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Giro & giornalismo

21.05.2012, Articolo di Federico Lenzi (da “La Calzetta del Giro”, numero speciale del giornalino “Fuori dalla Rete” del 13.5.2012).

Il ciclismo su strada è pratica che non si vede, anche se la gente si riversa nelle vie al passaggio della carovana per ammirare i propri beniamini. Questa particolarità lo distingue da quasi tutti gli altri sport, caratterizzati invece da unità di luogo, riguardo alla loro effettuazione. Il ciclismo è fatto di lunghe attese che precedono l’evento, di liberi commenti che lo seguono, di capacità di immaginare quello che succede prima e dopo il rapido passare della carovana. Il giornalismo sportivo legato al Giro è un work in progress . L’inviato è costretto ad elaborare i propri pezzi quando i corridori stanno ancora pedalando e ad andare in stampa quando ancora non è concesso sapere com’è finita (o finirà) la competizione.

Sin dagli albori le gare di biciclette furono seguite da varie riviste con articoli e sezioni appositamente dedicate. La prima gara nella storia (Parigi-Rouen 315Km)nel 1868 fu seguita dalle riviste dell’epoca con la pubblicazione dell’ordine d’arrivo ed una breve cronaca. Inoltre, i partecipanti vennero divisi in dilettanti (corridori occasionali) e professionisti (corridori per professione). Con l’istituzione delle federazioni internazionali divenne uno sport a tutti gli effetti che appassionò milioni di persone grazie ad una stampa specializzata. La prima rivista tematica su questo sport venne pubblicata Louis Fillet di Grenoble e s’intitolava “Il velocipede”. La passione per il ciclismo si racconta proprio sfogliando queste riviste. Molti giornali legarono il loro nome a competizioni ciclistiche e molte d’ esse ancora oggi le organizzano: “La Gazzetta dello Sport” e “L’Equipe” hanno fondato e organizzano rispettivamente “Il Giro d’Italia” ed “Le Tour de France”. In Francia il primo ad organizzare corse e competizioni ciclistiche fu il corridore Pierre Geffard che fu il direttore di “Le Petite Journal” e di “Le velo”. La rivale di “Le velo”, “L’auto-velo” fondo “Le tour de France” ed in seguito cambio nome in “L’Equipe”.

I primi giornali sportivi italiani stranamente non parlavano di calcio, ma appunto di ciclismo e furono “Il Ciclo”, “Il Ciclista” e “La Tripletta” sul finire dell’ottocento. Dalla fusione di “La Tripletta” ed “Il Ciclista” nasce la “Gazzetta Dello Sport” fondatrice della “Milano- S.Remo”, del “Giro di Lombardia” e del celeberrimo “Giro d’Italia”. La bicicletta a quei tempi era il mezzo di trasporto più usato dalla gente e perciò gli uomini del foglio rosa s’ispirarono al “Tour de France” e al “Giro automobilistico d’Italia” fondato dal “Corriere della Sera”. Ciò che attira la gente al ciclismo è la sua vicinanza ed il duello, la sfida continua tra i vari corridori che appassiona da più di cent’anni persone da tutto il mondo; d’altro canto troviamo, specie nel passato, il fascino dell’avventura dato che le biciclette non erano molto affidabili e che le tappe non erano organizzate con cura certosina. La linfa del ciclismo è proprio l’agonismo, come non ricordare anni fa la maglia intergiro che movimentava le tappe sin dalla partenza.

Con il passare degli anni i giornali furono affiancati dalla radio, fino a quando entrambi hanno dovuto cedere molto terreno alla forza prorompente della televisione. L’esordio della radio si è avuto nel 1932 quando l’arrivo di tappa a Milano venne raccontato in diretta da Nello Corradi per radio Eior; per la prima volta i tifosi conobbero il nome del vincitore in tempo reale. La carta stampata contrattacco con interviste nel post gara, mentre la radio continuava a limitarsi a semplici aggiornamenti flash. Nasce nel 1947 una sorta di letteratura legata alle due ruote. Infatti al grande successo popolare del ciclismo di quegli anni va in buona parte ricondotta anche la contemporanea presenza di tanti eccellenti scrittori disposti a prestare le proprie virtù letterarie alla descrizione delle gesta del Giro. Scrittori capaci di scrivere di ciclismo, di raccontare il Giro come fosse un romanzo. Proprio per questo motivo, nella congiuntura particolarmente fortunata del secondo dopoguerra, si trovano a proprio agio personaggi che non sono certo specialisti dell’informazione sportiva, quanto invece della scrittura. Ecco allora Vasco Pratolini cimentarsi nel racconto del XXX Giro d’Italia, ricorrendo a metafore (“il Circo Barnum”, Pratolini 1947) e similitudini di reminiscenza dantesca (“Come il pallido principe di Danimarca, incerto tra l’essere e il non essere, ospitava i comici Girovaghi per domestiche interpretazioni, così i lanaioli pratesi, simbolo al giorno d’oggi di potenza e prodigalità, si sono offerti uno spettacolo privato del Gran Circo Barnum che gira l’Italia” Pratolini 1947), a spunti introspettivi (“Su queste strade io, ragazzo, cercavo scampo alla mia irrequietezza”. Pratolini 1947, o ancora “La vita del Circo mi ha guarito dall’insonnia” Pratolini 1947) e ad un’attenzione alla realtà tipica del Pratolini scrittore (“I paesi ci attendevano al loro solito con la popolazione bella e schierata, da Modugno a Ruvo, da Andria a Canosa, ciascuno con un traguardo a premio, ciascuno col suo bambino e il suo cane che traversano la strada all’ultimo istante, ciascuno con le sue storie.”)

Nel dopoguerra si ebbe anche il definitivo trionfo della radio grazie alle trasmissioni a tema Rai come il “Girino Innamorato”, “ Radio Corsa” e le telecronache di Marco Ferretti. Nel 1951 fu la volta della televisione, ma solo nel 1962 verranno trasmessi gli ultimi 10Km delle tappe e nasceranno le trasmissioni del dopo-corsa come “Processo alla Tappa”. Il giornalista Zavoli con il suo “processo” fu un pioniere introducendo un nuovo modo di raccontare lo sport. Dalla fine dello millennio scorso la televisione offre anche trasmissioni nel pre-gara e gli highilighits delle tappe. Il ciclismo è stato da sempre celebrato nella musica e nel cinema, basti pensare al film di Totò o alla canzone di De Gregori. Cos’è che fa notizia nel ciclismo? Una volta c’erano le grandi imprese, le rivalità, i leggendari campioni… e oggi anche.

Attualmente come cent’anni fa s’instaura un feeling tra tifosi ed evento già molti mesi prima dell’inizio, durante i quali vengono svelati tutti i particolari. Prima d’ogni tappa ora come allora ci s’interroga sui possibili favoriti, s’analizzano i percorsi e le varie squadre. Tuttavia la giorno d’oggi, le notizie non sono tutte belle e questo micro-cosmo è stato infangato dal diffondersi del doping. Le notizie di questo genere ultimamente generano più appeal delle classiche news relative al giro. Ultimamente le prime pagine dei quotidiani sportivi erano incentrate unicamente sul ciclismo, ma oramai il calcio l’ha recluso nelle ultime pagine. Comunque il ciclismo non è mai passato di moda, grazie anche agli incantevoli paesaggi che tocca ed alle vicende dei suoi protagonisti provenienti da ogni angolo del mondo. Un articolo sul ciclismo appartiene a quel genere di notizie “meno serie” ed è proposto con grandi titoli sullo scoop, immagini, toni “strillanti”, un impostazione colorata della pagina con grafici, tabelle e schede d’approfondimento. Gli articoli clou sono solitamente quelli realizzati per la prima e per l’ultima tappa. Solitamente in occasione della prima tappa “La Gazzetta dello Sport” presenta i favoriti con articoli che partono dalla prima pagina e proseguono all’interno accompagnati da schemi ed interviste; infine vengono passati in rassegna tutti gli altri corridori. Le interviste a volte oltre a parlare del giro si dilungano anche sulla vita privata dei personaggi raccontandone come si suol dire “vita e miracoli”.

Oltralpe la corsa Rosa è minimizzata e vista con un tantino d’ostilità specie su “L’Equipe”, ovvero i fatti sono esposti con molta razionalità ed il tutto sembra più un collage di foto che un articolo. Alla fine della competizione in Italia viene generalmente riassunta tappa per tappa, s’analizzano tutti i personaggi a partire dal vincitore ed è immancabile il resoconto dell’ultima tappa. L’ultima frontiera d’informazione legata al ciclismo è Internet che fa seguire le tappe in tempo reale e dettagliatamente con video, immagini, tempi aggiornati costantemente e la possibilità di streaming. Gli articoli però su Internet sono esaurienti ed al tempo stesso sintetici. Ora siamo giunti al momento di trarre le nostre conclusioni: ormai come per tutte le notizie sono privilegiate quelle tristi e cattive, il ciclismo dopo aver dato vita ai quotidiani sportivi è stato soppiantato dal calcio, ma tutto sommato il “Giro d’Italia” concentra ogni anno su di sé grandi attenzioni essendo parte della nostra storia essendo parte di tutti noi, essendo l’epopea di un popolo, essendo leggenda…

                                                                                                       

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