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Solimine, il professore irpino presidente del Premio Strega

09.02.2017, L’intervista di Giulio D’Andrea (Il Mattino)

Cultura, servono progetti che durino. Pronto a dare una mano.

giovanni-solimineDa pochi giorni c’è un irpino alla presidenza della “Fondazione Bellonci”, soggetto che promuove la lettura e organizza il Premio Strega. Lui è Giovanni Solimine, classe 1951 nato a Bagnoli Irpino. Ordinario di Biblioteconomia e di Culture del libro all’Università “La Sapienza” di Roma, Solimine è attivo anche al di fuori delle attività accademiche. Rafforzare la partecipazione culturale è la sua battaglia. E ora si mette a disposizione per le aree interne del Sud. “Contattatemi, il mio impegno è assicurato” è l’appello.

Solimine, innanzitutto in bocca al lupo per la nuova avventura. Irpino di nascita e napoletano di formazione, che ricordo conserva delle sue origini?

La mi famiglia paterna era di Andretta, quella materna di Bagnoli Irpino. Mia madre ci teneva a farmi nascere alle pendici del Cervialto. Esattamente a Bagnoli Irpino, alla Vigna Rotta nel centro storico. Non ho vissuto nel paese, ma è lì che ho passato le estati della mia infanzia e della mia adolescenza. In realtà ci tornavo fino a pochi anni fa. Qualche volta sono stato invitato per delle cerimonie ma devo dire di non aver lavorato in Irpinia e per l’Irpinia, se escludiamo il mio coinvolgimento al centro “Guido Dorso”, ospite di Sabino Cassese e Luigi Fiorentino e qualche contatto con il Presidio del Libro ad Avellino. Presentai il mio volume “Senza sapere. Il costo dell’ignoranza in Italia”, edito da Laterza. Era il 4 dicembre dell’anno scorso. Ma c’è sempre tempo per rimediare. Se dovessero nascere occasioni parteciperei volentieri. Se si muove qualcosa offro la massima disponibilità.

Intanto il compito ai vertici del “Premio Strega” non è semplice. La crisi del libro è ormai certificata. Ha già delle idee?

Il Premio Strega resta il più importante, c’è passata tutta la letteratura italiana degli ultimi decenni. È vero però, la Fondazione si occupa dell’organizzazione del premio e della promozione della lettura in un momento difficile. Idee per invertire il trend? Per adesso vorrei proseguire con l’impostazione di chi mi ha preceduto, il compianto Tullio De Mauro. Quindi fare in modo di stimolare la formazione di gruppi di lettura all’ interno delle scuole e delle librerie. Dare la possibilità ai giovani di partecipare in forma critica al premio, offrendo un valore alla partecipazione stessa. Non si tratta di mettere in discussione la critica, si tratta di arricchirla con le opinioni dei lettori.

Lettori che però sono sempre di meno.

Purtroppo c’è un problema enorme e purtroppo esiste anche un divario netto fra nord e sud, non nascondiamoci. I dati Istat dicono che tanti italiani non leggono, non vanno al cinema né in teatro. C’ è chi fa tanto e chi niente. Ed anche all’interno del Paese persistono grosse differenze, come se ci si trovasse in due nazioni differenti.

Un paradosso? Eppure molti tra gli scrittori che riscuotono successo di pubblico e critica sono meridionali. Pensiamo a Maurizio De Giovanni, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio.

Non stupisca il successo e il valore dei tre. Il Mezzogiorno conserva una grande vivacità e una straordinaria creatività. Inoltre la letteratura si è sempre cibata di contesti particolari, e il sud Italia lo è. Però questo non può far dimenticare che in certe zone le infrastrutture culturali siano quasi inesistenti. Lo dicono i dati, che sono terribili. Anche questa è desertificazione, ci sono intere fette di popolazione che non hanno mai avuto occasione di entrare in contatto con prodotti letterari.

Se si parla di infrastrutture culturali, le aree interne stanno molto peggio risetto alle città costiere. È utopia parlare di economia della cultura sull’Appennino?

Non lo sarebbe, vedo tante energie, un buon associazionismo. Penso al Presidio del Libro o allo stesso Centro “Dorso” di Avellino. Ma ci vorrebbe maggiore sensibilità da parte delle amministrazioni a tutti i livelli. Mi pare che si sprechino troppi soldi in iniziative che nascono e muoiono. Non c’è continuità. Finito il progetto non resta niente

Cosa pensa di un’iniziativa come lo “Sponz Festival” di Vinicio Capossela?

Ne ho sentito parlare ma non ho avuto l’occasione per approfondire, spero di farlo presto.

Lei parla spesso dei luoghi della letteratura, a volte meta di turisti soprattutto quando vengono portati al cinema o in tv. Connubio necessario?

Tutte le statistiche indicano come la funzione di traino della produzione tv sia fondamentale. Ed il rapporto tra scrittura e televisione fa bene a entrambi i mondi. Suggerirei agli sceneggiatori, ma lo aveva fatto anche il presidente Ciampi, di mostrare più libri e lettori in televisione. E in forma diversa. Di solito chi legge è un serial killer o una persona introversa con problemi. Spero che la televisione del futuro concepisca i lettori come persone normali.

Ha sentito le polemiche sulle scene lesbo ne “I bastardi di Pizzofalcone”?

Magari ci sta. Il bacio, non la polemica. Però in generale non vorrei che certe scene siano concepite esclusivamente per rincorrere la modernità.

                                                                                                       

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