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A rischio il “bacino idrico” del Lago Laceno!

13.12.2014, Note al convegno (di Federico Lenzi)

Fognature, acquedotto pugliese, turismo selvaggio e capi di bestiame in eccesso …

Si è svolta stamane nella sala Caterina del comune di Bagnoli Irpino la manifestazione “Lago Laceno, riserva ambientale e protezione delle acque” che ha visto l’esposizione delle problematiche del bacino e del progetto realizzato per salvaguardarlo dall’”Asoim”.

Alla presenza del primo cittadino Filippo Nigro e del presidente dell’associazione “Palazzo-Tenta39”, i relatori Elio Esse ornitologo “Asoim” e Rocco Lafratta geologo ambientale “Cirf” hanno esposto i loro studi dinanzi alle classi terze medie dell’istituto “Michele Lenzi” e a molti concittadini. Giulio D’Andrea giornalista de “Il Mattino” ha fatto da moderatore nell’evento.

Nel suo intervento il sindaco Filippo Nigro ha sottolineato l’importanza di riprendere un dialogo tra le parti sulle problematiche del paese, ma ha ancora ribadito di farlo ognuno dalla propria parte. Il lago Laceno oltre ad essere il simbolo della località è considerato dall’amministrazione un tassello importantissimo per lo sviluppo del Laceno e per avere alternative alle piste. Il progetto è stato già portato all’”Ufficio tecnico” che ha contattato i progettisti e si spera di realizzarlo prossimamente. Ha, anche, annunciato che la “Snam” non avendo operato una bonifica, dopo i lavori al gasdotto effettuati anni fa, sta provvedendo a risarcire la comunità progettando un intervento di recupero con piante autoctone e sistemazione degli argini. Si spera di fare questi lavori la prossima primavera e di farne certamente di maggiori negli anni a venire.

Nel piccolo intervento di presentazione il presidente Giulio Tammaro ha spiegato come la conferenza sia stata presentata all’amministrazione con un ciclo di altre tre  (inerenti sempre alla montagna): al momento si sono trovati i fondi per fare questa e quella della prossima settimana. Si spera di poter realizzare le prossime due nel 2015, indipendentemente dai finanziamenti. Nel concludere i ringraziamenti ha evidenziato i meriti del socio Luca Branca, la cui collaborazione ha reso possibili queste due conferenze.

E’ quindi iniziato il convegno con il primo intervento di Rocco Lafratta geologo ambientale del CRF. Lafratta ha messo in chiaro da subito che il Laceno è un serbatoio idrico e disseta milioni di persone. La piana del Laceno è simile ad un imbuto che attraverso una serie d’inghiottitoi fa da scarico naturale, facendo defluire l’acqua nella roccia calcarea. La piana è a rischio perché da trenta anni è usata per scopi turistici e agricoli.  Vari canali drenano la piana apportando acqua al lago, ma dalle foto satellitari degli ultimi quindici anni risulta che le dimensioni non siano mai costanti. Il livello dell’acqua è legato alle precipitazioni atmosferiche e pertanto bisogna regolarsi in base ad esse nel prelevare le acque.

Anni fa studiando la piana hanno riscontrato 1500 abitanti di cui 300 fissi e 1200 solo nei weekend e nei festivi. Nel weekend la popolazione di Bagnoli-Laceno aumenta del 50% . La gente usa l’acqua e scarica quella sporca. Sul Laceno è in funzione una fognatura in pianura lunga sei chilometri con evidenti problematiche di scolo. A questo si aggiunge che funzionando a flussi col tempo si sedimenta. E’ stata realizzata vent’anni fa incastrando anelli di cemento, pertanto la fogna del Laceno perde “liquidi”. Il secondo problema è dato dagli escrementi dei bovini e degli ovini che per legge sul Laceno dovrebbero essere 3 o 5 capi per ettaro, ma ce ne sono molti di più e creano inquinamento.

Tutte le acque finiscono nel lago, poi riattraversano sotterraneamente la piana e riescono a Caposele per essere portate in Puglia. Nel 1980 il terremoto ha mandato nelle viscere molte sorgenti diminuendo la portata d’acqua. Attualmente forniamo circa 5000 litri al secondo, ma i pugliesi ne pretendono altri 4000 con la “Pavoncelli bis” e continuano a disperdere metà dell’acqua fornita con tubature obsolete! A ciò si aggiunge che la regione Puglia paga il ristoro per l’acqua sottratta a Caposele e non a Bagnoli Irpino. Il ristoro può essere ottenuto dalla comunità locale tramite una lotta principalmente politica e in secondo luogo giuridica. A detta di Lafratta aumentare la portata sarebbe catastrofico, ma spesso gli studiosi non vengono ascoltati. In conclusione, ha esposto in maniera sistematica gli interventi da realizzare a livello locale e regionale:

1) Limitare il numero di animali.

2) Avere il ristoro dalla Puglia e dare parte del rimborso agli allevatori per i capi in meno.

3) Sul lago Laceno in teoria non si dovrebbe più costruire perché è un sito d’importanza comunitaria, ma almeno bisogna trovare il giusto equilibrio tra ambientalismo ed economia nelle future opere.

4) Sistemare le fognature.

5) Usare materiali adatti negli argini.

Gli acquedotti sono stati costruiti negli anni 60’ quando nessuno sapeva veramente come funzionava il sistema. Di fatto al momento subiamo un furto d’acqua. La Regione Campania con la legge 14 del 2010 s’impegna a proteggere le acque dai nitrati di origine agricola (escrementi), in realtà poco o nulla è stato fatto.

Il geologo Lafratta, a questo punto, ha invitato il primo cittadino a far collaborare la “Snam” con i tecnici di questo progetto, per non disperdersi negli interventi sul lago. Il sindaco ha accettato la proposta e quindi nei prossimi mesi dovrebbe esserci un confronto tra i tecnici del progetto “Asoim” e i tecnici “Snam”. Il primo cittadino ha, inoltre, evidenziato come la nostra comunità paghi il prezzo della situazione senza averne benefici. Sottolineando anche la perenne conflittualità tra allevatori e albergatori. Lafratta ha aggiunto che spesso le mucche vanno dove non devono e che gli argini sono fatti con materiali non idonei all’ecosistema (cemento).

Ha parlato,  dunque, Elio Esse ornitologo “ASOIM” che  ha chiesto un ritorno al futuro nel ripristinare una situazione vigente centinaia di anni fa. Ha spiegato come il Laceno sia parte di un’area detta “Natura 2000” d’interesse europeo per il paesaggio e per la biodiversità. La permanenza in quest’area implica la difesa dell’ecosistema, ma permette soprattutto di ottenere fondi per qualsiasi lavoro che non lo danneggi! Pertanto se un commissario europeo vedesse ciò che ha combinato la “Snam” sul Laceno, non esiterebbe a multarci.

Ha proseguito spiegando ai ragazzi che il nostro è chiamato “lago che respira” non avendo un regime costante. Il progetto ha quindi varie finalità: aumentare il numero di animali e piante da incontrare nella piana, attenuare gli sbalzi del lago e favorire un turismo senza interventi spropositati (occorre evitare la cementificazione). Bisogna puntare su un turismo naturalistico che crei opportunità di lavoro nella gestione di quest’area protetta, nell’artigianato (lavorazione di giunchi e vimini impiantati) e nelle attività di educazione ambientale. La biodiversità è sinonimo di ricchezza economica e il progetto è volto in tal senso.

Venendo quindi al tema della giornata il prof Esse ha esposto il progetto di recupero del lago Laceno nel dettaglio.

L’area occupata dalla riserva del lago dovrebbe essere di quaranta/cinquanta ettari. Bisognerebbe fare staccionate di due metri (per i bovini) e siepi molto fitte (per i cani) lungo la strada. Per staccionata s’intende un struttura con pali molto più spessi dell’attuale e con trattamenti che ne impediscano il marcire nell’acqua. Nella piana, oltre le staccionate e le siepi, occorre alzare un terrapieno che circondi il lago: alto tre metri e su cui sia possibile camminare. Gli animali non dovrebbero assolutamente entrare nel lago. Hanno trovato sotto la strada tre zone d’infiltrazioni carsiche che devono essere impermeabilizzate con materiale compatibile all’ecosistema per diminuire la perdita di acqua. Inoltre, bisogna scavare la piana per regolare il fondale del lago (non si scenderà mai più di due metri). Il lago non dovrà essere più superficiale, ma avere una profondità media di due metri per mantenere il livello nel corso dell’anno. Dal lato della montagna servono piante e alberi che devono fermare la discesa di sedimenti. Nel progetto il lago è stato diviso in due sezioni: sono stati creati nella prima parte (quella che s’incontra venendo da Bagnoli e che sparisce in primavera) due isolotti per far riprodurre gli animali. Il punto più profondo sarà quello sotto l’hostel, come è attualmente. A questo punto per evitare che il lago oltrepassi il terrapieno e distrugga tutto quello che verrà fatto, nella zona opposta all ‘hostel saranno creati dei troppopieni che faranno defluire l’acqua in eccesso nella piana. Intorno alle rive del lago la vegetazione dovrà servire a limitare l’evaporazione.

La biodiversità è poca al momento, saranno però impiantate specie autoctone già presenti nelle nostre  montagne. Si va da organismi monocellulari ad arbusti ed alberi che avranno ricadute poistive sugli animali che seguiranno. Non si può aspettare i tempi naturali, ma sarà tutto creato artificialmente. L’ecosistema dovrebbe poi autosostenersi. Si parla di ben settantasette specie di piante. Le piante ossigeneranno le acque depurandole. Per quanto riguarda gli animali nello specifico saranno portate ben dodici specie di anatre, varie specie di aironi, gazzette, tarabusi, sgarze, martin pescatori, tritoni, sei specie di rane e rospi, testuggini palustri e serpenti come il bivacco. Nel bosco verrebbero immessi specie di faina, donnola , volpe, tasso, puzzola e inoltre uccelli come il pettirosso maggiore , il pettirosso minore, rondini, salamandre pezzate e tanti altri. Molti animali potranno essere salvati e preservati grazie a questo intervento! Un tempo c’erano questi animali e ora occorre ripristinarli. Ci sarebbero passerelle per esplorare questa riserva e anche capanne di canna per osservarne la fauna.

I soldi per un progetto del genere in un’area “Natura2000” sono già disponibili, bisogna solamente presentare il progetto appena uscirà il bando. Aggiungiamo che i professori prima della nostra conferenza hanno già presentato il loro progetto in comune come “ASOIM” nel 2012, ma la passata giunta non è riuscita nei tempi essendo vicino il termine del mandato. L’”ASOIM” ha ripresentato questo progetto lo scorso anno anche all’attuale giunta di Bagnoli Irpino e si spera che finalmente la proposta venga presa in considerazione.

Gli esperti in conclusione hanno anche sottolineato come sia impossibile approvare progetti più invasivi con maggiori finalità commerciali su un area sensibile come quella del lago Laceno! Gettare grandi colate di cemento nella piana del lago Laceno equivale ad incorrere in una pesante sanzione da parte dell’Unione Europea! Infine, impossibile negare che molte villette sul Laceno hanno ancora pozzi neri, che la schiuma che avvolte è comparsa sulle sponde del lago era dovuta a sversamenti illegali, che l’antincendio ogni estate svuota oltremodo il lago e che il turismo dei pic-nic selvaggi non fa che infliggere ulteriori ferite all’ecosistema.

La situazione del lago è critica non è più l’ora delle chiacchiere e degli “insieme per il futuro” o degli “ora si può”: è giunta l’ora di affrontare i problemi con una collaborazione totale del popolo bagnolese, senza se e senza ma.

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LE FOTO
(a cura di Giovanni Nigro e Antonella Del Genio)

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GLI INTERVENTI

Lago Laceno: riserva ambientale e protezione delle acque (prof. Rocco Lafratta)

RITORNO AL FUTURO: progetto di riqualificazione naturalistica del Lago Laceno (prof. Elio Esse)

 

                                                                                                       

7 Commenti »

  • marzopascal scrive:

    “Scoperto lu ciuccio che vola”

    Tempo fa, mi sono preso lo sfizio, di fare una piccola ricerca e si e’ verificata quella che oggi e’ la realta’.Chi e’ a conoscenza della situazione sa bene che sta commettendo un reato ambientale.
    Facciamo il punto della situazione:
    1) una mucca ha un fabbisogno giornaliero di 200-250 litri di acqua.Tirando le somme,questo capo produrra’ 150-200 litri di urina,e moltiplicando il tutto per circa 1000 capi,si produrra’
    200000 litri di ” santa” urina che giornalmente si versa sul laceno.Inoltre circa l’80% del fabbisogno mondiale di acqua serve esclusivamente all’ allevamento bovino.
    2) una mucca scarica circa 20 kg di escrementi al giorno.Anche qui facendo i calcoli,arriveremo che al giorno,si producono circa 20000 kg (20 t) di feci.
    3) Mettiamo tutto insieme e ci renderemo conto di quanto inquinamento nell’ arco di decenni , si e’ accumulato e si continua ad accumulare nelle falde acquifere, tanto da fare invidia alla terra dei fuochi.(antibiotici, ormoni ecc ecc.)
    N.B.Se sul laceno la situazione continua a persistere, dai rubinetti pugliesi uscira’ la schiuma fotografata tempo fa sul lago laceno.
    A riveder le stelle
    Marzo Pascal

  • redazione scrive:

    Commento di Luca Branca:

    Dispiace leggere cose che non corrispondono a verità e che, peraltro, caricano su soggetti che non ne hanno responsabilità notevoli.

    Non sono assolutamente veri i dati sulle deiezioni bovine. Stiamo parlando del 10% di quello che è stato riportato. Ci si dimentica, inoltre, che la presenza di ovini e bovini sono un deterrente per lo sviluppo di incendi boschivi in montagna e questa è una cosa ammessa da tutti. Che poi ci siano delle distorsioni queste vanno corrette. Obiettivo del convegno non era quello di creare allarmismi ma di ragionare su un progetto che puntava a risolvere tre problemi: 1. salvaguardare una fonte sorgiva di acque – 2. creare biodiversità che incentivi turismo di qualità – 3. regolamentare l’accesso degli allevatori al lago.

    Nessuno ha speso una parola sulla chiusura dell’area lago, successivamente non rispettata anzi qualcuno ha attaccato me dicendo che ce l’aveva più lungo perché da anni operava sulle nostre montagne mentre io dov’ero. Adesso tutti si scoprono ambientalisti e dispiace che diano anche delle informazioni sbagliate. Il problema dell’inquinamento sul Laceno se ha una origine organica può essere ancora controllato è quando sono gli sversamenti di amianto o di sostanze industriali che penetrando nel terreno raggiungono le falde sotterranee.

    Mi scuso, non me ne voglia il sig. Marziopascal, ma la precisazione era d’obbligo.

  • marzopascal scrive:

    LA MATEMATICA DIVENTA OPINIONE

    HO FATTO UN COPIA INCOLLA

    Il consumo d’acqua

    Il 70% dell’acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura (i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali d’allevamento). Quasi la metà dell’acqua consumata negli Stati Uniti è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame.

    Gli allevamenti consumano una quantità d’acqua molto maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali, o verdure per il consumo diretto umano. Dobbiamo sommare, infatti, l’acqua impiegata nelle coltivazioni, che avvengono in gran parte su terre irrigate, l’acqua necessaria ad abbeverare gli animali e l’acqua per pulire le stalle.

    Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora.

    Il settimanale Newsweek ha calcolato che per produrre soli cinque chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia media in un anno. Le deiezioni

    In Italia gli animali da allevamento producono annualmente circa 19 milioni di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, che non possono essere usate come fertilizzante. Attualmente, lo smaltimento di questi liquami avviene per spandimento sul terreno, il che provoca un grave problema di inquinamento da sostanze azotate, che causa inquinamento nelle falde acquifere, nei corsi d’acqua di superficie, nonché eutrofizzazione nei mari.

    Anche i farmaci somministrati agli animali possono passare nell’ambiente con i reflui e residuare nei suoli, nei vegetali, nelle acque e quindi negli alimenti di cui si ciba l’uomo, come le verdure o il pesce.

    Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 137 milioni di cittadini, cioè più del doppio del totale della popolazione.

  • l.branca scrive:

    Il copia e incolla è una brutta abitudine, se poi non si hanno delle conoscenze specifiche non c’è niente di peggio.
    Non stiamo parlando di problemi e quantità che riguardano gli allevamenti intensivi, noi stiamo parlando di Laceno.
    Non si può paragonare una BLAP (Bovina da Latte Alta Produttività) che produce più di 60 quintali di latte a lattazione con “Rosina” o “Persechella” che in quanto podoliche o brune alpine, vacche rustiche per eccellenza, si adattano a condizioni estreme sia di cibo che di acqua e che, se tutto, va bene producono 10 quintali di latte a lattazione.
    Non si possono paragonare questi animali agli allevamenti intensivi di bovini da carne del nord Italia o degli Stati Uniti, che vengono alimentati “ad libitum” e gonfiati di ormoni.
    L’acqua bevuta da un capo al pascolo va da 20 a 80 litri giorno, l’urina prodotto va da 6 a 20 litri, come si fa a paragonare animali al pascolo con allevamenti intensivi.
    La fertilità dei terreni di Laceno è dovuta anche a quelle deiezioni che potrebbero essere utilizzate meglio (non c’è niente di meglio per concimare un terreno del permanere – jazzu in bagnolese da giacere – delle pecore su un appezzamento).
    In questo caso la matematica è sicuramente un opinione ed è una cattiva opinione.
    Se si vuole fare l’ambientalista o il politico bisogna almeno informarsi, o farsi dare qualche consiglio, prima di parlare altrimenti si fanno sprecare fiato e parole agli altri.

  • marzopascal scrive:

    OK.Continuiamo di questo passo e a Laceno sulle piste troveremo le mandrie che sostituiranno gli
    illuminati che da 30 anni professano il proprio IO.

  • redazione scrive:

    Commento del Gruppo speleo “G.Rama”:

    Egregio Luca Branca, la malcelata allusione nei nostri confronti è tanto goffa quanto ridicola.

    Non hai avuto fatti per replicare ai fatti, sicché perseveri ridondante con inutili polemiche, arricchite tra l’altro con una deludente caduta di stile.

  • l.branca scrive:

    Non ho voluto rispondervi perché non meritavate una risposta. Lo stile attuale lo scelgo io ed è in stretta relazione alle persone con cui ho a che fare.
    Eravate talmente fuori contesto e lo siete ancora da non capire che non si stava contestando il vostro impegno.
    Dovevo rispondervi dicendo ho fatto questo e quello, cosa ne sapete del mio impegno nel campo ambientale, certo fino a prova contraria, dopo 30 anni di discussione, l’unico che è riuscito a far avere un finanziamento, anche se poco rispetto a quello che servirebbe, per la messa in sicurezza dell’ingresso delle grotte è stato il sottoscritto. Vi avevo fatto notare che se si ha attenzione alla problematica grotta non può dimenticare la parte superiore ovvero la sistemazione dell’area del lago. Ma in questa cosa intervengono altri interessi.
    Se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i le grotte non sono di proprietà del Circolo Speleologico “G. Rama” ma l’avete fatte diventare la vostra palestra privata, come dicono in molti, al punto di non voler consentire alle ditte che partecipavano all’appalto di poter visitare la zona e, in barba a ogni legge sugli incarichi, di poter gestire voi i lavori di sistemazione dell’area.
    Quando vorrete seriamente confrontarvi sono a disposizione ma senza dire che ce l’avete lungo, queste cose le fanno i ragazzini, anche perché stando nelle grotte, al nascosto, non si vede.

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