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La transumanza delle mucche in Puglia

24.03.2015, Articolo di Aniello Russo

La transumanza era, e lo è ancora anche se in misura minore,  lo spostamento stagionale di mucche e pecore dai pascoli di montagna ai pascoli di pianura. La migrazione era imposta dal tempo inclemente degli inverni lunghi e nevosi. Le aree in cui si trasferivano pastori e mandriani erano tre: Terra di Lavoro (per lo più vi svernavano le greggi di pecore), il Tavoliere della Puglia (per lo più le mandrie di mucche) e la Piana del fiume Sele, in provincia di Salerno. Quest’ultima località ci viene confermata dal notaio di Bagnoli Angelo Cione, che nel 1814 registrava la perdita di 24 mucche da parte del bovaro bagnolese Giuseppe Gargano nella Pianura di Eboli.

Per approfondire la conoscenza dell’industria armentizia che un tempo costituiva la parte più consistente dell’economia non solo bagnolese, ma dell’intera Irpinia, nel luglio del 2005 intervistai mio cugino, il mandriano Antonio Branca. Era presente pure il figlio Claudio, macellaio.

Quale la data della partenza per la transumanza in Puglia?

Abitualmente il giorno di S. Caterina, il 25 novembre, oppure qualche giorno prima o qualche giorno dopo, a seconda della stagione e del clima. La data del ritorno dipendeva sempre dal tempo, ma in genere ruotava attorno a Sant’Antonio, cioè il 13 giugno. Così le mucche utilizzavano per sei mesi i pascoli delle nostre montagne e per sei mesi i pascoli in pianura.

Naturalmente si viaggiava a piedi, è così?

Ora a piedi ora in groppa a un cavallo. Chi ci vedeva passare a cavallo diceva: “Ecco i cavalieri del tratturo!” Il trattura era la strada delle greggi e delle mandrie.

Avevi dei garzoni come aiutanti?

Macché! Eravamo  tutti noi di famiglia: io, mio padre Pasquale (lui dice: lu viecchiu), la buonanima (il fratello Tore). In tre conducevamo una mandria di circa 100 mucche, da qui fino a Foggia, per un viaggio che durava almeno tre giorni. Partivamo la mattina, tra le dieci e le undici…

Dove facevate sosta?

La prima fermata  era a Taverna di Guardia., la seconda a Rocchetta e la terza a Foggia se avevamo affittato i pascoli più lontano. Di solito ci fermavamo a Cerignola. A Guardia si arrivava sul far della sera. Rinchiudevamo le vacche in un recinto, mentre noi dormivamo nella taverna. Prima di coricarci cenavamo con un piatto di trainieri (mezzanelli) al sugo di agnello: la chiamavano così perché era la pietanza usuale dei carrettieri.

Quando sei andato in transumanza per la prima volta?

Nel 1944, avevo quindici anni. Per me fu un viaggio avventuroso. Ricordo che per tutto il viaggio stetti attento ai consigli di mio padre e con gli occhi fissi sulla mandria.

Sui pascoli del Tavoliere intrecciavi rapporti con altri bovari?

Spesso noi e i Varallo di Montella ci incontravamo sugli stessi pascoli. I nostri rapporti erano  buoni.  Invece, un bovaro di Picerno (Potenza) era un tipo ombroso e di poche parole, che se ne stava sempre per i fatti suoi.

Dove prendevate alloggio?

In un’abitazione in muratura, che noi chiamavamo “casone”. Gli altri pastori per lo più si adattavano a vivere in capanne di legno o addirittura in pagliai. Dopo aver munto le mucche, dal latte ricavavamo la ricotta, la mozzarella, la scamorza e il caciocavallo. E la lavorazione era effettuata in un locale del casone.

E le mucche dove le tenevate?

Noi tenevamo le vacche allo stato brado, cioè erano libere, andavano da sole sui pascoli; non avevamo cani da guardia. Le mucche che avevano un vitellino allo stazzo, durante il giorno venivano ad allattarlo e poi tornavano a pascere. Ne tardo pomeriggio facevano tutte ritorno al casone; dopo averle munte, le rinchiudevamo nel recinto per la notte.

Come vi regolavate con il tempo mutevole, a che cosa ricorrevate per le previsioni del tempo? (Interviene il figlio Claudio, che riferisce una pratica di divinazione con una certa incredulità)

Altri bovari pronosticavano il tempo dalla posizione che assumono le mucche nella notte tra il cinque e il sei agosto: se le bestie si stendono sull’erba tutte sullo stesso fianco, vuol dire che l’inverno è prossimo e che durerà più del solito.

Insomma, potevate prevedere la caduta della pioggia? (Interviene ancora Claudio)

Qualcuno diceva che bastava osservare il bue: se nel tirare il carro leccava il timone, era segno che era imminente la pioggia.

Ricordi qualche racconto che hai sentito durante la transumanza?

Mio padre, tuo zio Pasquale, ne conosceva tanti… ma io non ci badavo, tutto preso com’ero dalla fatica: il governo delle mucche e della lavorazione del latte la sera ci consegnavano stanchi al letto. Mi ricordo solo qualche proverbio: Chi nunn’è natu ncasa/ nu’ ngi ha dda trase (chi non è nato in questa casa, non ha il diritto di entrarci)…

Le donne non venivano mai con voi in Puglia?

Macché! La femmena tène li capiddi luonghi e la scienza corta

                                                                                                       

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