Articoli

Raccolta di articoli, opinioni, commenti, denunce, aneddoti e racconti, rilevati da diverse fonti informative.

Avvisi e Notizie

Calendario degli avvenimenti; agenda delle attività; episodi di cronaca, notizie ed informazioni varie.

Galleria

Scatti “amatoriali” per ricordare gli eventi più significativi. In risalto volti, paesaggi, panorami e monumenti.

Iniziative

Le attività in campo sociale, culturale e ricreativo ideate e realizzate dal Circolo “Palazzo Tenta 39” (e non solo).

Rubrica Meteo

Previsioni del tempo, ultim’ora meteo, articoli di curiosità ed approfondimento (a cura di Michele Gatta)

Home » Articoli

Ma il cielo è sempre più su?

di Giuseppina Di Crescenzo

(Articolo tratto da  “Fuori della Rete” 04/2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39″ di Bagnoli Irpino il 04.04.2010)
Luoghi comuni che cadono, invecchiamento della popolazione e decrescita demografica, con ricadute sul fronte della legalità, sono alcuni dei temi dell’ultimo libro di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano “Ma il cielo è sempre più su?”.

Nelle incalzanti e coinvolgenti pagine del loro libro gli autori smentiscono da subito uno dei più antichi luoghi comuni, ovvero quello che vuole le donne del sud maggiormente propense ad avere figli;  le statistiche dicono il contrario: nel 2007, per quanto riguarda il Nord/Est il numero medio di figli per donna è stato pari a 1,39 mentre nel mezzogiorno era pari a 1,32. Due sono le ragioni fondamentali che precludono o comunque ritardano la scelta di fare figli: “un mercato del lavoro che non offre opportunità e un sistema di welfare insufficiente nel fornire servizi all’infanzia, che poi sono indispensabili per favorire la conciliazione lavoro – famiglia”. Si consideri, inoltre, che i diplomati meridionali preferiscono iscriversi ad un Ateneo settentrionale e pochi ritornano dopo il conseguimento della laurea.  Fra vent’anni, nel 2030, “aumenterà considerevolmente il peso delle classi anziane e vecchie: gli ultrassessantacinquenni cresceranno del 65% (e rappresenteranno un abitante del Sud su tre) mentre la quota degli ultraottantenni raddoppierà e supererà il 10%.  Soltanto poco più di un meridionale su tre (il 36,7 %) avrà meno di quarant’anni e i giovani sotto i vent’anni scenderanno al 17%”.

Le scarse se non addirittura nulle possibilità occupazionali esistenti al Sud nonché  la qualità della vita stanno determinando uno spopolamento delle sue aree interne. Ci sono paesi in cui ormai esistono le pluriclassi: bambini di diverse età che convivono nella stessa aula scolastica sono una realtà. Ci sono comunità in cui al calar della sera sembra che entri in vigore il coprifuoco. Si pensi, inoltre, alla solitudine degli anziani che troppo spesso li porta a compiere gesti estremi o all’aumento dell’uso di sostanze stupefacenti da parte dei giovani che pensano di risolvere in tal modo il malessere che li attanaglia. Lo spopolamento delle aree interne ha un risvolto ulteriore: un territorio poco popolato è,  purtroppo, facile preda di infiltrazioni camorristiche. È di qualche mese fa la notizia di un’operazione dei Carabinieri di Montella i quali hanno intercettato e bloccato camion che trasportavano rifiuti tossici. È facile intuire dove sarebbero stati scaricati i suddetti rifiuti. Questi alcuni degli elementi del contesto meridionale, una situazione fatta di tante ombre e minacce, ma che, tuttavia, non esclude speranze e prospettive ottimistiche. Da ricercare nella voglia di riscatto dei giovani  e nella valorizzazione delle opportunità che il mezzogiorno è ancora in grado di offrire: un’ industria innovativa, un’agricoltura specialistica, un turismo accogliente e all’avanguardia.

I giovani meridionali devono essere protagonisti dello sviluppo e della crescita del Sud, ma la loro azione deve essere orientata da alcuni “fondamenti etici”: la legalità è un fondamentale prerequisito poiché una società che si basa sull’illecito non ha futuro. E poi occorre recuperare un valore che è sempre stato delle popolazioni meridionali ossia un positivo senso di solidarietà collettiva: superare i localismi, creare una rete tra i vari paesi – penso, ad esempio, ad una rete che unisca i 119 comuni irpini – al fine di meglio raccogliere e poter portare nelle sedi opportune esigenze comuni ai giovani delle nostre realtà: “Non dobbiamo essere un’isola ma un continente”.

Non tutto è perduto, ma la svolta è sempre più necessaria e vitale; ci sono più che valide ragioni affinché i giovani del mezzogiorno diventino parte attiva di un progetto politico e civile a sostegno del proprio futuro e di quello di tutti noi.

Articolo, Ma il cielo è sempre più su?, Giuseppina Di Crescenzo, 04.04.2010

                                                                                                       

Lascia un commento!

Devi essere logged in per lasciare un commento.