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Turismo ambientale: Laceno peggio del Rwanda!

22.12.2014, Note alla convegno “Avifauna dei Monti Picentini …” (di Federico Lenzi)

Si è svolta sabato la seconda e ultima conferenza sulla montagna organizzata da “Palazzo-Tenta39”. Questa volta si è parlato del progetto di riqualificazione del lago Laceno soffermandosi sull’aspetto avifaunistico e sul relativo turismo ambientale. Si è parlato di un progetto di riqualificazione e di rilancio del Laceno che potrebbe realizzarsi molto più facilmente delle piste, eppure l’adesione della popolazione è stata scarsa!

Gli esperti dott. Maurizio Fraissinet, presidente dell’”ASOIM” (Associazione studi ornitologici Italia Meridionale) e fautore della legge nazionale sulle aree regionali protette, e la dott.ssa Danila Mastronardi, vice-presidente dell’”ASOIM” ed esperta in avifauna, sono venuti a presentare un progetto che potrebbe portare lavoro e ricchezza alla popolazione di Bagnoli; eppure questa stessa popolazione riesce soltanto a starsene in piazza lagnarsi senza fare il minimo sforzo! Si aspetta perennemente che qualcun altro faccia qualcosa, ma questo qualcun altro ha nome “nessuno”.  L’Europa è pronta a dare alla nostra comunità i fondi per lo sviluppo economico dell’area come riserva, ma loro sono pronti solamente a saccheggiare la montagna e a farsi multare dell’Europa. Sappiamo benissimo che se si parlava di caccia avevamo il sold-out e quest’atteggiamento autolesionista del nostro paese ci arreca molto dispiacere.

Prima della conferenza è stata esposta una mostra fotografica sull’avifauna del Laceno a cura di “Laceno Bello Naturale”, a cui vanno i nostri ringraziamenti per la collaborazione.

In apertura ha preso la parola il sindaco dott. Filippo Nigro, il quale ha sottolineato ancora una volta come il Laceno sia un’immensa risorsa per Bagnoli e come il turismo stia vivendo una svola green. Infine ha assicurato un grande impegno da parte della giunta sul tema.

Il dott. Maurizio Fraissinet, prima d’iniziare, ha presentato e donato alla giunta il suo libro sulle specie in via d’estinzione in Campania. E’ stato il promotore della legge n. 33 sui parchi regionali, la prima dopo quella nazionale. E’ stato anche presidente del “Parco del Vesuvio” e ha perimetrato l’area del nostro “Parco Regionale dei Monti Picentini”.

L’Italia essendo situata tra Europa ed Africa è il paese europeo con la più grande biodiversità del continente. Eppure fino agli anni novanta non avevamo leggi per proteggere la nostra biodiversità. Quando uscì nel 1993 le legge n.33 sui parchi regionali fu considerata la migliore al mondo, ma negli ultimi venti anni è stata ripetutamente mutilata. Fraissinet ha spiegato come i divieti posti dai parchi (incubo di amministrazioni e cittadini) sono spesso luoghi comuni e pregiudizi: il parco interviene per evitare disastri naturali. Se si ha un abuso edilizio il presidente del parco può imporre con la forza il risanamento a spese dell’abusivo. Infatti, periodicamente si hanno frane ed alluvioni concentrate in aree non protette soggette ad un’edilizia selvaggia.

I parchi naturali vengono istituiti per aiutare le popolazioni locali e l’ecosistema, si conservano i paesaggi e l’architettura con la sua storia e si promuovono i prodotti tipici del parco (l’allevamento e l’agricoltura sono quindi una risorsa). Sono un bene per l’intera popolazione mondiale che vive in zone inquinate e che necessita di aree salubri per purificarsi. Conservare il parco significa attrarre ricchezza.

L’art.7 della legge 33 del 1993 sui parchi regionali prevede per i comuni ubicati (anche parzialmente) in aree protette  la precedenza assoluta nell’ottenere i finanziamenti. Quindi Bagnoli può ottenere facilmente fondi per il restauro di centri storici e monumenti, per attività culturali, per il risanamento delle aree, per attività sportive eco-compatibili e per progetti di valorizzazione delle aree rurali; ma non di certo per progetti invasivi come funivie o centri commerciali.

Fraissinet evidenzia come il parco non fu dato in gestione ai comuni, ma a un ente costituito da tecnici qualificati. Occorrono figure come il geologo, il naturalista, il botanico e lo zoologo che i comuni montani spesso non hanno. Per i comuni fu creato un altro organo denominato “Comunità del parco”. Quest’organo da quando non è più rappresentativo, ma collabora attivamente con i parchi ne ha segnato il loro inesorabile declino!

La regione Campania è quella con il maggior numero di aree protette in Italia (circa il 25%). Tuttavia, passati gli anni 90’ sono rimaste unicamente sulla carte: non c’è stata più valorizzazione e promozione del parco con i suoi prodotti tipici. A detta de dott. Fraissinet negli anni 90’ i presidenti erano tecnici del movimento ambientalista, poi è iniziata la pratica di dare le cariche a politici trombati totalmente incompetenti. Questa pratica va contro gli interessi delle popolazioni indigene a cui è negato un vero sviluppo.

Se non si provvede a dare un piano di gestione alle nostre aree “Sic” e “Zps” l’Europa potrebbe toglierci i fondi, che attualmente nemmeno stiamo utilizzando appieno.

Bagnoli deve sapere che nel mondo esistono tour operator che lavorano solo per i parchi nazionali e per le aree protette. Ci sono milioni di turisti che girano i continenti alla ricerca di posti e sapori come i nostri! Fraissinet ci ha esposto l’esempio del Rwanda: esiste un immenso parco nazionale dove è possibile salire sulle montagne per incontrare da vicino i famosi gorilla. Nel parco lavorano intere comunità nell’accoglienza, nelle segreterie e nell’amministrazione, nei boschi come sicurezza, come accompagnatori, come portatori, come interpreti e come esperti in scienze naturali. Intorno al parco è nato un fiorente indotto legato alle strutture alberghiere e alla ristorazione. Infine all’ingresso dell’area protetta ci sono enormi centri commerciali che vendono unicamente prodotti tipici. Tutte le attività commerciali presenti in loco hanno avuto un enorme sviluppo con l’aumentare della popolazione non residenziale e si lavora anche nell’organizzare spettacoli ed eventi di cultura popolare per i turisti. Persone da tutto il mondo sono disposte ad andare in un continente poco sicuro spendendo moltissimo per avere l’emozione di esplorare posti selvaggi ed incontrare il gorilla. In Rwanda la popolazione grazie alla ricchezza portata dal parco nazionale ha rinunciato ad arruolarsi per la guerra civile dei paesi confinanti, a Laceno il parco non ha portato nulla e la popolazione locale continua ad emigrare!

Di certo non abbiamo il gorilla, ma possiamo incontrare falchi, aquile, lupi, salamandre pezzate e un’infinità di altre specie animali e vegetali. A questi si aggiungono gli scenari incantati delle nostre grotte, dei nostri monti e dei precipizi che si aprono tra essi. Fraissinet ha concluso dicendo di iniziare a guardare il lupo come una risorsa che certifica la qualità dei prodotti e dell’ecosistema, una presenza che giustificherebbe l’aumento dei prezzi per le perdite e che attirerebbe un maggior numero di consumatori!

Infine è intervenuta la dott.ssa Danila Mastronardi che si è soffermata sull’aspetto avifaunistico del progetto. Come “Parco Regionale dei Monti Picentini” abbiamo vari ambienti che garantiscono diversi ecosistemi e quest’enorme biodiversità. Sulle nostre montagne vivono tredici specie di rettili (alcuni in via d’estinzione), quarantuno specie di mammiferi esistenti e tre estinti. Sono state censite 146 specie di uccelli divise in: residenti, migratrici, svernati e di passo. Già in paese abbiamo varie specie: i passeri che stanno sparendo in molte città europee e soprattutto il passero solitario, ma è possibile vedere anche falchi alla ricerca degli uccelli che si cibano dei nostri scarti.  La dott.ssa Mastronardi  ha spiegato come implementare la biodiversità: bisogna mantenere in piedi o a terra gli alberi morti per far nidificare i volatili. Più specie di uccelli significa più biodiversità e quindi è ancora una volta garanzia di maggior qualità per i nostri prodotti tipici.

Nella faggeta abbiamo meno specie rispetto a quelle dei boschi più bassi, ma ne abbiamo di più rare e più importanti. Se un bosco viene attraversato da molte strade, alcuni di questi animali vengono disturbati e possono sparire. Abbiamo una ricchezza incredibile di picchi, alcuni rarissimi. In Campania ci sono tre coppie di aquile reali di cui una vive sul Laceno. Abbiamo vari falchi e oltre al pellegrino si annovera anche l’anabbio che in mancanza di neve potrebbe estinguersi. Per fare solo alcuni esempi abbiamo l’upupa, la monachella, il martin pescatore e il merlo acquaiolo (animale che in assenza di acque pulite non prolifera). Inoltre, nel 2013 passò per il nostro lago uno stormo di ben cento gru.

Al momento il lago come area faunistica è un vero deserto, eppure è considerata una delle zone umide  dove fare censimenti di uccelli a livello europeo (IWC)! A Laceno troviamo ventuno specie interessanti per l’”Unione Europea”, di cui sei in via d’estinzione. Se non provvediamo presto a cambiare il nostro modo di guardare la montagna, rischiamo di perdere i finanziamenti e la vera grande opportunità per un rilancio perenne del turismo al Laceno. Tuttora abbiamo solamente alcune associazioni/pagine che si muovono per far conoscere e proteggere Laceno per la sua biodiversità, ma è opinione diffusa che la montagna sia un posto da cui attingere per bisogni di mera sussistenza. Se continuiamo con questa mentalità grezza finiremo con lo stringere solo un pugno di mosche. Abbiamo le risorse, abbiamo i fondi europei, abbiamo il progetto e abbiamo un’equipe di studiosi a disposizione… perché quindi continuare a lamentarsi in piazza nel disinteresse totale? Chi di speranza vive, di speranza muore!

                                                                                                       

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