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Cattedrali nel deserto

11.05.2013, L’inchiesta (di Federico Lenzi)

Un paese deserto, un paese in rovina che crolla e si sbriciola con l’inesorabile scorrere del tempo. Un paese fantasma, strutture che l’uomo ha prima costruito e in cui dopo non ha mai messo più piede. Edifici costati tantissimo o edifici di valore dal punto di vista storico. Come avrete ben capito questa volta non parliamo di ruderi abbandonati da valorizzare, ma di costruzioni recenti che oserei chiamare vere e proprie cattedrali nel deserto. Alcune sono abbandonate perché non abbastanza comode e perché obsolete, mentre altre sono state progettate per erogare servizi superflui o non sono mai state gestite seriamente. Stiamo parlando di tantissimi edifici: alcune sono case abbandonate, altre strutture pubbliche e altre ancora della curia (ognuno ha le sue).

Molti osservando il paese dall’Ofantina avranno notato le sue dimensioni: Bagnoli Irpino paese di 3300 anime è grande quasi come Montella che ne ha più di 8000. Come mai il nostro paese è grande quanto un centro abitato che ha più del doppio degli abitanti? La risposta è semplice: alcuni a Bagnoli hanno solo la residenza e molti avendo un pezzo di terra costruiscono una casa. In questo modo nelle campagne sbucano nuove abitazioni come funghi e il centro del paese viene abbandonato.

Nel centro storico, in particolare sulla Giudecca, ormai o si abbandonano le case che divenute pericolanti vengono abbattute parzialmente dal comune o si eliminano le antiche facciate e i bellissimi portali in pietra a favore dei moderni canoni d’architettura. Le case sfitte o invendute sono molte. Ormai lì non abita quasi più nessuno: molte case sono usate come canili e molte altre sono fatiscenti. Ad esempio della casa del pittore D’Asti situata sulla sommità della Giudecca restano solo le mura esterne essendo collassata su se stessa all’interno. I resti della cittadella medievale sono ben visibili e si possono ancora recuperare (come ho già scritto in un altro articolo) per proporla come meta turistica. Non è impossibile restaurare e riportare tutto a com’era prima del sisma del 1980. Certamente non si può accollare la colpa di quest’esodo dal centro storico al povero cittadino bagnolese che giustamente fa ciò che gli è più comodo e conveniente. Pertanto servirebbero semplicemente dei fondi per incentivare una rivalutazione e un piano di sviluppo della zona. Inoltre, le numerose abitazioni che sorgono nelle campagne alla lunga deturperanno un paesaggio bellissimo situato in un parco regionale.

Per quanto riguarda le costruzioni private salendo al Laceno la situazione è un po’ diversa. Si sente spesso dire che sull’altopiano scarseggiano i posti letto, eppure guardandosi intorno gli alberghi abbondano. In un mondo sempre più connesso hanno grande importanza i siti d’opinione online, il più importante e il più frequentato per quanto riguarda le strutture ricettive è “TripAdvisor”. Facendosi un giro su questo noto sito notiamo che molte strutture sono assenti, alcune delle più blasonate dell’altopiano hanno una pessima fama (maleducazione, imbrogli, incapacità gestionale, cibo in scatola o insufficiente, stanze gelide) e solo quelle di recente apertura hanno buone recensioni. In alcuni casi tutto è rimasto fermo a quegli anni in cui c’era un maggior flusso di turisti, mancano innovazione e prezzi ragionevoli. Bastano semplici interventi per rendere più attraente e al passo con i tempi la località, di conseguenza  aumenterebbero anche i profitti. Meglio incassare meno che avere le stanze vuote. Ad esempio è mirabile l’iniziativa di scontare gli skipass quando non tutte le piste sono aperte, ma mancano iniziative che intrattengano anche dopo lo sci e pacchetti sconto per invogliare il turista a trascorrere una o più settimane sulle piste (nessuno pagherebbe 20 euro al giorno a persona per sciare una o più settimane).

Oltre all’albergo sul lago dove i lavori di recupero del fabbricato per usarlo come museo dovevano essere iniziati da un bel pezzo, quello che sembra il vero simbolo del Laceno che fu e della sua decadenza sembra essere il maestoso hotel/residence “4camini”. Una struttura a quattro stelle con piscina, campi da tennis, discoteca e tantissime camere che dopo l’incendio di qualche anno fa è solo un gigante in cemento. Non bisogna essere esperti per capire che è quasi impossibile recuperare quell’edificio, perché ci vorrebbero investimenti colossali. I residence sembrano quasi una città fantasma, i negozi che c’erano nella sua piazzetta o sono sfitti o sono chiusi, la discoteca non è molto usata e la palestra che si trovava al piano superiore è chiusa. L’intera struttura mostra segni di decadenza: ci sono moltissime infiltrazioni, ma non essendoci un accordo tra i vari proprietari non si può procedere all’attuazione del progetto di ristrutturazione dello stabile.

Passando alle strutture pubbliche inutilizzate, restando a Laceno, ne troviamo di bellissime. Al centro della piana, circondato da pini, troviamo il “Casone”: rifugio per pastori in tempi remoti ha subito vari ampliamenti nel corso dei secoli. La struttura interamente in pietra (secondo una planimetria di “Appennino Picentino”)  conta sei stanze al pian terreno e sei al superiore. La caserma “G.Patroni” costruita all’inizio del secolo durante la sistemazione dei boschi e delle sorgenti e usata dall’esercito in tempi di guerra è stata chiusa a lungo, ma attualmente è in comodato d’uso al circolo speleologico. La struttura simbolo dello sperpero è però la famigerata “Rotonda sul mare”. Si parla già di quest’edificio in “Bagnoli antico e moderno attraverso le immagini” e s’iniziò a costruirlo nel 1970 per ospitare netturbini, vigili e uffici turistici credendo in un grande sviluppo turistico della zona. Lo scheletro in cemento ha lasciato il posto alla struttura attuale solo alcuni anni fa. Al giorno d’oggi andando dietro l’hotel “La Lucciola” possiamo ammirare questo splendido edificio a forma d’igloo e rivestito da costose pietre. Dal 2010 si parla di un suo recupero come centro multimediale e  d’informazione sul Laceno, ma è ancora chiuso. Gli edifici abbandonati a se stessi sul Laceno possono subire atti di vandalismo come accaduto all’albergo sul lago.

La strada che porta dall’altopiano a Lioni, al monte Piscacca e al Belvedere è stata allargata recentemente. E’ stata anche abbellita con guard-rail colorati e muretti in pietra, eppure mancano le reti per contenere le frane. Per allargare la via si è scavato nella roccia che senza protezione frana sulla strada occupando la carreggiata. Se si stacca una frana o se mentre un’auto si sposta nell’altra corsia a causa delle pietre sopraggiunge un altro veicolo a forte velocità c’è il rischio che qualcuno si faccia seriamente male! Non si potevano evitare i muretti in pietra o i guard-rail marroni e prendere le dovute misure di sicurezza? Un anno fa, se ricordo bene, si aprì una voragine lungo quella strada subito dopo una curva a causa del dissesto idrogeologico della zona. Arrivando a Laceno s’incontrava un bellissimo viale alberato che nelle settimane passate è stato “potato”, ovvero hanno stroncato gli alberi lasciando solo orrendi spogli tronchi, così una delle strade più belle dell’altopiano è divenuta la più brutta e i tronchi tagliati sono caduti nelle terre degli agricoltori distruggendo recinzioni e cancelli. I viali alberati abbelliscono di molto la località, perché non farne di nuovi invece di rovinarli?

Ritornando a Bagnoli non possiamo non menzionare il maestoso cinema comunale: struttura con ben duecento posti in platea e cento in galleria. Rispetto alle sale del vicino multisala di Lioni gli mancano solo nuove poltrone e un buon impianto audio (nulla d’impossibile) e a confronto con il cinema di Montella è nettamente superiore. Questo cinema è usato solamente nelle vacanze natalizie, per quindici giorni l’anno! Si sono fatti vari tentativi per darlo in gestione, ma come accaduto per il chiosco in villa non si è concluso nulla. Presumibilmente si riuscirebbe a cederli solo in cambio di una percentuale sui ricavi netti che se ne trarranno. Comunque al momento non costa nulla usarlo come teatro ed affidarlo più spesso alle gradevoli manifestazioni organizzate dal “Gruppo Giovani” che oltre ad attirare moltissimi paesani rompono la consueta noia delle serate bagnolesi. Ad esempio si potrebbero organizzare gare tra le varie compagnie giovanili teatrali dei paesi vicini. Il teatro più vicino è ad Avellino e riscuote un gran gradimento tra la popolazione che sempre più spesso riempie la sua sala. Facendo un giro per le scale d’emergenza e osservando lo sporco sui pavimenti del balcone si nota come ad usufruire dell’edificio siano solo i piccioni e qualcuno per bere e fumare.

Andando dall’altra parte del paese troviamo i laboratori della scuola tecnica industriale: grandi cupoloni ormai chiusi da anni che stanno iniziando a sgretolarsi e in cui è nato perfino un albero. Alcuni anni fa nella struttura erano alloggiati alcuni reperti appartenenti al convento di S.Domenico. Voci di piazza sostengono che in quella struttura ci sia dell’amianto, ma si spera siano solo voci. Auspico che in futuro non si sacrifichi lo spazio verde per fare dei posteggi, come accaduto a quello che si trovava sopra il campetto di fronte la canonica. Un parcheggio si potrebbe fare eliminando questi cupoloni, in fondo è il verde che caratterizza Bagnoli e lo differenzia dalla città. I turisti vengono qui d’estate per respirare un po’ d’aria pura non di certo per parcheggiare. Il verde in un centro urbano è utile, è bello e non è mai troppo. Non possiamo e non dobbiamo cementificare tutto.

Tempo fa si aggiustò parzialmente il sentiero che unisce la via che passa per la chiesa della Pietà alla località “Crisci” facendo uno steccato in legno e gettando un po’ di cemento sulla prima parte del percorso in pietra (le buche sono rimaste sotto il cemento). Questo percorso andrebbe rivalutato: è ottimo per passeggiare o per andare in bicicletta essendo troppo stretto per le auto e in aggiunta si affaccia su un bel panorama. Tuttavia è stato totalmente trascurato e d’estate attraversandolo in bicicletta ero costretto a piegarmi sul manubrio per schivare i rami, inoltre alcuni paesani ne hanno approfittato per tagliare e portare via quasi tutti i pali dello steccato! A Laceno è pratica comune quella di rubare gli steccati, periodicamente ne vengono costruiti di nuovi che in meno di un anno sono tagliati e portati via. Di questo passo ci manca solo che si arrivi al punto di tagliare direttamente le panchine per avere legna da ardere!

La rete idrica non è in ottimo stato: necessiterebbe di interventi per ridurre le perdite, per far arrivare più acqua e meno terra nelle case dei concittadini e magari per creare serbatoi onde fronteggiare i periodi di siccità. Mi capita spesso di vedere il camion della ditta che spurga le fogne all’opera in paese, questo mi lascia presupporre che neanche queste siano molto efficienti.

Parlando degli edifici di proprietà ecclesiastica ho deciso di partire da quello meno conosciuto: la biblioteca parrocchiale “Domus Deorum”. Questa costruzione si trova a pochi passi a sinistra dall’uscita piccola della Chiesa Madre ed è anche conosciuta come congrega dei nobili. Fu eretta nel 1612 dai monaci verginiani per conto del capitolo onde far concorrenza ai domenicani, nella cappella si riunirono le persone più colte e influenti del paese (i nobili) e vi si trovava il quadro che ora è esposto nella Chiesa Madre sopra la teca che contiene il “Cristo morto” del Venuta. L’edificio è formato da uno stanzone al pian terreno che un tempo ospitava la redazione del giornalino parrocchiale che provvedeva anche a tenere aperta la biblioteca al piano superiore. A causa della pavimentazione in plastica non si sa se al di sotto (essendo sopraelevata rispetto al livello della strada) ci siano altri ambienti. L’aspetto originario della cappella è stato stravolto attraverso ristrutturazioni successive. La biblioteca parrocchiale fu allestita con grande impegno e grande passione da don Remigio Maria Iandoli nel secolo scorso e annovera più di tremila volumi che trattano qualsivoglia argomento. A nulla è valso l’impegno di don Remigio, la biblioteca è stata dimenticata dal popolo bagnolese e pertanto è sempre chiusa.

Un altro fulgido esempio di struttura che non ha giovato ne al prossimo e ne alla comunità, ma solo alle tasche delle imprese edili era la canonica parrocchiale che sorgeva a pochi passi dal cinema comunale e che ora è stata demolita. Questa struttura fu usata solo per accogliere gli sfollati dopo il terremoto del 1980, in seguito è stata trascurata minando l’incolumità dei passanti! Quest’autunno grazie ad un investimento di 700.000 euro con i fondi dell’”Otto per mille” è stata rasa al suolo e presto ne verrà innalzata un’altra. Si spera che questa nuova canonica non abbia lo stesso destino di quella che l’ha preceduta e che se vi verrà trasferito il catechismo i locali in cui si svolge ora non facciano la fine dei tanti edifici menzionati in quest’articolo.

A Bagnoli oltre a tante opere inutilizzate di recente costruzione ce ne sono tante antiche che cadono a pezzi, invece che costruire nuove infrastrutture si dovrebbe prima iniziare a recuperare e a valorizzare quello che già abbiamo. Come non dimenticare il convento di S.Domenico, il Castello Cavaniglia, il Castello Longobardo, la chiesa di San Lorenzo, le mura, la torre, le tante statue a San Giuseppe, l’arte sacra che non si può esporre per mancanza di strutture adeguate, l’affresco della chiesa della Pietà che sta svanendo, le tante cappelle di campagna, le grotte del Caliendo, ecc ecc…

Come avete notato nel nostro paese di risorse non sfruttate e sprechi ce ne sono tanti, ma solitamente in campagna elettorale di queste cose non se ne parla adeguatamente. Su questi argomenti dovrebbero incentrarsi le dispute: sui problemi, sulle cose che non vanno, dovremmo affrontare le varie questioni e dire cosa avremmo fatto e cosa faremo su una problematica. Ribassarsi ad offendersi reciprocamente è inconcludente. E’ pazzesco avere tanta roba da restaurare e spendere milioni in opere che non entreranno mai in uso. Su molte di queste strutture si paga l’Imu, allora perché non cercare di sfruttarle in qualche modo? Se non sappiamo spendere bene i soldi pubblici e far fruttare ciò che già abbiamo come potremo mai progredire?

Chissà che sorte sarebbe toccata alla piscina e all’istituto alberghiero (sul modello di quello di Roccaraso o di Spoleto) che dovevano sorgere a Bagnoli e sono stati ceduti ad altri paesi limitrofi… Indubbiamente non tocca a noi giudicare, sarà il tempo a rivelarci la saggezza o l’erroneità di queste scelte. Considerando che non siamo Pino Abete e non abbiamo la pigna da consegnare, non ci resta che sperare che almeno l’apertura delle grotte sulla piana, il museo che sostituirà l’hotel sul lago e il colossale progetto della monorotaia che sta per vedere la luce non facciano la stessa fine delle infrastrutture di cui vi ho narrato.

Nell’intervista uscita sullo scorso numero l’assessore ai lavori pubblici della giunta Chieffo ha comunicato che ci sono vari progetti per il recupero di alcune di queste strutture e la lista rivale porta addirittura il quartiere fantasma della Giudecca nel simbolo del suo partito: staremo a vedere se queste rimarranno solo azioni di propaganda o diverranno fatti…

In ultimo ci tengo ad aggiungere che con miei articoli mi limito solamente a raccontare la realtà che documento sempre con foto e citando i libri su cui mi sono documentato. Le mie idee sono a disposizione di tutti, ma ribadisco che i miei scritti non hanno fini politici!

Il reportage fotografico

(Bibblioteca Parrocchiale, Giudecca, Cinema Comunale, Rotonda, Canonica, Cupoloni …)

                                                                                                       

1 Commento »

  • Lucarchitec scrive:

    Il problema è che qualsiasi cosa si fa si pensa a come fare soldi (ma non ne avete abbastanza?)…le gestioni si danno a costo zero! I servizi si fanno per il pubblico e per la cittadinanza, non per avere soldi! Ma questo non si riesce proprio a capirlo! Un investimento riporta migliaia di euro in cassa con il passare del tempo…ma nulla questo non entra proprio in testa! Ottimo intervento Federico!

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