canale dell’impero di Berlusconi e della sua Milano 2.

Novità nella Sanità con la nascita delle USL, e nella costruzione stradale: vengono fatti i due più importanti trafori, il “Gran Sasso” lungo 10 km e quello del “Frejus”, il più lungo d’Europa con 13 km. Umberto Eco pubblica il suo capolavoro internazionale “Il nome della rosa”, al cinema si corre a vedere Carlo Verdone in “Un sacco bello” e il grande Federico Fellini con “Città delle donne”.

Il mondo musicale perde John Lennon, ucciso a Central Park da un giovane squilibrato di 25 anni con una pistola. L’anno in cui gli Stati Uniti rompono le relazioni diplomatiche con l’Iran e mandano al governo il repubblicano Ronald Reagan. Si boicottano le Olimpiadi di Mosca per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica, ma in Italia è l’anno delle stragi pubbliche. Infatti, nei pressi di Ustica un aeroplano della compagnia italiana “Itavia” esplode in volo e muoiono 81 persone; esplode una bomba alla stazione di Bologna che comporta 85 morti e 200 feriti.

Purtroppo è anche l’anno del “terremoto d’Irpinia”; domenica 23 novembre alle ore 19:34 la terra trema per più di un minuto con un decimo grado della scala Mercalli. Un ipocentro di circa 30 km di profondità che colpisce un area circostante di 17.000 km2 comprendendo le province di: Avellino, Salerno e Potenza che in tutto contarono circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.

Oggi si è arrivati al 32esimo anniversario di quel tragico giorno, entrato nel segno di chi c’era e di chi fortunatamente ne ha sentito solo parlare. Il racconto di quel giorno è sfumato nel tempo ed ha accentuato il problema di una “memoria a breve termine” della tragedia. I 32 anni passati sono stati anni in cui non si è riuscito a capire tante cose e non si è riuscito ad affrontare argomenti fatti di domande e risposte forse. Nei giorni successivi scese dalla sua poltrona e arrivò in Irpinia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Rimase folgorato dalle montagne che una volta erano case e dal ritardo dei soccorsi, che più tardi denunciò in uno speciale televisivo. Disse « Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi », non sembrava un presidente ascoltandolo bene, ma solo un uomo che denuncia il poco interessamento dell’Italia intera nei confronti delle zone colpite.

L’interessamento fortunatamente è avvenuto dal resto del mondo, in aiuto alle zone colpite. Infatti, gli USA stanziarono 70 milioni di dollari e offrirono 136 uomini con 6 elicotteri della Compagnia paracadutisti del 509° Battaglione, la Germania dell’Ovest 32 milioni di dollari, un ospedale da campo con 90 sanitari, 650 uomini e 3 elicotteri del 240° Battaglione Genio pionieri, un gruppo della Croce Rossa, 47 volontari e elettricisti e 16 cani di salvataggio con guida. Ma non solo, l’Arabia Saudita stanzia 10 milioni di dollari, l’Iraq 3 milioni di dollari, l’Algeria 500.000 dollari e poi ancora il Belgio 10 uomini, la Francia 291 uomini, 59 militari medici e esperti in soccorso, 12 ambulanze e un elicottero. Ma non finisce qui un ospedale militare e 130 sanitari dall’Austria, la Jugoslavia 12 squadre di ricerca e 41 uomini ed infine la Svizzera 14 squadre cinofile e 2 elicotteri per il soccorso. Insomma “l’Italia non pensa all’Italia”.

Il problema che, però rimane ancora oggi, è quello della ricostruzione delle “case cadute”. La ricostruzione fu un esempio banale e accelerato di “speculazione edilizia“; la tragedia portò la tragedia a diventare “Terremotopoli”. Infatti, i fondi arrivati nelle zone colpite furono distribuite in modo non chiaro e non proprio lecito.

I comuni veramente colpiti erano di meno di quelli aiutati che ammontavano nell’81 all’8,4% dei comuni totali italiani. Vi entrano in questa storia i politici del tempo e anche la malavita organizzata come la camorra. Diceva Indro Montanelli -giornalista, scrittore e storico italiano- nel suo libro “Le Stanze” «L’uso di 50-60mila miliardi stanziati per l’Irpinia rimase un porto nelle nebbie […] quel terremoto non aveva trasformato solo una regione d’Italia, ma addirittura una classe politica».

Non è un caso che in quegli anni nasce la Banca Popolare dell’Irpinia, che secondo alcuni giornalisti del tempo, fece le sue fortune proprio con i soldi del terremoto dell’80. I principali investitori in questa Banca furono componenti della famiglia De Mita. L’onorevole che da Nusco (secondo l’accusa ed alcune accreditate fonti giornalistiche) amministrava e organizzava gli “introiti” della “Banca Popolare Demitiana”. Nella questione furono indagati 87 persone, insieme all’onorevole De Mita, che avrebbero messo le “Mani sul terremoto”. La storia si è chiusa con una “clamorosa” archiviazione …

Lasciamo “ai posteri l’ardua sentenza”.

                                                                                                       

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