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Ma che avvio d’inverno ci aspetta? Scopriamolo …

22.11.2012, Articolo di approfondimento meteo (di Michele Gatta)

La stagione invernale (meteorologicamente parlando) si sta avvicinando (1° dicembre). Le aspettative variano rispetto al passato. Gli amanti del freddo e della neve, cominciano ad agitarsi nella speranza che l’inverno 2012-2013 possa soddisfare i propri desideri. Sappiamo che sono tanti i nostri utenti che seguono i nostri editoriali soprattutto nei mesi invernali. E soprattutto a loro è dedicato l’odierno aggiornamento meteo. Fra l’altro nell’ultimo nostro bollettino (15 novembre) abbiamo illustrato il tempo che ci avrebbe accompagnato fino alla fine del mese; una previsione che oggi confermiamo, e quindi non tratteremo.

Come si prospetta il prossimo inverno?

Noi siamo stati sempre cauti rispetto a previsioni sperimentali-stagionali. Ci interessa più capire a livello emisferico cosa succede, e le cose, che ad oggi si “vedono”, come possono condizionare il futuro per un arco di tempo che non siano i tre mesi invernali, ma uno spazio temporale più breve.

Pertanto ci addentriamo a valutare i movimenti che il vortice polare potrà avere nei prossimi 15 giorni (spazio di tempo attendibile e di una certa affidabilità).
Perchè parliamo di vortice polare? Perchè è questa la figura determinante per le sorte delle stagioni invernali per il nostro paese e per tutto l’emisfero boreale.

Il vortice polare è una calotta di aria fredda e gelida che “gira sulla testa” del polo nord. Quando la sua “attività” non viene disturbata, il freddo resta relegato alle latitudini settentrionali. Quando invece ciò avviene, ecco che la stessa aria fredda e gelida, si riversa verso latitudini più meridionali.

Quando questo avviene?

Ci sono divesi fattori che determinano la “rottura” del vortice polare troposferico. Una è quella del famoso “stratworming” (riscaldamento stratosferico) che si verifica generalmente nella seconda parte dell’inverno.
L’altra causa è quella di innalzamenti di aria calda sub-tropicale, che elevandosi fin verso il polo, arreca un disturbo decisivo all’attività “girevole” del vortice polare.

Come si può conoscere lo stato del vortice polare? E come si misura?

Un parametro importante ci viene dalle condizioni termiche in stratosfera. Quando nella stessa c’è un raffreddamento, il vortice polare troposferico risulterebbe forte e in piena attività.Viceversa, e lo abbiamo anticipato nella domanda precedente, l’attività dello stesso VPT viene disturbata quando subentra un riscaldamento stratosferico, e questo porta ad un suo spoppolamento. Il NAM (North Annular Mode) misura lo stato del vortice stratosferico. Più è positivo il valore riscontrato, meno sono le possibilità che il vortice polare troposferico possa collassare.

C’è una soglia di “attenzione” del vortice stratosferico che può condizionare il tempo anche per periodi più o meno lunghi?

Sì. Il valore +1,5 viene visto come soglia oltre la quale c’è da aspettarsi un periodo di 45/60 giorni dove la meridianizzazione delle correnti (e quindi il freddo) non avviene, o se ciò avvenisse sarebbe poco significativo soprattutto per la nostra penisola.

Allo stato attuale la soglia di attenzione è stata superata, portandosi su valori che vanno dal + 1,5 al +2.

Pertanto ci aspetta un mese di dicembre, e parte di gennaio senza freddo?

Non proprio. All’inizio dell’editoriale abbiamo accennato anche ad un altro fattore che potrebbe determinare il tempo sul nostro emisfero. L’elevazioni verso le alte latitudini di cellule di alte pressioni. Nel nostro comparto europeo l’alta pressione delle Azzorre, coadiuvata dall’altra parte del pianeta, dall’alta pressione del Pacifico, sono viste proprio in un progressivo sbilanciamento verso il polo. Questa manovra difatto va a disturbare proprio il vortice troposferico. Una bilocarizzazione in due lobi distinti e separati dello stesso, determineranno una violenta quanto precoce fase di gelo e neve nell’America settentrionale e nella Siberia. Bufere di neve e ghiaccio saranno nelle prossime settimane i veri protagonisti nelle suddette zone. Questo favorirà il rafforzamento termico dell’alta Siberiana (orso siberiano) e dell’alta pressione canadese. Un terzo nucleo, relativo, staccandosi da quello siberiano si dirigerà verso l’Europa centrale e successivamente in quella meridionale.

Cosa favorisce l’elevazione delle alte pressioni sub-tropicali verso il polo?

L’impianto fin qui analizzato è possibile solo per il concorso di alcuni altri fattori coincidenti. Prima di tutto non ci troveremo con un Ninò particolamente attivo. Poi la QBO (Quasi Biennal Oscillation)-(negatva) non favorise la zonalizzazione delle correnti. A questo punto c’è da attendersi un rallentamento del “getto polare” delle correnti. Queste manovre non possono che favorire proprio l’elevazione dell’alta pressione delle Azzorre verso le latitudini settentrionali, e quindi una maggiore meridianizzazione delle correnti.

Fatte queste dovute considerazioni, possiamo già annunciare che in effetti qualcosa si muoverà anche per l’Europa meridionale. I modelli danno ormai per confermato un deciso peggioramento del tempo. Situazioni invernali sono viste in gran parte dell’Europa centrale e settentrionale, dove copiose nevicate sono attese anche a zone di pianura.

E per l’Italia ?

Il tempo andrà a peggiorare intorno al 26-27 del mese di novembre. Le analisi in nostro possesso ci portano a considerare un peggioramento soprattutto per il centro e il nord. Nei giorni successivi anche il meridione entrerà nelle spire di una depressione vasta e profonda.

E il freddo? Raggiungerà anche noi?

In premessa non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di fine mese di novembre, pertanto il periodo non è di quello più “gettonato” a irruzioni gelide per il nostro paese. Diciamo che al momento il freddo più consono a nevicate cospicue dovrebbe interessare soprattutto le regioni settentrionali. Nelle regioni centrali la quota neve potrebbe assestarsi intorno ai 1000 metri. L’appennino meridionale, investito da correnti più sud-occidentali, potrebbe vedere nevicare a quote più alte. Con l’appennino campano, più direttamente interessata da correnti più fresche che fredde, maggiormente indiziato a vedere la neve comparire anche a quote attestanti i 1100-1300 metri.

Il motivo di questa fase invernale “solo” per il nord-Italia è dovuta al fatto che l’irruzione fredda, ad oggi, viene vista dai modelli previsionali, più diretta verso la Gran Bretagna,la Francia e la penisola Iberica.Verso fine mese, quando “l’asse depressionario” si sposterà verso est, un residuo, ma comunque cospicuo “pacchetto” di aria fredda “entrerà” sulla nostra penisola apportando copiose nevicate sulle Alpi e sulle altre zone italiane, a quote precedentemente indicate. Chiaramente un eventuale slittamento più orientale dell’irruzione fredda (che comunque non dovrebbe realizzarsi prima del 27-28 novembre) potrebbe modificare, anche sostanzialmente il quadro meteorologico, con la quota neve in sensibile calo anche e soprattutto sulle regioni centrali e nelle zone interne dell’appennino meridionale (obiettivamente a questa ipotesi diamo poche possibilità). Magari una successiva e peraltro non trasurabile possibilità di affondo freddo, potrebbe“premiare”proprio le regioni centrali adriatiche e quelle meridionali.

Il mese di dicembre potrebbe essere più freddo del 2011?

E’ una possibilità che non va scartata. Per realizzasi è indispensabile che il vortice polare troposferico non si ricompatti. Ad oggi assistiamo ad un VPS che “gira” in un verso, mentre il suo sottostante VPT ha una rotazione opposta. Proprio questa piccola “anomalia”, poche volte realizzatasi in passsato, favorirà l’affondo invernale dei prossimi giorni. Se tale situazione dovesse perdurare, ecco che una reiterazione del freddo anche alle nostre latitudini, è da mettere in cantiere. Se agli inizi di dicembre avremo un ricompattamento anche circolare dei due vortici, dovremo riporre nel cassetto i sogni “bianchi”per il mese di dicembre (salvo qualche irrilevante occasione).

In conclusione, riteniamo che l’inverno 2012-2013 partirà sicuramente con un “piede” sicuramente diverso da quello precedente. Del quale non possiamo dimenticarci del suo avvio avaro di freddo e precipitazioni (dicembre-gennaio) ma conclusosi “maestosamente” dai famosi 15 giorni di stampo invernale che ci hanno ricordato molto da vicino il febbraio “storico” del 1956 !!!

                                                                                                       

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