San Pantaleone, la grotta rivede la luce
21.04.2011, Il Mattino (di Annibale Discepolo)
A Bagnoli sarà restaurata l’antica cappella ruprestis che scruta il vallone del Caliendo.
Decisamente una perla. Incastonata in un contesto storico-ambientale-naturalistico come pochi, il Laceno. Ecco perchè la missione degli architetti Patrizia Cocozziello e Walter Lepore di recuperarla, in questi giorni che celebrano la Pasqua diventa anche una sorta di Passione come quella cinematografica, cruda, sglabra ma per questo somma, di Mel Gibson, essendo il luogo e tappa finale di una processione dedicata al santo al quale è dedicata.
Parliamo della cappella rupestris di San Pantaleone, ricavata in una grotta naturale di roccia calcarea, sita sul costone roccioso che fiancheggia il lato sinistro del Vallone Caliendo dov’è situata l’uscita dell’inghiottitoio del Lago Laceno, usata da anni come ingresso per le famose grotte omonime. Impossibile non rimanere estasiati dal luogo, calamitati da una bellezza a tratti irreale che flirta con panorami mozzafiato in cui l’anima è rapita da cotanta bellezza. Forse sarà anche la cifra di una fede che pervade, popola, ammanta i luoghi che proprio in questa grotta avevano un terminale fino al 1950, di una processione di grande suggestione che vedeva protagonisti i pellegrini, che qui raccontano essere tanti, percorrere il tratturo con il capo cinto da una corona di spine a simboleggiare il martirio patito dal Santo, per crudeltà paragonabile a quello del figlio di Dio.
La grotta-cappella che versava in uno stato di abbandono totale, vittima dell’incuria del tempo, specchio di superficiliatà senza attenuanti da parte dell’uomo, grazie alla passione ed all’amore ed al rispetto che dovrebbe albergare in amministratori attenti e sensibili verso un patrimonio culturale, storico e naturalistico che spesso viene però dimenticato per meccanismi oscuri probabilmente più figli dell’ignoranza che della scelta, ora però sarà riscoperta. Una massiccia dose di merito va al sindaco di Bagnoli, AnielloChieffo e della sua amministrazione che hanno puntato la prua del restauro, affidato agli architetti Cocozziello e Lepore, verso questo luogo magico e non solo di fede, che è belvedere di uno degli scorci più belli e suggestivi d’Irpinia e che, in una logica imprenditoriale che ogni comune dovrebbe considerare, quella della valorizzazione di un patrimonio di cultura e natura, può diventare trampolino di una progettualità turistica in chiave di sviluppo economico.
L’opera di recupero, iniziata il 10 gennaio scorso e che in un cronoprogramma dovrebbe terminare in 365 giorni, riguarda la cappella che si trova a circa 910 metri, scavata interamente in una grotta naturale, oggi usata, purtroppo, come ovile e ricovero di capre selvatiche. Gli interventi sono stati concepiti in termini di manutenzione dell’esistente con tecniche di miglioramento non invasive, senza alterare, nè modificare la sagoma e le dimensioni di nessun manufatto, come pure il consolidamento del paramento murario di accesso che rispetterà quelle originarie della secolare apertura di ingresso. Che di inequivocabile restauro conservativo si tratti, lo certifica il rispetto per la scelta dei materiali per gli interventi che non alterano il cromatismo del paesaggio e che sono stati nella maggior parte recuperati in loco per non tradire la memoria di un territorio e di una cultura che meritano rispetto e riconoscimento. A dimostrarlo, i conci di pietra calcarea, malta a base di calce, legno per la passerella in lamellare che svolgerà il ruolo di ponticello non invasivo sul tratto di costone crollato che porta alla cappella, la messa in opera di un cancelletto d’ingresso in ferro dalle forme semplici e poco impattante senza vetro o altra specie di chiusura. E il tutto, attraverso tecniche di intervento tradizionali.
E poi c’è un altro particolare assolutamente da non sottovalutre e che certifica come questo progetto, finanziato con fondi PSR della Regione Campania 2007/2013, rispetti e favorisca un ecosistema, considerando gli «ospiti» di questi scenaari naturali fiabeschi. All’interno della grotta, infatti, l’eventuale presenza di chirotteri tutelati dalla direttiva 92/43/Cee «Habitat» è stata ampiamente prevista e garantita con interventi il cui impatto ambientale è praticamente quasi nullo e non impedirà assolutamente il passaggio dei chirotteri, parte integrante di un paesaggio assolutamente da recuperare e valorizzare. E questo primo atto ne è esempio encomiabile.
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31.08.2008 – La visita di Palazzo Tenta 39 …
Alla riscoperta del nostro territorio – Escursione alla Grotta di S. Pantaleone
Note di Mimmo Nigro:
Nulla è stato lasciato all’improvvisazione: il presidente del Circolo speleologico “G. Rama” Raffaele Basile, ed alcuni dei suoi più stretti collaboratori hanno adottato tutte le misure necessarie per la messa in sicurezza degli escursionisti dilettanti. Il percorso è breve ma da mozzafiato. Panorama naturalistico eccezionale. Un solo tratto si è rivelato particolarmente impervio (ed insuperabile per qualcuno …). La grotta ha al suo interno, nella parte centrale, i resti di un altare risalente agli inizi del 1700. In questa piccola cavità naturale è stata celebrata messa nel 1722, così come segnalato da scritta in latino incisa sulla roccia entrando a destra. In fondo alla grotta, nella parte alta, al di sopra dell’altarino una famigliola di capre allo stato brado (4 capi), un po’ innervosite dalla inattesa, quanto indesiderata, visita. Si ringrazia per l’invito (ad personam) e per la disponibilità il team del Circolo “G. Rama”.
E’ sconsigliata la escursione in assenza di persone qualificate alla guida.
LA PROPOSTA …
Relazione grotta di San Pantaleone (a cura di Carlo Trillo ’71)
LE FOTO …
Bellissimo progetto, complimenti vivissimi agli architetti. Ora aspettiamo gli altri progetti per Laceno, sopratutto di quelli per gli impianti sciistici di cui non si parla più da un po’ di tempo.