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La galaverna di nebbia e di pioggia

05.04.2016, Rubrica meteo di Michele Gatta (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)

Fenomenologia innocua la prima. Più insidiosa la seconda.

galaverna-nebbia-pioggiaTante volte ci siamo trovati difronte a delle bellezze naturali che tanto ci hanno impressionato. Una delle tante è sicuramente la visione di territori imbiancati da una velo “bianco”, che in contrasto con il cielo azzurro, rende il paesaggio veramente fiabesco. Quante volte sull’altopiano del Laceno abbiamo visto tali scenari? Magari anche con temperature rigide, ma che in assenza di ventilazione, permettono di fare anche delle passeggiate in uno scenario da paesaggio nordico. Il contrasto fra il bianco, l’azzurro del cielo, e il colore del sole, permette di fare delle fotografie che restano negli archivi dei tanti appassionati della fotografia.

Ancor di più troviamo nelle pianure del nord. Qui in certi contesti climatici abbiamo addirittura scenari alquanto estremi. Alberi totalmente ghiacciati che sembrano di cristallo, immobili. Fili della luce anch’essi ricoperti da una pattina di ghiaccio più o meno spessa; persino i prati attorno sono bianchi, ma non si tratta di neve. E’ il fenomeno della galaverna. Indubbiamente un fascino particolare che può trasformare un semplice bosco in una “foresta incantata”.

Volendo analizzare il fenomeno in maniera tecnica, possiamo distinguere due tipi di galaverna: la galaverna di nebbia e quella di pioggia. La galaverna di nebbia non è mai dannosa per le piante. Essa si forma quando la temperatura esterna risulta al di sotto dello zero e la zona presa in esame viene coperta da una formazione nebbiosa. Le minuscole goccioline che formano la nebbia si mantengono allo stato liquido anche se la temperatura dell’aria risulta negativa. Quando queste goccioline vengono a contatto con i rami degli alberi, che presentano anch’essi temperatura negativa, si ha il loro congelamento. Tutto ciò determina una galaverna soffice che ammanta le piante come se fosse neve. In questo caso il peso che si viene a creare sugli alberi non è mai eccessivo e gli schianti a terra o le rotture di rami sono scongiurate. Questa situazione si riscontra frequentemente sulle pianure del nord in inverno, quando l’Italia si trova sotto una zona di alta pressione. Il fenomeno della nebbia che gela, si produce principalmente nelle campagne, lontano dai grossi centri abitati che fungono da isole di calore.

Due parole anche sulla galaverna da pioggia. Si forma quando una precipitazione risulta piovosa anche con temperature al di sotto dello zero. In inverno può capitare benissimo che uno strato di aria fredda a temperatura negativa rimanga intrappolato in prossimità del suolo. Se in quota la temperatura risulta positiva, la precipitazione che ne deriverà non potrà essere nevosa, ma piovosa. In questo caso il diametro delle gocce risulta molto superiore a quello delle goccioline presenti nella nebbia, con conseguente maggiore congelamento delle strutture esposte. Il procedimento di formazione della galaverna di pioggia è uguale a quello della galaverna di nebbia, cambia solo la quantità di acqua che cade dal cielo. Due ore di galaverna di pioggia sono già più che sufficienti per determinare i primi schianti a terra e rotture di rami. Se il fenomeno persiste per ore, il peso del ghiaccio che si deposita sugli alberi è in grado di “radere al suolo” un intero bosco. Anche i fili della luce, come già accennato in precedenza, possono appesantirsi a tal punto da rompersi. Quindi, in sostanza, solo la galaverna di pioggia (o il gelicidio) può determinare grossi problemi. La galaverna di nebbia, invece, risulta solo un fenomeno molto bello a vedersi ed assolutamente innocuo.

                                                                                                       

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