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Sale il numero di ovini morti in Irpinia affetti da lingua blu

25.07.2016, Ottopagine.it (di Gianni Vigoroso)

Pecore-LacenoLo hanno già battezzato il triangolo della morte: Bagnoli Irpino, Volturara e Chiusano San Domenico. Nelle ultime ore è ulteriormente salito il numero di ovini affetti dal virus della lingua blu. La situazione si fa sempre più preoccupante nella Valle del Dragone, dove nonostante le rassicurazioni giunte anche in ambito sanitario, veterinario, sta calando sensibilmente la produzione e l’acquisto dei prodotti caseari pur non essendoci pericoli per la salute umana.

Ad oggi non è dato sapere il numero delle pecore potenzialmente infette, con una mortalità accertata che sta interessando molti allevamenti dell’alta Irpinia. Per quelli a rischio c’è il divieto di ogni spostamento degli animali. Sono oltre 217mila i capi ovini in Campania, 37mila in provincia di Avellino.Oltre 300 animali morti in Irpinia, tra Bagnoli e Laceno.

Un danno economico considerevole per gli allevatori. Gli ovini colpiti dal virus devono essere inceneriti, i costi sono notevoli e molti pastori, evitano di denunciare.

Le cause non sono ancora chiare ma molti allevatori attribuiscono le colpe ai pesticidi e al lancio di mosche a difesa dei castagneti. “Fa paura più la burocrazia, che la malattia. Qualcuno dovrà pagare per i danni agli allevatori”, ha denuncia to qualche giorno fa a Bagnoli Irpino, il direttore di Coldiretti Campania e Avellino,Salvatore Loffreda.

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25.07.2016, Il Mattino

Limone: lingua blu: per ovini e bovini produzione a rischio

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Il commissario dell’Istituto Zooprofilattico avverte: nessun problema per l’uomo, serve denunciare subito.

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Antonio Limone-Il-commissario-dell-Istituto-Zooprofilattico“L’unica strada per fermare il blue tongue, malattia della lingua blu, è la denuncia dei focolai infetti da parte degli allevatori all’insorgere dei primi sintomi della patologia.”

Antonio Limone, commissario dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, spiega la gravità del problema, indicando come unica strada per tamponarlo la sinergia tra associazioni di categoria, allevatori e istituzioni competenti, a partire dal Ministero della Salute, al Centro di riferimento nazionale di Teramo, al servizio veterinario regionale fino ai veterinari delle aziende sanitarie locali.

“Ci troviamo al cospetto di una malattia infettiva, ma non pericolosa per la salute dell’uomo. – dice – È, però,  una patologia che può mettere in ginocchio le produzioni che derivano dagli ovini dai bovini: latte e derivati, carne e lana. Non è semplice sconfiggere ventisette stereotipi diversi e l’agente vettore: il culicoide, ovvero la zanzara infettante, che può spostarsi per quasi 200 km al giorno e diffondere la malattia.”

Si tratta, quindi, di una patologia che ha tantissime sfaccettature e soprattutto si presenta in modo diverso a seconda della specie che colpisce?

Per i bovini è meno mortale, a differenza degli ovini e dei caprini he invece sono più colpiti e riportano maggiori danni e maggiore mortalità. Anche in questo caso, comunque bisogna approfondire lo stato sanitario del gregge al momento del contagio per analizzare gli effetti conseguenti della malattia. Una cosa è certa: un animale malato non fa latte e una volta dimagrito e defedato non produce carne. A rischio, inoltre, la movimentazione degli animali, che dopo essersi ammalati non possono spostarsi.

La patologia, in caso di mancato o troppo lento intervento, comporterebbe danni ingenti alle diverse filiere enogastronomiche, basti pensare ai possibili effetti sulle produzioni dei formaggi di qualità, dal rinomato carmasciano al caciocavallo podolico. L’innalzamento delle temperature rischia di favorire una diffusione più veloce dell’infezione, che nella stagione estiva riesce a fare più vittime.

È una malattia ormai endemica di origine esotica, proveniente dal Nord Africa e che oggi trova diffusione nei nostri territori per effetto del fenomeno della tropicalizzazione. Non escludo che il gran caldo di questi giorni, purtroppo, possa far aumentare i contagi. Il cambiamento climatico, in tali fenomeni, ha un incidenza rilevante.

Come fronteggiarla?

La priorità è la denuncia. Chiunque si ritrova un animale infetto lo deve segnalare, in tempi rapidi, alle autorità preposte. Soltanto così possiamo aggiornare la mappatura della malattia sul territorio ed effettuare azioni mirate. Altro aspetto fondamentale è l’attività di prevenzione. Le vaccinazioni sono indispensabili per tutti, ma costano troppo, prevengono e non curano, funzionando soltanto per quei sierotipi per i quali vengono prodotte.

Condividete la volontà di un confronto istituzionale urgente e costante per coordinare le attività sanitarie, affinare le strategie di lotta e verificare cosa accade sui territori?

Certo, soltanto così si può tentare, se non di eradicare completamente, almeno di limitare i danni di una malattia infettiva, che rischia di penalizzare interi nuclei familiari e comunità che vivono grazie ai propri allevamenti, come nel caso della provincia di Avellino, dove molti giovani, ultimamente di più rispetto al passato, hanno investito le proprie energie in un comparto che possiede oggettive potenzialità di reddito.

Edoardo Sirignano

                                                                                                       

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