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Proverbi meteorologici di febbraio

06.03.2013, di Aniello Russo (da “Fuori dalla Rete” – Febbraio 2013, Anno VII, n.1)

Un tempo, il contadino e il montanaro di Bagnoli, per ottenere previsioni del tempo attendibili, ricorrevano all’osservazione di particolari giorni ritenuti carichi di presagi. E non trascuravano di scrutare le giornate (quattro in tutto l’anno, compreso il 4 aprile) che determinavano il tempo nei quaranta giorni successivi (l’evento rinvia ai 40 giorni del biblico diluvio universale). Il primo snodo dell’anno, segnato da forti mutamenti meteorologici, è il 2 febbraio, festa della Candelora:

Cannelòra,
si nun gghiocca e nun chiòve,
n’ate quaranta ne tenìmu ancora.

Nella cultura contadina Candelora è un giorno precursore del tempo futuro: il bel tempo del due febbraio si ripete per tutti i giorni fino al tredici di marzo. E in queste giornate serene il sole penetra ovunque, perché la durata della luce del giorno si è allungata sensibilmente: A frevàru lu sole trase int’a ogni vadda.

Altri proverbi indicano nella medesima giornata della Candelora il confine tra l’inverno e la primavera: A Cannelòra, o jocca o chiove, viernu è ggià foru! Però, basta un tuono ed ecco qua di nuovo l’inverno: Si a frevàru trona, viernu torna.

Le testimonianze dei più vecchi e i detti popolari attestano che in febbraio (curtu e amaru!) si registravano le temperature più rigide dell’anno, tanto rigide da costringere il vitellino a tremare di freddo pure nel calore del ventre materno:

Si frevàru si ggira lu cappiéddu,
nguorp’a la vacca trema lu vutiéddu.


Insomma, quanto al freddo, il mese di febbraio non scherza: gli è sufficiente mettere un cappello di neve alle cime di monti, come Piscacca, per far calare bruscamente la temperatura. E inoltre, se febbraio si adonta (se ncazza), ti raggela le dita e pure le unghie, al punto che non te le senti più:

Quannu frevàru ngrogna,
te faci caré li rienti e ppuru r’ogne.

E meno male che febbraio è corto (frevàru, culu curtu: dalla coda mozzata), perché se avesse avuto la coda lunga, cioè altri tre giorni, avrebbe potuto congelare finanche il vino nelle botti: Si frevàru tenésse tutti li juorni, facésse ilà puru lu vinu int’a la votta.

Se febbraio è un mese freddo e nevoso perché cuore dell’inverno (coru r’ la vernàta), è altrettanto vero che mette fine alle lunghe nevicate: La neve r’ frevàru è cumm’a la nzogna r’ Carnuvàlu, cioè la neve in febbraio si scioglie così come si consumava tutta la sugna a Carnevale, perché l’indomani con la quaresima cominciava il periodo di astinenza dai cibi grassi, che durava fino a Pasqua.

                                                                                                       

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